Non soffia un alito di vento, oggi, eppure le chiome degli ulivi sono scarmigliate, come se un uragano li avesse scossi quasi fino a terra. Il tronco freme. I polloni basali si agitano. “Che succede?” Mi chiedo non appena metto piede nell’uliveto, una trentina di alberi secolari, che oltre all’olio extravergine mi donano olive, grandi come prugne, da mettere in salamoia.
Incredulo, aggrotto la fronte, rimugino, soppeso ipotesi, mentre il mio carnoso muso si piega e viaggia da destra e sinistra, come un tergicristallo in movimento quando una pioggerellina riga il parabrezza. Poi, si blocca, pensieroso.
Indossati blue jeans sdruciti, calzati stivali, mi inerpico, con l’aiuto di una sbilenca scala di legno, sulla cima svettante dell’albero più anziano, che mi scruta guardingo con il suo corposo tronco bitorzoluto, ricco di serpeggianti anfratti. Cautamente ne raggiungo la sommità e comincio a rimuovere succhioni esplosi da qualche settimana.
All’improvviso, l’intero albero vibra, come se uno sciame tellurico lo scuotesse dalle radici e, subito dopo, alle mie orecchie perviene un sibilo, un balbettio inaspettato, incerto, confuso, sconnesso, un farfugliare che diventa sempre più chiaro, fino a rendersi intelligibile.
Ulivo – Ho saputo che sei stato a Conversano, domenica scorsa, alla “Masseria dei monelli”. Voglio congratularmi, assieme ai miei amici ed alle mie amiche qui presenti, per la lodevole iniziativa, che intende dignitosamente reagire alla prepotenza inusitata del decreto “Martina”.
Domenico – (superato l’iniziale trasecolare) Dovevo esserci. Dovevamo batterci. La coscienza civile imponeva di montare sulla barricata. La propria cittadinanza attiva la si esercita quando le sofferenze chiamano al dovere, quando la coscienza morale è interpellata, quando nodi sociali, economici, politici, culturali affiorano al pettine dell’animo.
Nella Masseria si erano raccolti semplici cittadini, gente comune, una cinquantina di persone, pronte a lottare per la tutela degli ulivi. Che valgono tantissimo, che non devono essere sacrificati per gli interessi economici e speculativi di alcuni. Il loro disagio, i pericoli incombenti ostinatamente strattonavano e continuano a scuotere la consueta e diffusa indifferenza. Per questo, occorre un’azione vigorosa da parte dei soccombenti.
Ulivo – (Volgendo la sua chioma con uno sguardo di condivisione, al capannello di ulivi con cui da tempo immemorabile condivide gioie e dolori). Lo so, lo sappiamo. Per questo vi ammiriamo. Appena arrivato, hai parcheggiato la vettura all’ombra di un ciliegio e ti sei lasciato sedurre da numerosi grappoli di carnose ciliegie, che giocavano a nascondino nel fitto fogliame.
Poi, sbafato, con la camicia chiazzata di rosso, hai raggiunto il capannello di gente seduta su un muricciolo e su sedie spaiate che rifletteva sul decreto “Martina” e prospettava, fiduciosa, azioni di resistenza da intraprendere.
Consumato serenamente il pranzo, in un’atmosfera gioiosa, vi siete raccolti in un cerchio dall’ampio raggio nella radura erbosa, dove è emersa vigorosa e consapevole la volontà di proseguire nella lotta contro il nefando decreto.
Domenico – (Ancora sgomento) E tu… come fai a saperlo? Stai ancorato al terreno! Le tue radici non hanno ancora imparato a portarti a spasso per il mondo. E chissà se un giorno o l’altro anche il regno vegetale imparerà a circolare liberamente?! Per conoscere ed esplorare.
Ulivo – (Soddisfazione nella voce) Non c’è bisogno che io abbandoni la mia bellissima postazione, elevata e ventilata. Mi godo le quattro stagioni, tra amici. Amabili, aperti, sobri, rudi, ma autentici. Comunichiamo con lealtà ed onestà intellettuale tra di noi. Siamo informati di tutto quello che accade in campagna, nei mari, in montagna, nelle foreste ed anche in città. Dovunque ci sia un ulivo, o almeno un albero o un filo d’erba. Con il passa parola vegetale. Efficace, quanto e più dei vostri smartphone! Né circolano false notizie nel nostro circuito comunicativo.
Domenico – Che ne pensate del decreto dell’ex ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali?
