– Ma Dio ha creato prima l’uomo!

– Ovvio, perché mai non avrebbe dovuto? Nessun capolavoro nasce senza che prima sia stata fatta una bozza

(Fonte sconosciuta)

Banca del Sangue: l’infermiere spiega ad un ragazzo perché e per come non può fare una certa cosa, aggiungendo le motivazioni biologiche per cui avrebbe potuto, se fosse stato una donna.

Questioni di riciclo, ricomposizione, faccende di sangue.

Ecco, al di là del disagio che provano coloro che non si riconoscono nel proprio genere, ho pensato, non c’è verso.

Siamo diversi.

Costitutivamente diversi.

Maschio e femmina li creò: fosse stata anche madre natura, biologicamente ci ha fatto diversi.

Ed anche all’interno della Banca del sangue, il fatto quello era: il sangue di una donna ricomincia in un certo modo a fare una certa cosa, quello di un uomo no.

Beh, le donne conoscono la via per ricominciare per un fatto di DNA.

Faranno un po’ come il loro sangue. Si svuota ogni mese e si riprende scavando chissà dove: loro sviscerano fino alle fondamenta del dispiacere e dell’angoscia.

Forse perché sono  magistrali quando ne parlano per giorni e giorni?

Forse perché scelgono con maestria altre donne: mamme, zie, cugine, sorelle, amiche con gli stessi tratti che la biologia ha dato loro. Tutte consapevoli che il disagio va disegnato, dipinto, illustrato, spiegato, esposto, espresso, delineato, narrato, palpato, brandito, tastato, partecipato, detto. E assolutamente mai celato, omesso, taciuto

Forse perché, come dice Sangiorgi, prendi un ago e siamo pronti a ricucire. Penelope tesseva, per esempio e quante come lei tessendo, hanno rammendato, ricamato, adornato, abbellito e decorato anche stoffe dure come quella dei sacchi di patate?

Forse le donne hanno imparato a ricominciare, come il loro sangue, proprio così: ricucendo cellule, rattoppando con fili di parole e cucendo paillettes di vigore e forza d’animo.


FonteFoto di Alexandre Boucey su Unsplash
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.