«Che cosa è mai l’uomo perché te ne ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?»

(Salmo 8)

Cosa ci rende umani?

Il genio, la sregolatezza, il sangue, la merda, le vette, gli abissi, di cui ogni uomo e donna sono portatori: è questo che ci rende umani?

La generosità e l’egoismo, la magnanimità e la grettezza, la benevolenza e la malizia: quali di queste caratteristiche non è umana? E chi di noi può dire di non averle provate, di non averle attraversate?

Caro lettore, adorata lettrice,

mi capita spesso di interrogarmi sul nostro mistero. Rifletto sul come noi si possa essere così grandi – “poco meno di un dio” dice il Salmo 8… – eppure, non di rado, così meschini. Capaci di visioni universali e accecati da passioni tra le più bieche.

Liberi e galeotti, leggeri e grevi, con un cuore che “batte attraverso l’universo” e senza cuore.

L’elenco potrebbe continuare.

In estrema sintesi: capaci di amare e di odiare. Di odiare persino, e non di rado, chi si è amato.

Meraviglia dell’uomo. E della donna, naturalmente.

Lo dico in senso letterale: meraviglia, realtà mai del tutto sondabile, capace ogni volta di suscitare stupore, sempre in movimento, mai del tutto afferrabile.

«Tu vali molto più dei tuoi limiti», mi ha detto un giorno, in un giorno buio, un mio fraterno amico, uno che sa usare le parole perché le sceglie solo dopo averle ponderate, ad una ad una.

«Tu vali molto più dei tuoi limiti»: lo si può ripetere ad ogni uomo e ad ogni donna.

Anche a chi sembra derelitto e solo, abbandonato lungo la strada o sommerso dai flutti.

Anche ogni giorno, e non solo il 3 ottobre dell’ennesima commemorazione con l’ennesima corona di fiori lanciata tra le onde.

Tocca mai dimenticarlo.

E tocca a ricordarlo a chi, immemore della propria umanità, ha disumana incuria dell’uomo e della donna.

La storia ne è ricca di esempi.

Anche il presente. Purtroppo.

Alessandro Porro, soccorritore in mare per SOS MEDITERRANEE:

«I morti di Lampedusa sono la punta di un iceberg, l’estremità visibile di una storia troppo grande per essere ben compresa. Hanno avuto la tremenda ventura di morire in tanti nello stesso momento, e di essere per questo evidenti. Troppi, per fare finta di niente.

…Siamo arrivati al punto che il diritto del mare esiste solo sulla carta e verso le coste europee. Scendendo a sud si dissolve, viene ignorato e reinventato. Non è un mistero che alcuni Paesi europei, Italia compresa, stiano spingendo per cambiare le regole del mare, per distinguere fra “normali” naufragi e viaggi dei migranti in fuga. Come dire che se sei in pericolo o stai per morire, conta l’intenzione.

Dall’inizio del 2023 sono già più di 2.000 i morti nel nostro Mare Mediterraneo, che tradotto vuol dire più di sette persone al giorno. Il mare è pericoloso, ma lo è anche la politica che fa le scelte sbagliate. Nelle scorse settimane ci sono stati altri naufragi, come molti ne avvengono nel silenzio più assordante.

Lampedusa, nel Mediterraneo, è ovunque e ogni giorno. Ma noi, e voi, altrettanto testardi, ogni giorno saremo in mare per fare quello che è giusto, e a insistere che l’Europa debba farsi un esame di coscienza. Ci vorrà ancora qualche anno e qualche altra tragedia.

Ci vorrà vergogna e tempo. Ci vorrà forse un’intera generazione di persone costrette alla fuga. Ci vorranno famiglie distrutte. Ci vorrà qualcuno disposto a spiegarci il perché di anni di guerra aperta, ma mai dichiarata, contro persone fragili e vulnerabili. Ci vorrà tutto questo, ma stiamo scrivendo una pagina della storia, e sappiamo di poterla cambiare».

Forse è questo che ci rende umani. Punto.


FonteFoto di Pexels da Pixabay
Articolo precedente“MOOD”: UNA MOSTRA PER GUARDARSI DENTRO
Articolo successivo2-penny Physics: conservazione della quantità di moto in 2D
La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...