Ulivo – (Grande sdegno) Il decreto Martina è folle, ingiusto, feroce, illogico ed incostituzionale. Innanzitutto, non esiste un nesso provato tra il batterio e la morte di molti ulivi in Puglia, poi… impone condotte criminali contro di noi ulivi. Pretende, infatti, lo sversamento di incommensurabili quantitativi di pesticidi per sterminare la sputacchina, il vettore del batterio, ed eradicazioni.
(Amarezza) E pensare che dall’VIII secolo a.C., da quando coloni greci hanno messo a dimora le prime talee della pianta cara ad Atena nella terra italica, abbiamo lubrificato i vostri carri, condito i frugali pasti, lenito le ferite, illuminato le notti oscure, vegliato sulle tombe dei cari defunti. E pensare che la nostra presenza fornisce identità e risorse al territorio. Bella gratitudine!
Domenico – Non solo abbiamo ragionato sulle azioni pregresse e sul da farsi, ma abbiamo anche, mettendo mano alla tasca, raccolto onesti fondi personali per finanziare ricorsi contro l’ignobile provvedimento.
Ulivo – Secondo l’ex Ministro, la Xylella, un minuscolo batterio, sarebbe responsabile del rapido disseccamento. Si informi da noi sulle vere cause del disseccamento. Lo accontenteremmo in maniera esaustiva o si fidi delle conclusioni a cui sono pervenuti ricercatori indipendenti.
Purtroppo, lui non rappresenta gli interessi della comunità nazionale, dei coltivatori seri e dei consumatori, ma solo quelli delle multinazionali. Perché? I governi vengono decisi dalle agenzie di rating, dalle multinazionali, dalle lobby finanziarie e bancarie.
Domenico – Che ne pensate, dunque, delle riflessioni e dell’operato della patologa vegetale Margherita D’Amico, dello studioso Pietro Perrino, ex direttore dell’Istituto di genetica vegetale del CNR di Bari e degli olivicoltori, come Angelo Cardone, esponente del Comitato per la Salvaguardia dell’ambiente e del territorio della Valle dell’Itria?
Ulivo – (Tono di apprezzamento) Avete fatto bene a prendere in considerazione le ricerche sul campo, gli studi internazionali a cui si sono rifatti ed il conseguente operato. Sono perfettamente in sintonia con le nostre esigenze. (Con sdegno viscerale) In giro circolano raffazzonate informazioni di gente oleata dalle multinazionali dei pesticidi e dai politici, tragicamente invischiati nella sola dimensione economica
(Tono deciso) La Xylella non è la causa della malattia degli olivi. Il Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO) è causato, in realtà, da criticità ambientali, che sono più forti nelle aree dove la desertificazione avanza più che altrove per il dissennato trattamento che le è stato riservato nel passato. C’è una stretta relazione, infatti, tra desertificazione, inquinamento e CoDiRO. La fisica quantistica insegna che l’inquinamento causa malattie, perché interferisce negativamente con le frequenze vibrazionali degli organismi viventi, come l’olivo e l’intero ecosistema.
Domenico – (domanda retorica) Non nutrite nessun dubbio?
Ulivo – Ci poniamo persino domande a cui nessun sa rispondere. Perché, piante d’olivo, positive con il batterio, non manifestano la malattia? Perché piante d’olivo negative senza batterio, presentano la malattia. Diversi studi hanno mostrato che il glifosate rende sterili i terreni.
Siamo fermamente convinti che per fronteggiare CoDiRO non bisogna abbattere ulivi, ma ripristinare buone pratiche agronomiche e disinquinanti.
Domenico – (Vuole trovare conferma delle convinzioni maturate) Sii più specifico!
Ulivo – (Voce velata da profonda tristezza) Da oltre vent’anni nostri congiunti, residenti nella Valle d’Itria, non vengono potati. La potatura è una pratica vitale, per un albero. E tu ne sei consapevole. Ti arrampichi, infatti, su di noi due volte all’anno per eliminare i succhioni ed armonizzare le branche. Ha fatto bene, quindi, Margherita a coinvolgere provetti potatori.
Domenico – (domanda retorica) Ma.., con una drastica potatura gli ulivi non corrono il rischio di essere aggrediti da agenti patogeni?
Ulivo – E’ pertinente la tua domanda. A seguito della potatura si creano vistosi tagli. Non si deve lasciare scoperta la superficie recisa, perché attraverso l’indotta ferita possono introdursi nel corpo della pianta microrganismi patogeni, funghi ed insetti. Inoltre, gli umori sono indotti ad abbandonare i vasi linfatici.
