C’è bisogno di occhi nuovi, di un rinnovato entusiasmo ma più ancora della capacità di leggere un mondo nuovo
Uno dei libri che da sempre mi ha più affascinato è il famosissimo testo di Charles Darwin: “L’origine della specie”.
Evitando vuote polemiche di confronto tra religione e scienza, credo che un elemento da mettere in risalto, per il nostro oggi, è ciò che egli dice sull’adattamento. Per C. Darwin infatti la selezione della specie non passa né dalla forza della razza e neppure dall’intelligenza della specie, ma dalla capacità di adattarsi alle nuove sfide dell’ambiente.
Credo che si possa ricavare un messaggio per il nostro oggi. Come in una società industriale l’uomo ha dovuto rivedere la centralità dell’agricoltura, così come era avvenuto per la stessa nei confronti della caccia, così oggi c’è una nuova condizione di adattamento, nell’era della comunicazione. L’uomo da itinerante è diventato stazionario, da cacciatore, agricoltore e poi persona industriale per le scoperte scientifiche e tecnologiche di cui ci siamo tutti arricchiti.
Anche la ricchezza è cambiata, dalle ricchezze della terra ai ricchi di oggi, che sono tali proprio per una logica finanziaria che altri non hanno.
Nell’attuale era l’economia, la società e il flusso mondiale chiedono un nuovo adattamento. La logica del posto fisso e l’assistenzialismo perpetuo, ad esempio, non trovano più accoglienza. Bisogna rinnovarsi e chi non vi è disposto rischia di soccombere.
Non siamo più nella società industriale, ma in quella della comunicazione. Oggi non è tirato fuori da belle opportunità commerciali chi non ha un bel negozio in centro, ma chi non conosce il mercato di internet.
Oggi non vale più la logica della raccomandazione, fonte di disastri, ma della conoscenza che apre grandi prospettive sui mercati, sui bandi o sulle innumerevoli opportunità che il mercato globale offre a chi impara a conoscerlo.
Oggi ha un futuro più roseo, paradossalmente, non chi possiede, ma chi conosce come si sta muovendo il mondo e la società. Chi conosce ha un futuro ricco di strade e di possibilità, chi si ferma alla vecchia logica industriale, invece, si sta già avviando verso un lento declino, i cui ingredienti quotidiani sono un cocktail di maledizioni e lamentele.
C’è bisogno di occhi nuovi, di un rinnovato entusiasmo ma più ancora della capacità di leggere un mondo nuovo. I grandi geni sono coloro che hanno saputo rinnovarsi, aggiornarsi, studiare, adeguarsi, andando oltre il “si è sempre fatto così” ed accogliendo le nuove sfide come una possibilità, senza fermarsi alla nuova e oggettiva situazione problematica. Non è chiudendosi a riccio, sicuri delle proprie dogmatiche convinzioni che le cose andranno meglio.
Ho letto da qualche parte che la stranezza di tanti uomini consiste nel fatto che pur continuando a ripetere le stesse attività si aspettino che le cose cambino. È verissimo purtroppo ed è l’atteggiamento più diffuso. È risaputo che non si possono raccogliere pomodori seminando patate, eppure si continuano ad operare strategie e pianificazioni uguali, pur avendone sperimentato l’inefficacia.
Aveva proprio ragione C. Darwin a parlare di adattamento che seleziona. Molte splendide specie di animali nella natura stanno scomparendo, ma anche splendide tradizioni, per l’incapacità di rinnovarsi, stanno venendo meno come patrimonio umano e culturale.
C’è realmente bisogno di un nuovo Darwin per comprendere tutto ciò che è già sotto gli occhi di tutti?