
“QUI O SI FA L’ITALIA O SI MUORE!”: il monito di Garibaldi, il martirio di Cesare Battisti e Fabio Filzi.
12/07/1916. Cesare Battisti viene processato e impiccato a Trento.
12/07/2016. Un uomo e suo figlio, in omaggio a colui che cent’anni prima combatté e morì per l’Italia, si inerpicano, di corsa, sotto una pioggia scrosciante, in cima al Doss Trento. Una preghiera per Cesare. Poi, la mano orgogliosa sul petto. L’inno di Mameli. L’inno dell’Italia unita.
Cesare Battisti nasce a Trento, in un angolo della bellissima Piazza Duomo, il 4 febbraio 1875. Una vita dedicata interamente alla conoscenza, quella che non ti sazia e sempre ti incuriosisce. Geografo, prima, giornalista “scorretto” e ardente politico, poi. Frequenta i corsi universitari a Graz, Vienna e Firenze. Si laurea proprio nella città gigliata nel 1897 con la tesi Il Trentino. Saggio di geografia fisica e di antropogeografia.
Gli ambienti vivaci di Firenze lo affascinano sin da subito, i caffè letterari sviluppano la sua personalità e conformano la sua posizione politica. Condivide gli ideali socialisti, li ripulisce dalle aspirazioni troppo spesso utopistiche per tradurle in concrete battaglie politiche e umanitarie.
In Toscana non conosce solo gli ambienti culturali, ma anche la sua futura moglie, l’elegantissima e raffinata, oltreché colta, Ernesta Bittanti. I due, legati non solo da un amore forte e incondizionato, ma anche dai comuni ideali politici, fondano nel 1900 e dirigono insieme “il Popolo”, celebre quotidiano socialista.
Il Popolo è più di un giornale: è l’oggetto delle sue battaglie, il mordente del sangue gettato in guerra, la ricompensa di ogni sudata vittoria patriottica. Il popolo italiano, possiamo dirlo senza necessariamente ricorrere a toni enfatici, oggi, senza le sue lotte non sarebbe stato né popolo né tantomeno italiano: e a Trento questo si respira come in poche altre città in Italia.
Cesare Battisti, proprio a Trento, nel 1902 ottiene la carica di consigliere comunale; poi, nel 1911, è eletto deputato al Parlamento di Vienna e, nel 1914, alla Dieta di Innsbruck. Un destino strano il suo: parlamentare austriaco per difendere la causa di Trento, che austriaca, non lo era per niente.
I suoi interventi, sia giornalistici che politici, vengono regolarmente censurati dalle istituzioni austriache perché cariche di un “tono accusatorio”, troppo forse per chi credeva di poter disporre del destino di una popolazione, di sradicarla dalla sua nazione.
Siamo al 1915, scoppia la prima guerra mondiale e Battisti non si risparmia: dopo un’attiva e prolungata campagna interventista lungo i paesi di tutta la Penisola, si arruola volontario tra le schiere degli alpini dell’Esercito Italiano. Offre le sue perizie di esperto geografo per la stesura di guide militari del territorio trentino. Poi, imbracciate le armi, combatte da italiano sul fronte.
Il 10 luglio 1916 Cesare Battisti, insieme al suo amico irredentista Fabio Filzi, viene catturato durante l’attacco delle truppe austriache sul Monte Corno in Vallarsa, vicino a Rovereto. Trento lo vide nascere e Trento lo vide morire: processato per il reato di alto tradimento, in quanto deputato e cittadino austriaco, è condannato a morte.
Il 12 luglio 1916, nella fossa del Castello del Buonconsiglio, la “fossa dei martiri”, Cesare Battisti e Fabio Filzi vengono impiccati: “Qui o si fa l’Italia o si muore!”, dev’essergli suonato forte il monito di Garibaldi.
Ora sapete perché, cent’anni dopo, di buon mattino, sotto una pioggia battente, un uomo e suo figlio si sono inerpicati sul Doss Trento, hanno raggiunto il Mausoleo di Cesare Battisti, vi hanno recitato una preghiera, per lui e per tutti i defunti vittime di guerra, e hanno cantato, la mano sul petto, l’inno di Mameli, l’inno nazionale. Sul libro dei visitatori hanno anche scritto: “12 luglio 2015: gli Italiani non dimenticano”. Speriamo sia davvero così.