Intervista a Marica Di Teo, inviata per Odysseo alla Festa del Cinema di Roma
L’avevo vista, per la prima volta, mentre gesticolava all’uscita del cinema, ne fui folgorato. Avevo, finalmente, trovato la mia anima gemella. Niente a che fare con relazioni sentimentali o cose del genere, di certo, però, ci accomunava un amore smisurato per il grande schermo. Da quel giorno, Marica è diventata la mia recensione vivente, un almanacco cinematografico arricchitosi, quest’anno, di una partecipazione, come inviata di Odysseo, alla Festa del Cinema di Roma. Con invidiosa curiosità tento l’impervia missione di farmi descrivere sensazioni e brividi della sua incredibile avventura.
Hai assistito, da inviata speciale, all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. L’accredito della testata Odysseo ti ha garantito un approccio diverso ai vari eventi, rispetto a quello che potevi avere da semplice spettatrice?
Devo sicuramente ringraziare Odysseo per avermi regalato quest’esperienza. Grazie all’accredito stampa ho potuto avere accesso non solo alle proiezioni e agli incontri aperti al pubblico durante le varie giornate della Festa, ma anche alle proiezioni e alle conferenze stampa. Ho avuto quindi un “trattamento privilegiato”! Inoltre, a noi della stampa era riservata una apposita saletta con postazioni pc, stampanti, poltroncine e caffè per poter scrivere tranquilli nei momenti un po’ più liberi. Concedersi alla scrittura in un ambiente riservato e stimolante mi ha ulteriormente entusiasmata, era qualcosa fatto apposta per noi. Ho apprezzato moltissimo quindi sia la parte da spettatrice che quella di “inviata” per Odysseo, è stato un piacere e insieme un bell’impegno.
Avendo calcato, personalmente, il red carpet dell’Auditorium Parco della Musica, ne conosco la magia e, forse, un po’ l’illusione. Qual è, secondo te, il principale scopo del cinema e come credi possa influenzare la quotidianità dei suoi fruitori?
Penso che il principale scopo del cinema sia proprio l’illusione. Il cinema sospende la realtà, “stoppa” per la durata della pellicola la vita quotidiana di noi spettatori. Come la lettura, ma forse più totalizzante, perché coinvolge più sensi: è un’arte che trascina e ispira.
Ti sei ritrovata a pochi metri da Premi Oscar del calibro di Tom Hanks e Meryl Streep. Che sensazioni hai provato al cospetto di questi eroi del grande schermo?
Devo dire di essermi sentita molto emozionata. Per me sono miti viventi, e sono rimasta colpita dalla loro estrema modestia. Penso non possa esserci niente di più impressionante, ed è una sensazione estremamente positiva: ci sarei rimasta troppo male a scoprire che fossero due personalità supponenti e gonfiate dal successo, cosa che sarebbe potuta essere fin troppo probabile dato il posto che occupano nell’Olimpo di Hollywood, ma per fortuna non è stato così.
Cosa rappresenta per Marica Di Teo il cinema?
Il cinema è una delle mie più grandi passioni, in alcuni momenti forse la più grande. A volte sembro un po’ fissata, potrei parlare di film per ore e mai stancarmi. Ma grazie al cinema ho imparato tanto, e mi ha indirizzata verso quelli che poi sono diventati altri miei interessi imprescindibili, come la scrittura, per esempio. Dopo aver visto un buon film spesso mi viene voglia di scrivere: una recensione, un articolo, un racconto mio. Mi ispira molto.
Come scegliere un buon film?
Non ho un sesto senso a priori sulla qualità del film (ahimè!), ma cerco di seguire i progetti degli attori, registi, produttori, sceneggiatori, e chi più ne ha più ne metta, che preferisco e apprezzo. Ultimamente cerco e leggo molte meno recensioni e vedo molti meno trailer perché credo ci sia un sovraccarico di informazioni sul web, che rovinano il gusto della sorpresa al cinema. Preferisco andare un po’ più alla cieca, e va bene così. Capita di prendere delle cantonate, ma a chi non succede? Di solito capisco fin dai primi minuti se un film può soddisfarmi o meno, è facile: se sciolgo il “filo” troppo presto, non mi piacerà; se invece mi sorprende e ha il potere di sconvolgermi e farmi riflettere anche all’uscita dalla sala, di sicuro avrà maggior presa su di me. In generale so di poter trovare questi elementi in un cinema un po’ più impegnato e d’autore, rifuggo spesso il commerciale.
Dove si colloca il cinema italiano nella grande industria mondiale del corto e/o lungometraggio?
Non sono un’esperta di cinema italiano e di sicuro quest’ultimo ha perso lo sfarzo che godeva un tempo. Ma penso sia un mondo sempre in fermento. Ho molti amici che frequentano il DAMS e vedo la loro voglia di fare e la loro professionalità, sono al corrente dei loro progetti e i loro corti promettono bene. Per il resto, credo che quest’anno sia stato prolifico per il cinema italiano, ho visto molti titoli interessanti. Perfetti sconosciuti, Lo chiamavano Jeeg Robot, Non essere cattivo, La pazza gioia… tutti film bellissimi, particolari, e tutti diversi tra loro.
Il tuo regista preferito?
Chiedere a un cinefilo il suo regista o film preferito è un po’ un tabù, si sovraffollano troppi pensieri nella testa e si è quasi incapaci di rispondere! Ci proverò. Adoro David Fincher, ha uno stile molto personale pur facendo parte del grande establishment cinematografico americano. In contrapposizione potrei citare Sofia Coppola, più di nicchia e delicata, i suoi film sono molto intimi e riflessivi. Penso che questi due registi rappresentino benissimo la dualità del mio gusto, da un lato un po’ aspro, dall’altro più morbido. Poi, ce ne sono tanti, tra europei e di vecchia data anche, che catturano il mio interesse. Forse tra i più eccentrici potrei inserire Nicolas Winding Refn e Yorgos Lanthimos, che mi piacciono per il loro tocco ruvido, inquietante e crudo, ma che sconsiglierei ai più deboli di stomaco e di occhi!
Progetti futuri?
Sto per laurearmi in Interpretariato e Traduzione e spero di trovare un lavoro che mi permetta di sfruttare le competenze acquisite in questi anni nell’ambito delle lingue. Vorrei però continuare sempre a scrivere: la scrittura è una passione bruciante. Il mio sogno più grande è quello di scrivere un romanzo, o chissà, magari una sceneggiatura…