La libertà non si vende…

Le situazioni nuove e inaspettate ci spingono a rileggere la vita, la società e il modo di vivere, tirando le somme di molte scelte operate da uno stile che ci ha caratterizzato per decenni.

La società dei consumi esternamente sembrava essere il paradiso in terra, respiro di felicità e la risoluzione dei problemi del dopoguerra mentre, dal di dentro, svuotava l’umanità, banalizzando la tradizione valoriale e annichilendo di significato la semplicità del vivere e del condividere. Il consumismo è stato anno dopo anno una dolce pillola che ha nascosto il virus della divisione, con gustosi cibi, i cui ingredienti erano conditi di indifferenza e rassegnazione.

Per decenni siamo stati nutriti e cresciuti nell’indifferenza con dolci parole come sicurezza. Nostro mentore è stato egoismo personale, motivandoci attraverso espressioni legate alla necessità e alla bontà del benessere.

Il benessere e la sicurezza, tanto decantati, ci hanno portati a non riconoscere gli altri, a smarrire la peculiarità dei volti, a cancellare secolari tradizioni, a perdere secolari radici per non sapere più chi siamo e a smarrire il senso del vivere come un cammino fatto di tappe e mete. Abbiamo ormeggiato la nostra barca con ancore di paura, ancorate a nostalgiche memorie ingannevoli; siamo legati a pali di preoccupazione perché il nostro porto è stato il materialismo, dimenticando che siamo anima, sentimenti, progetto e dunque vita.

Questo tempo può aprirci a nuove direzioni, quelle non comprese per virtù. Lasciare gli ormeggi dell’ansia significa abbandonare le logiche di cui ci siamo nutriti. Gli animi si sono abbruttiti perché alimentati di volgarità e vissuti in mostri di città, senza anima, per il folle materialismo edilizio, grigio, omologante e impersonale. Le nostre città, dove siamo inscatolati in labirinti di cemento, rubano la naturale armonia per la quale le nostre vite sono state pensate.

È bene chiedersi adesso quali sono i passi che facciamo. Chi stiamo seguendo? Dove stiamo andando?

Noto nuove generazioni cresciute da un benessere che li ha morsi in un dolore che alimenta rancore. Rancori per una famiglia che non c’è, ipocrisie per valori di facciata e rabbia per l’accaparramento ai beni e ai servizi, per un futuro di speranza che dovrebbe essere arcobaleno di gioventù e sole di novità. Le logiche consumistiche hanno rubato il futuro, innestato l’instabilità, la tristezza della solitudine e la sfiducia nella politica. È bastato un invisibile nemico per far emerge la fallimentare visibilità di inganni e apparenze, alimentati da decenni di illusioni.

Credo che sia giunto il momento per una nuova e forte ‘rivoluzione sotterranea’, perché è giunta l’ora di aprire gli occhi, guardando oltre. La libertà non si vende! Possiamo guardare oltre. La libertà che ha ceduto alle trappole di un ingannevole potere ci ha gettato nella schiavitù dei consumi e nella dittatura dell’incoscienza.

Amare con cuore e prendere le ali della libertà. Liberi da una logica che ha reso i luoghi in cui si abita indistinti e indifferenti, assembrandoci e omologandoci, siamo chiamati a far rinascere la bellezza fatta di piccole gioie, di dolci bontà, impastate con la farina della solidarietà.

Bellezza di tornare a vedere la natura in tutta la sua forza, libertà di scoprire l’altro come colui che è la mia forza, colui che mi rende umano nel volergli bene, guardarlo come germe per una società migliore.

Perché non ritornare a sognare ma spostando dalla società dei consumi quella della solidarietà? Perché non passare dalla logica dell’indifferenza al pensare l’altro con senso di appartenenza? Perché non trasformare le asfaltatrici di omologazione in seminatrici di speranza? È un sogno? Verissimo! I sognatori hanno trasformato il mondo.

Gandhi sognava la liberazione dell’India, dopo 200 anni di giogo coloniale, senza l’uso di nessuna pallottola, ma semplicemente attraverso una rivoluzione pacifica, impregnata di amore e non violenza. Un sogno il suo! Quel sogno condiviso liberò 200 milioni di persone dal giogo coloniale.

Sognare pace, gioia, libertà, bellezza è stato il sogno di miliardi di persone. Solo chi ha creduto nel sogno, chi lo ha condiviso e scelto, consapevole di pagarne un grande prezzo, lo ha realizzato.

Avremo il coraggio di sognare, senza perdere l’entusiasmo e lo stupore, condividendo dal basso, una nuova rivoluzione per poter essere persone e costruire una società degna di questo nome? Bellezza con il cuore per amare e la libertà fatta di ali per volare possono essere i primi ingredienti per impastare con l’acqua della fiducia un nuovo vissuto. Sarebbe bello iniziare a condividere un sogno? Possa essere sempre più virale il desiderio di bene, presente e spesso abortito dal fracasso del nostro orgoglio.

Al cuore di ciascuno la risposta.