Tra Cina e Italia

Un paio di settimane fa, l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha deciso il blocco di Chat GPT adducendo due motivazioni: la prima è che il suo utilizzo mette a rischio la privacy degli utenti, la seconda è il rischio di manipolazione dell’opinione pubblica.

Ciò ha causato il disappunto di molti, anche tra alcuni dei miei amici e conoscenti, sia italiani che cinesi in Italia (va detto che chatGPT è inacessibile anche in Cina, in attesa di lanciare sul mercato il proprio programma, per ovvi motivi politoco-conomici) che posso sintetizzare con il commento di una mia vecchia studentessa che qui posto (vedi screenshot) e traduco: “In Italia sono molto lenti quando si tratta di arrestare i ladri, emettere il permesso di soggiorno,o quando i medici devono visitare un paziente, ma quando si tratta di queste cose di minore importanza, sono velocissimi”

Lasciando stare la lentezza delle prestazioni sanitarie e degli addetti all’emissione dei permessi di soggiorno, l’idea tra i cinesi che in Italia i ladri la facciano sempre franca un po’ è dovuta alla loro esperienza (purtroppo diversi dei miei studenti sono stati derubati), un po’ lo si deve alla riforma Cartabia e all’informazione forse un po’ distorta che qui si è fatta al riguardo.

Quando dico “qui”, non mi riferisco ai grandi media nazionali che della riforma della giustizia italiana hanno parlato poco o niente; alla fine l’Italia è un Paese piuttosto piccolo e poco influente sullo scacchiere politico internazionale, e di notizie di politica estera di cui parlare ce ne sono di ben più importanti, come si può facilmente immaginare.

Gli studenti cinesi in Italia però hanno creato diversi account attivi su wechat, e tra i tanti argomenti trattati, ultimamente c’è stata anche la riforma della Giustizia dell’ex-ministro Cartabia.

Che si tratti di una riforma del tutto “discutibile” (per usare un eufemismo) lo pensano in tanti, tra cui il sottoscritto, però tra molti cinesi in Italia si è diffusa l’idea che il furto e le truffe praticamente non siano più perseguibili nel Bel Paese, e che anzi delinquere sia vantaggioso e ti permetta di arricchirti con ben pochi rischi.

Questo può succedere quando una notizia viene data in modo non del tutto corretto, esaltando alcuni particolari rispetto ad altri, e così il lettore si fa un’idea errata o quantomeno esagerata della situazione, e più di uno dei miei attuali studenti qui in Cina, mi hanno chiesto preoccupati di questa riforma, e io ho cercato pazientemente di spiegargli che solo in caso di mancata denuncia, il furto e gli altri reati a cui si riferisce la riforma non sono punibili.

Questa vicenda mi ha ricordato ciò che accade spesso quando in Italia (e non solo) si fa informazione sulla Cina, con notizie fornite in modo fazioso se non del tutto fasullo (in mezzo ad altre corrette, ovviamente), con il lettore che si fa un’idea della situazione che non è quella reale, anche se a volte è anche un po’ colpa di chi dà soltanto una lettura superficiale all’articolo, se non si ferma al titolo, per poi sentenziare.

Purtroppo spesso chi fa informazione non è interessato a raccontare la verità, ma solo a formare opinioni o a pubblicare notizie tanto sensazionali quanto poco veritiere.

Tornando alla decisione del Garante della Privacy, che tra i motivi della decisione ha indicato anche il rischio della manipolazione dell’opinione pubblica, mi sento solo di dire che per essere il nostro un Paese che vede la libertà d’espressione tra i baluardi della nostra democrazia, mi sembra curioso che stiamo sempre a preoccuparci di chi potrebbe manipolare l’ opinione pubblica, che si tratti di russi, cinesi o dei programmi d’Intelligenza Artificiale, anche perché questo è uno dei motivi, insieme a quello della difesa della sicurezza nazionale, per cui la censura cinese (e di tutti i Paesi con governi autoritari) opera con tutto lo sdegno dei Paesi “democratici”.