Grande Crozza: punto. Ora, sarà pur vero che far satira politica in Italia è come dire: “Ti piace vincere facile, eh?”, ma l’apertura di Crozza per l’ultima puntata di “DiMartedì”, lo scorso 10 novembre, è di quelle che meritano un applauso.
Primo oggetto della satira di Crozza non poteva che essere la “rinascita del centrodestra”. Ecco le sue parole: «È rinato il Centrodestra. I moderati hanno nuovamente una casa: è CasaPound, ma ce l’hanno. In effetti il coro “duce, duce” si è sentito, però l’hanno urlato da moderati…».
Non è questa tuttavia, a giudizio di Crozza, la cosa più singolare avvenuta nella manifestazione di Bologna. La cosa stupefacente è per lui nel il ritrovato amore a due S: Silvio/Salvini. Infatti, sembra proprio che il buon Silvio Berlusconi abbiamo optato per il Matteo leghista, per lasciarsi alle spalle la love story con il Matteo della Leopolda, divenuto ormai così temibile da indurre il capo di Forza Italia a ritornare sui suoi vecchi passi.
E Crozza se la ride: «Qualche mese fa, Salvini a proposito di Berlusconi aveva detto: “Basta per sempre”. E lui aveva risposto: “È arrogante, con lui deriva estremista”. E adesso si abbracciano. È come se domani vedessimo Marquez e Rossi che limonano nei box, non avrebbe senso, dai!»
Ma Crozza ne ha anche per la sinistra (e qualcuno, sui social si chiede perché non se la prenda con sul suo compaesano Beppe Grillo…) e anche qui ha gioco facile. A riguardo della “startup” di Sinistra Italiana, chiosa. «A Sinistra, invece, sono capacissimi! Sono persino capaci di fondare un nuovo partito con Stefano Fassina. Si chiamerà “Sinistra Italiana” che si aggiunge alla nuova formazione di Civati, “Possibile”, e a Sel. E siamo a tre!».
Anche in questo caso, c’è un particolare che lascia Crozza stupefatto: «È incredibile come nella sinistra ci debba essere sempre qualcuno più a sinistra degli altri. Prima o poi qualcuno starà talmente a sinistra che, pur di non uscire dal Parlamento, farà il giro e si siederà a destra. E poi ricomincerà a spostarsi a sinistra, senza fine, senza mai prendere un voto. Come possiamo chiamarlo? È una specie di “morto perpetuo”».
La stoccata finale è riservato a Stefano Fassina e Crozza va giù duro: «Comunque, in questo nuovo partito Fassina è leader. Dunque, la dizione “Fassina leader”, nella lingua italiana, non è nemmeno classificata tra gli ossimori, è proprio segnata come errore grammaticale grave, tipo scrivere “qual è”, con l’apostrofo. Infatti io mi chiedo: “Ma ‘qual’è’ l’elettorato di Fassina?»