Domenico – Come, allora, occorrerebbe intervenire?
Ulivo – Ci sono diverse soluzioni per disinfettare e proteggere le ferite. La più economica consiste nello spennellare poltiglia bordolese, resa un po’ più densa. Si può ricorrere anche a mastici ed a cere. Infatti, subito dopo la potatura, Margherita e la sua equipe hanno provveduto a disinfettare il tronco e le branche principali, fortemente interessate anche dalla carie dell’ulivo o lupa.
All’interno dei tronchi c’erano colonie di insetti di svariate specie, a partire dal rodilegno giallo, molto diffuso nel Salento e nella Valle d’Itria, che reca danni macroscopici. Quindi, si è provveduto a disinfettare la pianta con solfato di ferro, prezioso micronutriente.
Domenico – Tutto qui?
Ulivo – (Scoramento) Noi ulivi, piante dotate di un gagliardo patrimonio genetico, abbiamo resistito a tantissimi attacchi della natura e dell’incuria umana nei secoli. Ora, però, non riusciamo più a sopravvivere, perché abbiamo perso la capacità di difenderci. Possediamo, infatti, dei geni capaci di produrre molecole che ci proteggono, ma ora non riusciamo più a sintetizzarle per la debolezza. Perciò, siamo esposti, senza difesa, a patogeni micidiali, ma anche a quelli innocui.
Domenico – Quindi, che altro?
Ulivo – Sul terreno, fortemente compatto, si è praticata una leggera erpicatura, perché venisse arieggiato. Successivamente, è stata seminata una brassicacea, tipica pianta locale, che emette un acre odore, per la presenza di zolfo. All’interno delle sue cellule sono contenuti degli enzimi, molto importanti per combattere patogeni. Al momento della fioritura, la brassicacea è stata trinciata ed interrata. Poi, si è provveduto a seminare leguminose, come il favino, essenze erbacee che hanno la capacità di fissare l’azoto atmosferico, che è pari al 70%, trasformandolo in azoto ammoniacale, grazie alla simbiosi con microorganismi.
Domenico – Poi?
Ulivo – Successivamente, i ricercatori si sono avvalsi di un biofertilizzante, letame bovino fresco, reso assimilabile in molecole più semplici da parte delle radici, dopo la fermentazione innescata da lieviti ed altri microorganismi. Al letame avevano aggiunto il siero di latte, che possiede una buona quantità di carboidrati e proteine. Poi, cenere. Infine, microelementi come il boro, indispensabile per la fioritura e lo zinco per la vegetazione.
Domenico – Mi pare di capire che sono state messe in opera le pratiche agroecologiche di una volta?
Ulivo – Giusto! Terminati i trattamenti, sono cominciati i primi rilievi. Le piante sono rinate, con la presenza di un’abbondante vegetazione. Spettacolare la fioritura, a cui ha fatto seguito una discreta produzione di drupe. Nonostante le terre siano molto inquinate nell’aria, nella terra e nelle falde acquifere.
Domenico – (risolutezza) Noi ce la metteremo tutta. Ci batteremo con tutte le nostre energie. Umilmente, vi chiediamo scusa, per la feroce stupidità della specie umana, che sta segando il ramo su cui è seduta! Grazie, patriarca della natura, Le tue parole, sagge, personalmente mi hanno commosso e dato vigore alle mie palpebre stanche.
Ulivo – Grazie a tutti voi, comuni cittadini, contadini coscienziosi, ricercatori per il vostro impegno. Noi siamo preoccupati non solo per i nostri congiunti del Salento e della Valle d’Itria. Se si continua a devastare le piante con i pesticidi, l’inquinamento e le cattive pratiche agricole, un giorno o l’altro anche noi ulivi del nord barese ci troveremo nelle stesse difficoltà di sopravvivenza. E..
Domenico – E…
Ulivo – E… non solo gli ulivi. Tutte le essenze arboree ed erbacee soccomberebbero. L’intera vita sul pianeta verrebbe messa in dubbio. E nessuno più contemplerebbe macerie e deserti.
Occorre, perciò, urgentemente riconvertire tutta l’agricoltura convenzionale in biologica, se si vuole continuare a garantire la salute degli uomini e salvaguardare la meraviglia della vita sulla Terra. “E’ inutile per l’uomo conquistare la luna, se arriva a perdere la terra.”
“…Appena j’ebbe dette ‘ste parole
s’intravidde una luce a l’improviso:
un raggio d’oro: Iddio dar Paradiso
benediceva l’Arbero cór Sole.”
Trilussa