
Non c’è parola per esprimerlo
Nessun genitore vorrebbe mai sopravvivere al proprio figlio.
Pensateci, in secoli di letteratura, non c’è stato alcuno scrittore, poeta, cantore e drammaturgo in grado di attribuire un nome a tale perdita.
Scompare tua moglie e sei vedovo, ti lasciano tua madre e tuo padre e sei orfano, ma non esiste definizione che ti identifichi se perdi un figlio, l’Amore che ti lega a lui non puoi capirlo finchè non lo vivi, dicono.
Si tratta, sostanzialmente, di un bene “agapico” che appartiene, cioè, alle divinità, sono le viscere che partecipano alla nostra essenza, alla consapevolezza di percepirsi in funzione di una terza persona, è lo stupido egoismo che lascia spazio all’Altro, l’immolarsi a una causa più trascendentale per riscoprirsi se stessi nella condivisione.