Una giovane promessa
Sentiremo parlare di quest’artista.
Chiara Leuci, infatti, manifesta il suo talento non solo attraverso le poesie, ma recitando nel gruppo di teatro classico ed è anche l’ideatrice del logo della Biblioteca scolastica del Liceo “F. De Sanctis” di Trani. A soli diciassette anni, ha già all’attivo la pubblicazione di un libro e la partecipazione a un Festival letterario nazionale.
La scrittrice tranese ha presentato, venerdì 25 agosto, il volume Vita da nuvola, edito da Pav edizioni, alla rassegna Libri nel Borgo Antico di Bisceglie. L’evento rientrava nell’iniziativa di promozione alla lettura I SoGNALIBRI, percorso di avvicinamento ai prodotti dell’editoria e incontro con le professioni culturali.
Sorprende ed emoziona la padronanza con la quale Chiara affronta il palco e presenta il suo lavoro. È difficile raccontare un libro di poesie. Eppure, lei riesce a incuriosire i lettori. Parla della sua decisione di scrivere un libro, durante la clausura forzata del lockdown. Ricorda alcune esperienze vissute durante la pandemia da Covid 19 e del suo rapporto con i compagni di classe. Gli aneddoti che accompagnano la presentazione del libro sono, insieme, leggeri e profondi. Descrivono la condizione di un giovane della generazione Z e le sue paure, le sue speranze, gli entusiasmi e le delusioni.
Chiara non nasconde la sua emozione, ma riesce a incanalarla nella presentazione della sua opera. La presentatrice le chiede se la ragazza nella nuvola, protagonista della silloge poetica, sia il disegno di un autoritratto. La scrittrice risponde che si tratta, in parte, di un’autobiografia, perché l’autrice, oggi, si riconosce in parte nelle caratteristiche della protagonista di Vita da nuvola e trova molte imperfezioni nel suo stile di scrittura. Chiara Leuci evita la formula “la scrittura mi ha salvata” per trovare un nesso tra il libro e l’emergenza sanitaria; precisa, però, che il volume è nato in un momento storico preciso e che le poesie rappresentano gli stati d’animo provati durante la “strana quotidianità” vissuta durante il periodo trascorso da marzo a maggio del 2020.
Ha conquistato gli ascoltatori anche il suo rapporto maturo con la scrittura. L’autrice tranese, infatti, confessa che riscriverebbe e perfezionerebbe molti versi e che li ha dati alle stampe in una forma non definitiva. Del percorso di scrittura, le piace molto il processo di continua revisione delle diverse stesure e la possibilità di continuare a lavorare su un componimento, ascoltando il parere di alcuni lettori. Fondamentale il ruolo di sua madre, che assiste alla presentazione, cercando di nascondere l’emozione e la soddisfazione per questa bella esperienza artistica. Al termine della conversazione, interpretando la curiosità del pubblico, chiedono a Chiara se pubblicherà ancora. La risposta è un incerto “non so dirlo ora”, perché il “desiderio di pubblicare” è stato molto forte prima di intraprendere il percorso editoriale e, al tempo stesso, proporzionale alla paura per la responsabilità del rapporto con i lettori dopo l’uscita del volume. “Mi sono quasi pentita”, si lascia scappare, insieme a un “prima ero felice, ora un po’ meno”. L’accoglienza del libro, però, così come la vicinanza di alcune persone importanti e la partecipazione all’iniziativa biscegliese le fanno dire di essere “supercontenta”. La sua incertezza sul provare a pubblicare ancora è una mezza verità di una giovane artista conscia delle proprie potenzialità espressive, ma anche delle difficoltà per affrontare un’esperienza dura come l’emergere in un panorama editoriale competitivo di un Paese, nel quale si legge poco (meno della media Ue, secondo i dati statistici disponibili). Per il momento, risponde alla domanda sul futuro dicendo che non abbandonerà mai la scrittura e continuerà a regalare ai propri cari quelle scritture che non condivide con il pubblico. L’autrice, infatti, considera alcune figure come punti di riferimento per la propria vita e per la propria attività di scrittrice (ha dedicato il suo lavoro ai suoi genitori e alla sua prof.ssa di Lettere della scuola secondaria di primo grado).
Il libro è strutturato con poesie raccolte in ordine alfabetico. Ci sono poesie in rima o in versi sciolti e composte in varie soluzioni metriche (dal senario all’endecasillabo). Si può notare l’espressione dei sentimenti e dell’interiorità, ma anche una ricerca di equilibrio stilistico. Alcuni titoli sono molto evocativi (come quando l’autrice invita il lettore ad assaggiare un Gelato al gusto di cielo o quando gioca con le Memorie moire oppure si rivolge a un Tramonto taciturnoe, pubblicando una poesia senza titolo, rivendica (citando Aristotele) che Essere irragionevoli è un diritto umano.
L’intervistatrice chiede a Chiara di leggere un componimento rappresentativo dell’opera e lei, sicura, risponde con una poesia che contraddistingue il suo modo di giocare con mondi diversi, con l’evocazione di situazioni apparentemente inaccostabili, di far interagire vari riferimenti culturali, dalla letteratura alla filosofia, dalla storia all’arte.
Il naufragio di una lacrima esemplifica questo racconto:
NAUFRAGIO
E scivola e danza e cade
questa lacrima senza forma
che è ricordo di spade,
e dentro me lascia l’orma
di pensieri su strade
e di oceano che trasforma
la mia lacrima che ricade.
La distesa blu mi coccola
nel remoto canto di fenice,
e volo sospesa nella bolla
che fluttua nel mondo di Alice.
Michele Casiero