Si intitola “Journey” il nuovo lavoro di Angela Tursi. In uscita il prossimo 4 settembre, l’album trae ispirazione dai viaggi che la compositrice andriese ha intrapreso in giro per il mondo ma soprattutto, dentro se stessa. Il pianoforte di Angela intona note di crescita empatica e magica armonia

Ciao Angela. Quale evoluzione artistica c’è fra “Blue Paintings” e “Journey”?

I due album da un punto di vista stilistico sono molto simili. “Journey” è un po’ il naturale prosieguo di “Blue paintings”.  L’evoluzione si presenta “nell’intenzione musicale”. “Blue paintings” ha un valore più descrittivo mentre “Journey” è un album più introspettivo, ha una visione più intimistica, più personale. Quello che invece i due album hanno in comune, è sempre quella parte più “spirituale e mistica” legata alla musica.

Quanta esperienza ti hanno regalato, in chiave musicale, i viaggi che hai intrapreso negli ultimi due anni?

La musica riesce sempre a portarti in luoghi che non avresti mai immaginato. Ogni viaggio mi ha dato tanto. Ho avuto la possibilità di confrontarmi e conoscere culture diverse, musiche diverse  e sicuramente questo mi  ha fatto crescere sia come persona ma anche e soprattutto come musicista. Lasciare la propria “comfort zone” sicuramente all’inizio  non è facile ma poi ti aiuta a riscoprirti  e a capire chi sei, quali sono i tuoi limiti e punti di forza.  Quando decidi di partire, vai sempre verso l’ignoto. Puoi avere delle idee, puoi immaginare quello che succederà o quello che troverai ma non puoi avere una certezza assoluta. Il viaggio è un po’ una piccola metafora di quello che succede nella vita reale.

Come per Kandinsky, anche la visita di nuovi posti nel mondo restituisce al turista immagini ed istantanee. Come sei riuscita a trasformare questo dispaccio emozionare in note di pianoforte?

Da quando è cominciato il mio “Viaggio” nel mondo della  composizione, sono sempre stata affascinata dall’idea che la musica,  anche se magari solo strumentale, potesse raccontare qualcosa, descrivere un’immagine. Un po’ appunto come fa un pittore, sulla sua tela usando però le note al posto dei colori. In “Journey” ho cercato di “raccontare” quello che ho incontrato e vissuto. Ogni composizione del mio nuovo album è un’istantanea, una fotografia. A chi ascolterà l’album chiedo di leggere il titolo del brano, chiudere gli occhi e iniziare il proprio “viaggio” dando spazio all’immaginazione.

A chi dedichi il tuo album?

Sicuramente al mio Maestro Gianni Lenoci, venuto a mancare prematuramente lo scorso settembre, ad Agnese, al mio compagno e alla mia famiglia.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.