
Quattromila anni tra mito, storia, geografia e religione
Europa: il nome identifica un continente, una comunità, una cultura e un modo di vivere, tuttavia, prima di ogni altra cosa, ha rappresentato una figura mitologica greca.
Il nome del vecchio continente compare nella storia per la prima volta sotto le sembianze di una bellissima ragazza di origine fenicia. Il suo nome è Europa.
La fanciulla, dotata di sfolgorante bellezza, conquista il capo degli dei che la vede la prima volta su una spiaggia con le sue ancelle. Saremmo intorno al XIX secolo a.C. Zeus, innamoratosi di lei, la rapisce comparendole sotto le sembianze di toro bianco; la conduce a Creta dove, dalla loro unione, nasceranno tre figli: Minosse, Radamente e Sarpedonte.
Il primogenito Minosse diverrà re di Creta e in suo onore i greci chiameranno Europa le terre poste a nord dell’isola greca, regioni fino ad allora conosciute.
Forse è anche per questo che l’Europa non ha mai avuto confini ben delimitati. Ma, se oggi è più facile individuare l’Europa fisica, quella che dall’oceano Atlantico si spinge il longitudine fino ai monti Urali, più complicato è identificare le origini storiche degli europei.
Come e quando nascono gli europei? E come identificarli?
In senso geografico è semplice rispondere a questa domanda, chiamando europei gli abitanti che nel corso della storia hanno abitato il continente Europa. Andando più a fondo, e paragonandoli ad altri popoli, sono europei i portatori di una forma diversa di civiltà, un modo di pensare e di essere che ha sempre contraddistinto l’uomo europeo dagli abitanti di altri continenti.
L’Europa, in senso geografico, storico e culturale nasce nel mondo greco. In quel tempo si pensava che il pianeta fosse formato da tre continenti: Europa, Asia e Africa. Ma la differenza tra Europa e Asia è già lampante.
Nell’età di Alessandro Magno per la prima volta si forma un’idea di Europa intesa come terra e coscienza opposta all’Asia. L’Europa rappresenta la libertà, l’Asia, al contrario, il dispotismo alessandrino. Non solo. Gli europei combattono con ardore per la propria libertà, gli asiatici vivono in sudditanza, senza ribellarsi agli invasori. Questa differenza sarà destinata a proseguire per secoli.
Certo, non è l’Europa che conosciamo oggi, almeno non in senso geografico. Per Europa culla di libertà e civiltà si identifica prevalentemente la Grecia e le terre assimilate alla cultura greca, le coste italiane, francesi e spagnole, dominate dai greci e da essi colonizzate.
Con l’avvento dell’Impero Romano i riferimenti all’Europa continueranno, in senso storico e culturale, a riferirsi alle terre assoggettate ai romani. Anche i romani partecipano alla vita politica ed il loro concetto di “Libertas” è ereditato del mondo greco.
Dal 3 secolo a.C. dall’Europa è ancora culturalmente lontano il nord abitato dai Germani e quella che i romani chiameranno la Scizia. Gli sciti, pur essendo popoli nomadi che vivono in un area oggi identificabile geograficamente con l’Europa orientale, non hanno ancora assimilato il modo di vivere greco e romano. Stessa cosa per i luoghi al di là del limes del Reno abitati dai germani.
All’arrivo del Cristianesimo che tanto influirà sul concetto e sulla coscienza europea, la nuova antitesi sarà tra il mondo cristiano e il mondo pagano. I cristiani, eredi della civiltà latina, saranno contrapposti ai pagani, coloro che i romani chiamavano Barbari. Paradossalmente, entrambi europei, ma non ancora accumunati dal vero collante che pochi secoli dopo condurrà alla nascita del primo seme di unità europea.
Eppure, mito e geografia a parte, l’Europa e gli europei fanno la loro prima comparsa ufficiale nella storia molto più tardi di quando potremmo immaginare. Il termine Europa appare realmente in maniera documentata solo all’indomani del crollo dell’Impero Romano d’Occidente.
A usarlo è papa Gregorio Magno nel 595 d.C. In una lettera all’Imperatore dell’Impero Romano d’Oriente Maurizio, il pontefice parla di “In Europa partibus” cadute in mano ai barbari. Pochi anni dopo è san Colombano a usare il termine Europa. Il monaco irlandese insieme a San Benedetto da Norcia sarà l’artefice della diffusione dei monasteri in Europa e la conseguente nascita della cultura e civiltà europea.
In due lettere allo stesso Gregorio, Colombano gli si rivolge in questi termini: “Come a un fiore luminosissimo di un’Europa tutta in decadenza” e nel 613 a Bonifacio IV così scriveva: “All’illustrissimo capo di tutte le Chiese dell’intera Europa”.
È sempre in questi secoli del Basso Medioevo successivi al crollo dell’Impero Romano d’Occidente, che si incomincia ad identificare gli abitanti di questo continente culla della cristianità.
Il termine “europeo” riferito agli abitanti di quella terra dove tramonta il sole compare la prima volta nel 700 circa, all’indomani della decisiva battaglia di Poitiers tra Carlo Martello e gli uomini di Abd al-Rahman, gli arabi che dominavano la Spagna.
A scontrarsi a Poitiers, nella regione Aquitania nell’ottobre del 732, sono i franchi e i mori di Al-Andalus, governatori di un pezzo di quella che oggi ed anche allora era parte dell’Europa. Lo scontro avvenuto nella città di Sant’Ilario è stato fondamentale per la storia europea ed ha deciso le sorti del nostro continente. I franchi arrestano infatti l’avanzata dei mori che desideravano allargare il loro dominio oltre la Spagna. Una Spagna che pur se assoggettata agli arabi è ancora cristiana.
Nella battaglia tra il nonno di Carlo Magno e i soldati di Al-Andalus un cronista spagnolo che scriveva in latino fa un resoconto dettagliato dello scontro tra franchi-europei e arabi. Il testo è noto come “Cronache mozarabe”, è datato 795 circa ed è stato redato nella Spagna araba. Il cronista racconta la battaglia di Poitiers combattuta nei giorni di ottobre del 732 d.C. A vincere, opponendo ai mori un “muro di ghiaccio” sono gli “Europenses”, gli europei, termine che nel 795 compare la prima volta ad identificare i cristiani che vincono a Poitiers e frenano l’avanzata mora in Occidente.
A trionfare sono i cristiani, è per questo che il cronista del 795 ne è lieto poiché lui, che non si considera ancora, inconsapevolmente, un europeo, è però un cristiano.
L’entrata in scena delle genti europee a Poitiers è limitata però solo al testo del cronista spagnolo. Per tutto il Medioevo il concetto chiave per riferirsi agli abitanti del continente europeo è “Christianitas”, gli abitanti del vecchio continente sono i cristiani, l’europeo è il cristiano. Quel luogo geografico che oggi chiamiamo Europa nel Medioevo e fino all’Ottocento circa è legato alla cristianità.