«Non c’è niente di più bello di sognare e di realizzare i propri sogni»
(Rita Levi Montalcini)
Anna Lorenzetto, morta a 87 anni nel 2001, è una figura chiave della pedagogia italiana del Novecento ed è considerata una pioniera dell’educazione degli adulti e dell’apprendimento permanente. Laureata prima in lettere e poi in filosofia, nel secondo dopoguerra si è dedicata anima e corpo all’alfabetizzazione popolare e all’educazione degli adulti. Sua la prima cattedra in Italia di Educazione degli Adulti presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Lunghissimo l’elenco delle sue pubblicazioni: ci rinuncio.
Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore, è morto invece troppo presto, a soli 40 anni, nel 2017. Anche lui aveva una laurea in filosofia, ma la sua passione era il giornalismo di inchiesta. Anche Alessandro ha scritto tantissimo e questa volta vorrei almeno citare libri come Un mare nascosto (2000), Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud (2008), Il naufragio. Morte nel Mediterraneo (2011), Fumo sulla città (2013), La frontiera (2015).
Che hanno, dunque, in comune Anna Lorenzetto e Alessandro Leogrande? Apparentemente nulla, a parte una laurea in filosofia e la passione per la scrittura.
Eppure, nel giro di poco più di una settimana, ho avuto il piacere di partecipare a due cerimonie in cui altrettante scuole venivano rispettivamente intitolate ad Alessandro Leogrande, lo scorso 20 maggio a Bari, e ad Anna Lorenzetto, due giorni fa a Brindisi.
La particolarità? In entrambi i casi si trattava di un CPIA.
Che cos’è il CPIA? È l’eterna domanda che si sente rivolgere chi lo nomina e ci lavora o lo frequenta.
Ho già risposto in passato, risponderò di nuovo oggi.
Il CPIA è la Scuola Statale degli Adulti. Il CPIA è la scuola della seconda possibilità, per tanti italiani, ma anche della prima, per tanti migranti. Il CPIA è la scuola di chi ha già una laurea in matematica, ma a 60 anni ha deciso che vuole imparare l’inglese o il francese. Oppure è prof di lettere o lingua straniera, ma avverte la necessità di imparare l’informatica. Il CPIA è la scuola dove ti puoi scrivere anche a 84 anni. Il CPIA è la scuola dove entri in classe e trovi 18 alunni di almeno 10 nazionalità diverse e non si sa quante lingue e dialetti, ma tutti si capiscono proprio bene perché il peer tutoring, la flipped classroom e il cooperative learning li praticano ogni giorno anche se non li hanno mai sentiti nominare.
Il CPIA è la scuola della tolleranza. Il CPIA, come dice sempre la mia amica e collega Rosetta Carlino, è quella scuola in cui dove chi insegna non insegna solamente e dove chi apprende non apprende solamente: perché al CPIA tutti insegnano e tutti apprendono. Reciprocamente. Il CPIA è il luogo dove tutte le religioni, culture e tradizioni vanno d’accordo e si scoprono e rispettano a vicenda.
Il CPIA esiste. Anche se tanti non lo conoscono. Il CPIA è la scuola dove si può sognare e vedere realizzati i propri sogni. Il CPIA è la scuola per visionari: gli affetti da pessimismo cosmico sono avvisati.
Il CPIA è la mia scuola. È tante scuole, 130 in Italia, che il 30 e 31 maggio scorsi si sono ritrovate a Brindisi per FierIDA, la Fiera nazionale dell’Istruzione degli Adulti.
Il CPIA è ora anche la scuola di Anna Lorenzetto, perché è vero che non si finisce mai di imparare.
Ed è la scuola di Alessandro Leogrande, perché il mare non è muro, ma frontiera: fatta apposta per essere attraversata.
Che bello, essere CPIA!
Anna Lorenzetto: «L’educatore non è un depositario di sapere, ma un facilitatore dell’apprendimento».
Alessandro Leogrande: «L’integrazione non è un’assimilazione, ma un processo di reciproco scambio e arricchimento».
Anna Lorenzetto: «L’apprendimento è un dialogo tra due menti, un incontro di saperi e di esperienze».
Alessandro Leogrande: «Non dobbiamo mai dimenticare che dietro ogni migrante c’è una storia, un sogno e una speranza».