La nostra Costituzione è “un pezzo di carta” semplice, essenziale, istruito e colto in cui c’è tutto. Non avremmo bisogno di avvocati se bastasse in ogni grado di tribunale sedersi davanti ad un giudice e leggere tutti e 139 gli articoli. Nel mondo ci sono “pezzi di carta “straordinari” e dovrebbero essere appesi ai muri delle case dei cittadini del mondo, accanto ai Padre Pio e ai Wojtyla e ai Giovanni XXIII. Il male del popolo oltre alla religione che genera integralismi, il contrario della fede, e l’aver bisogno di venerare dei taumaturghi, di quelli che guariscono dal pessimismo, idealisti senza illusioni, gente pratica che sappia suggerire la cosa giusta per migliorare prima se stessi e dopo il Paese e il mondo. Qualcuno che sappia dire e fare, illudere e convincere.

C’è un altro “pezzo di carta” che da solo potrebbe cantarla al mondo intero ed è “La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, in cui è scritto nel primo articolo che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

C’è poi “La Costituzione Europea” che non è stata ancora approvata e speriamo lo sarà, poiché deve essere ratificata da tutti i Paesi che ne fanno parte ma in realtà lo è stata solo da una piccola minoranza tra cui l’Italia. “Un pezzo di carta” deve contenere norme, garantire il rispetto dei diritti umani e la civile convivenza, e anche contenere precetti e sanzioni dirette agli uomini che violano con colpa o dolo determinati comportamenti considerati illeciti. Le società occidentali a chi viola un comportamento proibito, applicano una pena che consiste esclusivamente nella privazione o diminuzione della vita, libertà o patrimonio. Le pene devono essere emanate da un giudice a seguito di un regolare processo.

Amnesty International riporta che 58 stati continuano ad applicare la pena di morte nei loro ordinamenti e alcuni sono: Arabia, Saudita e Iraq tramite decapitazione. Bielorussia, Cina, Somalia, Taiwan, Uzbekistan, Vietnam e altri tramite fucilazione. Egitto, Giappone, Giordania, Iran, Pakistan, Singapore e altri tramite impiccagione. Cina, Filippine, Guatemala, Thailandia e USA, tramite iniezione letale. Afghanistan e Iran, tramite lapidazione. USA, in alcuni stati tramite sedia elettrica.

Nell’Antico Testamento è scritto: “Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte”. Nel Nuovo Testamento, Vangelo di Marco 7,10 è scritto: “…chi maledice il Padre e la Madre sia messo a morte”.

Friedrich Nietzsche, che non comprendeva la funzione rieducativa della pena, scrisse: Per colui che soffre talmente di se stesso, non vi è redenzione, se non la rapida morte “.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1997) parla della pena di morte all’interno della trattazione sul quinto comandamento, “Non uccidere“, e più specificamente nel sottotitolo che tratta della legittima difesa: 2267- L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”.

La Sharia ovvero la “Legge Islamica”, impone la pena di morte in quattro casi: apostasia, omicidio, contro un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah.

Nel Corano ci sono 114 Sure (capitoli) e solo poche, a diritto di interpretazione storica, legittimano la guerra contro gli infedeli e la pena di morte, una di queste la Sura IV, 89 decreta: “Non sceglietevi amici tra i miscredenti finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate”.

Va precisato che sia la Bibbia che il Corano sono libri di fede in cui il messaggio univoco è uno solo: aiutatevi l’un l’altro in carità e pietà.

 Damiano Landriccia