Lo scorso 3 luglio a Barletta, presso Piazza Pescheria, è avvenuta una manifestazione civile durante la quale due coppie omosessuali si sono unite in una simbolica unione civile, davanti autorità civiche e politiche.

Viene così alla mente la seconda satira di Giovenale, rivolta agli omosessuali, che recita: « “Domani all’alba ho un impegno ai piedi del Quirinale” – “Il motivo?” – “Non lo sai? Un amico si sposa: l’invito è solo per pochi” – “Vivi ancora un po’ e queste cose si faranno, si faranno in pubblico e si pretenderà di registrarle in atti pubblici” ».

Difatti, la seconda satira di Giovenale è molto acuta nel saper descrivere non solo l’ambito, ma anche l’intera dinamica omosessuale. L’autore, nonostante abbia un certo risentimento personale, dice con sincerità, più declamata che sofferta, l’intero vissuto omosessuale. Nell’incipit della seconda satira è descritto quanto e come ci sia da dire al riguardo.

In effetti, parlare oggi di questo argomento risulta più difficile che mai, soprattutto se si vuol tenere in considerazione l’uomo in tutti suoi aspetti. Consideriamo, quindi, dal punto di vista antropologico l’omosessualità. Chi è l’omosessuale? Da dove trae origine il suo orientamento sessuale?

Domande a cui gli stessi omosessuali non sempre riescono a rispondere. Di certo, la coppia omosessuale sperimenta il vissuto e anche il concetto della parola “amore”, proprio come una coppia eterosessuale. La stessa poetessa greca Saffo è lì a ricordarcelo, quando descrive con compianto e delusione il tradimento di una sua amata, giovane fanciulla appartenente al suo tiaso.

D’altra parte, l’omosessuale è spesso inappagato nel rapporto relazionale e amoroso con l’altro suo simile, anche per questo tende a ricercare altrove il suo appagamento sessuale. Non scriviamo questo spinti da letture moralistiche. Non è nostra intenzione emettere giudizi tanto meno offendere o mancare di rispetto. Solo, si prova a descrivere un fenomeno.

Anche Giovenale ci descrive a suo modo l’omosessuale e sempre nella seconda satira aggiunge: «Parlano rado e mostran gran voglia di starsi zitti, e han più dei sopraccigli corti capelli». In una parola, per Giovenale ciò che caratterizza l’omosessuale è il suo essere in apparenza vanitoso, laddove si potrebbe indovinare una qualità determinata anche dalla estrema sensibilità dell’animo.

In realtà, il giudizio del poeta appare più condizionato da etichette e stereotipi, che da senso della misura, attenzione e rispetto: tutte virtù necessarie se si voglio affrontare tematiche così delicate.