…per non cedere all’idiozia
Uno dei lasciti più duraturi, che ogni sano pensiero filosofico-scientifico ha prodotto nella sua lunga storia a partire dai Maestri Greci e che spesso si dimentica, è quello relativo allo stretto binomio tra conoscenza e vita, fatto che ha reso la nostra cultura occidentale unica nel suo genere ed ancora oggi non facilmente metabolizzabile in altri contesti, se non addirittura combattuto; ma questo comporta la faticosa e spesso lenta ma necessaria conquista del concetto a dirla con Hegel, che non a caso affidava alla riflessione filosofica il difficile compito di pensare il proprio presente nelle diverse articolazioni grazie alla messa in atto del sistematico e metodologico allontanamento dai ‘fatti bruti’, come affermerà nei primi anni del 900 il matematico ed epistemologo italiano Federigo Enriques che a sua volta, proprio per sottolineare le affinità tra vita e pensiero, userà la metafora di origine biologica ‘travaglio dei concetti’. Il ‘fatto bruto’ di questi ultimi tempi è il Covid-19 che ha coinvolto il mondo intero sino a rappresentare una vera e propria ‘sfida’ per la stessa filosofia che non può fare a meno di confrontarsi anche con tale evento per il suo pieno portato di verità tutto da decifrare, come suggeriscono Pierre Dalla Vigna nel suo recente lavoro I non-luoghi del Coronavirus: il Covid-19, la filosofia e gli zombie (Milano-Udine, Mimesis Edizioni 2020) e Giovanni Boniolo, Il virus dell’idiozia. 7 scrittini su Covid-19, scienza,intellettuali e cittadini (Milano-Udine, Mimesis Edizioni 2021).
Primo punto da tenere presente, come si evidenzia nei due volumi con varie argomentazioni e partendo da posizioni diverse, è che l’emergenza pandemica causata dal Covid-19 non è solo un fatto medico-sanitario; pur essendo questo aspetto chiaramente primario, impone la necessità di vederlo in una prospettiva d’insieme sino a vedervi in esso un fenomeno oltremodo articolato dove vige in maniera forte quello che Gaston Bachelard, uno dei primi filosofi della scienza a dirla con Edgar Morin che ha preso sul serio l’idea di complessità grazie agli studi sulla meccanica quantistica, ha chiamato ‘il primato della relazione’ ritenuto implicito in ogni evento umano e naturale, con l’andare oltre l’immagine positivistica dell’impresa scientifica . Ed in tal caso lo sguardo filosofico si rivela uno strumento indispensabile per andare oltre l’immagine semplicistica che spesso i mass-media hanno fatto veicolare del Covid-19 sino a far ritornare sulla scena mediatica una visione vetero-scientista ed inverosimile della scienza medica, che non tiene conto delle diverse dinamiche in gioco; non a caso Dalla Vigna ritiene che il solo approccio medico-sanitario, pur impellente, è comunque parziale e ha bisogno di uno sguardo ‘trasversale’ proprio dell’indagine filosofica per cercare di capire ‘le forze in campo’, i modi di configurarsi ‘dei poteri e delle strategie di controllo sui corpi e sui popoli’ e di vedere come sia possibile ‘sottrarsi a tale dominio’, tema d’altronde centrale anche se da una diversa angolazione nel dialogo tra uno psicoanalista e un sociologo nel volume di P. Bartolini-De Michelis, La vita lucida. Un dialogo su potere, pandemia e liberazione (Milano, Jaca Book 2021). Al sano impegno filosofico spetta questo arduo compito e di accettare tale ‘sfida’ e di essere in grado di fornire strumenti che interroghino più adeguatamente le dinamiche del ‘fatto bruto’ che è il Covid-19, per non essere prigionieri di logiche di dominio che trovano nell’obsoleta ma sempre in agguato immagine positivistica della scienza con cui viene presentato punti di riferimento.
Una strada per ricomporre su nuove basi il rapporto tra conoscenza e vita è alla base del volume Il virus dell’idiozia di Giovanni Boniolo apparso in una originale collana dal significativo titolo ‘Il caffè dei filosofi’ e diretta dallo stesso Dalla Vigna; già in un lavoro precedente del 2018 come Conoscere per vivere. Istruzioni per sopravvivere all’ignoranza(Milano, Meltemi Ed.), l’autore uno dei pochi ancora in Italia che insegna ‘Filosofia della scienza’ e Medical Humanitiespresso una Facoltà di Medicina, ci aveva avvertiti, quando il termine coronavirus non era entrato nelle nostre vite, che “la libertà di espressione non è libertà di ignoranza” . Tale fenomeno collaterale o ‘fatto bruto’ è esploso con l’emergenza pandemica che “ha consentito a chiunque di esprimere la propria opinione” con il conseguente corollario di “soluzioni, responsabilità, complottismi, negazionismi” provenienti da più parti dove “ognuno può dire la sua” senza confrontarsi con i dati e le conoscenze ritenute “superflue”; se tale fatto di per sé può essere interpretato in senso positivo se non altro perché ha messo in moto un processo di partecipazione pubblica alle vicende di un evento planetario, dall’altro lato ha scatenato quello che Boniolo, autore di interessanti lavori sul ragionamento e sul ‘buon argomentare’, ritiene ‘lo svilimento del sapere scientifico’ col riportare alcuni esempi storici. In tal modo si creano le condizioni di base che generare forme di vera e propria idiozia definita in rete ‘sconcertante stupidità’, dovute ai processi di semplificazione messi in atto di un ‘fatto bruto’ che invece ha mostrato e continua a mostrare, come il Covid-19, una intrinseca poliedricità, una sua “complessità e multifattorialità” non percepite adeguatamente e “oscurate dall’ego” di coloro che “amano gridare, riempire con il loro parolame lo spazio dialogico” senza badare al fatto che esistono da “2400 anni delle regole del buon pensare e del buon argomentare e che è su queste che si basa l’intera conoscenza che abbiamo e che abbiamo costruito nel corso del tempo”.
