Il suono del silenzio non è solo il titolo di una famosa canzone, ma è anche il leitmotiv di chi cerca nell’arte un’introspezione differente, una comunicabilità che trova voce nel godimento del suo taciturno interlocutore. Marco Vinicio Carnicelli, docente di “Pratica del repertorio per chitarra e orchestra” al Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari, ha deciso di sfruttare l’invito di Fucina Domestica per dimostrare quanto non sia il luogo a determinare una composizione, ma è l’armonizzante struttura delle note a classificare un posto come “emotivamente attivo”. Carnicelli, reduce da un concerto nel Castello di Wolfsburg, sradica, con mani laboriose, tutti i pregiudizi, succhiando dal popolo linfa vitale per ribelli melodie.
Maestro, la sua chitarra è nota a livello mondiale per la capacità di trasmettere vitalità sfruttando l’eloquenza di toni silenziosi. Da dove nasce e dove si prefigge di arrivare questo piacevolissimo rumore interiore?
Quando l’uomo è in perfetta sintonia con le sue scelte di vita, chi gli sta accanto percepisce l’Aura che lo circonda solo se ci mette il cuore, sede ancestrale della sua umanità.
Il suo “Omaggio ad Alirio Diaz” credo rappresenti la trasposizione di una realtà, quella venezuelana, legata visceralmente alla figura di un uomo per lei molto importante, un artista che, attraverso la propria musica, ha espresso le esigenze di un intero popolo. Sfiorando le corde della sua chitarra vorrebbe, effettivamente, toccare quelle sociali e/o politiche del periodo storico in cui viviamo?
Il grande Diaz è stato mio maestro e amico insieme alla mia famiglia. Il Suo insegnamento e la trasmissione dei temi musicali del suo paese sono stati fatti miei come un travaso di affinità elettiva. Lo scopo principale del mio impegno musicale è finalizzato ad esaltare le possibilità musicali del mio strumento al fine di ottenere la massima qualità musicale di ogni spartito classico o di ascendenza popolare.
Lei è figlio di uno stimato pittore. Ritiene che suo padre Oscar le abbia, in qualche modo, inculcato l’idea di una creatività finalizzata all’educazione della coscienza di chi siede in platea ad ascoltarla?
La passione con la quale esercito il mio lavoro di musicista e il rigore che ci metto sono, ovviamente, il frutto del clima familiare dove sono cresciuto.
Le sue origini siciliane hanno caratterizzato quello stile che possiamo definire classico e barocco al tempo stesso?
A parte le origini siciliane (e abruzzesi), il mio impegno musicale è stato sempre aperto a tutti i temi offerti per il mio strumento.
Progetti futuri?
Caro Michele, la crisi che attanaglia il mondo e in particolar modo il nostro Paese non offre vie d’uscita per programmi, peraltro, soggettivi in un campo che dipende da chi gestisce la musica.