Giovanni Boniolo, per evitare forme ulteriori di deleteria idiozia, ritiene opportuno indicarci delle ‘istruzioni’ per la “formazione di un cittadino” in grado almeno di riconoscere “i fenomeni da baraccone mass-mediale che giganteggiano in Italia a danno di tutti noi”, data anche la mancanza nel nostro paese di una seria politica culturale mirante ad una corretta educazione in campo scientifico; per questo si ritiene necessario che il cittadino si doti di strumenti per adeguatamente “abitare in un mondo dove la scienza – fortunatamente – permea molte situazioni rilevanti per la sua vita” e per poter avviare “un dibattito etico-politico” più articolato e meno succube dei luoghi comuni. Primo punto è avere “qualche idea corretta intorno a che cosa sia scienza e con qualche valutazione positiva su quanto essa ci possa essere utile”; e questo significa, per far fronte a dei cialtroni che “negatori di risultati scientifici” mirano e “non esitano a far del male per soddisfare il loro ego malato”, impegnarsi nella conoscenza delle finalità del sapere scientifico per valutare “il suo reale portato conoscitivo e pratico” coll’arrivare al livello del singolo individuo ad individuare le bufale, “il quale deve capire che bisogna conoscere per vivere e bisogna conoscere per scoprire i ciarlatani e gli imbonitori”. Da parte di Boniolo vi è un pressante invito a navigare nelle acque non lineari della conoscenza con strumenti che ognuno deve faticosamente costruirsi con un lavorio concettuale certamente pieno di errori e a volte costellato di brucianti sconfitte e delusioni come ogni percorso di vita che vengono a temprare il nostro destino di esseri razionali; è come essere condannati alla conoscenza, ma è solo attraverso di essa che noi ci forgiamo un abito di razionalità, una fronesis nel senso aristotelico o, a dirla con Michel Serres, una ‘fragile sintesi’ tra le ragioni della conoscenza e quelle della vita.
Ecco perché vale la pena a volte assaporare ‘il caffè dei filosofi’, entrare nel loro laboratorio concettuale e ‘fare tesoro’ nel senso biblico dei Proverbi delle loro indicazioni per ‘sopravvivere all’ignoranza’, come Giovanni Boniolo a più riprese nei suoi lavori ha evidenziato; anche perché la buona filosofia se si nutre nel suo continuo peregrinare del più sano pensiero scientifico ma ‘ben compreso’ come diceva il gesuita e biopaleontologo Pierre Teilhard de Chardin, è un modo per fare i conti da parte di ognuno di noi con i propri limiti. E forse questo è uno dei motivi a base del fatto che il pensiero filosofico-scientifico nel suo complesso è poco amato e di conseguenza poco praticato nella vita quotidiana, come ci indica Giovanni Boniolo, anche perché a partire da Galileo è stato un continuo spazzare via le illusioni che ci siamo creati storicamente, come dice un personaggio di Pirandello “Galileo, Galileo perché hai rovinato l’umanità?”.
Tocca ad ognuno di noi decidere presi singolarmente, se continuare a vivere nella culla delle illusioni con tutto il peso di coloro che col loro ‘ego malato’ di protagonismo poi approfittano di questo stato infantile a volte desiderabile, o uscire da questo stadio per entrare da condannati alla conoscenza in un mondo meno paradisiaco dove però non c’è posto per la falsità, come diceva Simone Weil, ma continuamente potenziato da eventi di verità e da crescenti binari di complessità; i lavori di Dalla Vigna e di Boniolo possono essere d’aiuto in tal senso, permettono di orientarci meglio in un periodo travagliato nel fornire gli strumenti ad ognuno di noi per fare del ‘faro della conoscenza’ una risorsa e di essere protagonisti attivi e non passivi nel recepire le logiche di un ‘fatto bruto’ come il Covid-19; esso, se affrontato con metodi non appropriati, diventa facile preda di ‘cialtroni e imbonitori’ sempre pronti ad incunearsi in menti poco inclini al pur necessario ‘travaglio dei concetti’ che una società della conoscenza impone sempre di più per la propria sopravvivenza razionale, dove la massa delle informazioni disponibili se non si traduce in retta comprensione genera il più di volte miti, illusioni e manipolazioni con i collegati furori ideologici.