In un momento di difficoltà economiche e sociali come quello che stiamo attraversando, si va delineando e consolidando la figura di un consumatore più consapevole ed esigente, che chiede qualità e affidabilità all’esperienza culinaria. Per questo, oggi più che mai, i cuochi hanno l’obbligo di fornire CERTEZZE e offrire GARANZIE attraverso la loro cucina.

EXPO 2015 è un’occasione unica per far conoscere al mondo intero il nostro Paese: attraverso la biodiversità dei suoi prodotti e la vivacità della sua cucina. I cuochi hanno inoltre il non facile compito – quasi una missione – di evidenziare la particolarità del territorio in cui operano, esaltandone le caratteristiche migliori e più singolari.

I cuochi italiani diventano così ambasciatori e custodi del patrimonio alimentare del nostro Paese, con il dovere di raccontarlo, condividerlo ma, soprattutto, cucinarlo al meglio.

La missione, quindi, è quella di mettere al centro dell’attenzione il prodotto con i produttori ed i luoghi da cui ha origine; prodotto che viene esaltato ed arricchito dalla  nostra tradizionale grande creatività culinaria.

Per riuscirci bisogna avere il coraggio di tornare a una cucina semplice, ma non banale, una cucina che parli anche di luoghi, di uomini, delle loro storie  e delle loro  passioni.

Una cucina sostenibile e attenta alla salvaguardia del territorio che l’ha generata e a cui appartiene; una cucina, insomma, deputata a trasmettere conoscenza, sapore e consapevolezza dell’appartenenza.

Solo identificando,  codificando e promuovendo una cucina che cambia da regione a regione, da borgo a borgo, da valle a valle, ed abbinandola alla creatività, alle nuove tecniche ed alla pluralità delle esperienza individuali dei cuochi, sarà possibile partecipare alla creazione di un grande patrimonio gastronomico e contribuire, quindi, al superamento di questo difficile periodo per l’economia del settore.

È fondamentale e non più rimandabile far radicare una nuova cultura d’impresa nella ristorazione Italiana. La nostra identità gastronomica è l’unica via per uscire dall’omologazione culinaria e dai pericoli della globalizzazione del gusto.

Attraverso questi semplici pensieri mi preme trasmettere il mio sincero auspicio di vedere un giorno riconosciuto, a livello mondiale, il nostro patrimonio gastronomico come unico e irripetibile, alla stregua del nostro patrimonio storico, artistico e monumentale.

Se oggi, con orgoglio, mi trovo a Expo 2015, per partecipare alla stesura della Carta di Milano, su invito dal Ministero alle Politiche Agricole, circondato dai più grandi chef Italiani e del mondo, non è certo per la mia tecnica o abilità in cucina, ma è perché, da oltre venti anni, racconto con amore la storia della mia terra e do certezze e garanzie con la semplicità dei miei piatti. L’impegno e la serietà nel garantire la qualità di un piatto in ogni sua componente contribuiscono a rendere Antichi Sapori, a Montegrosso di Andria, uno tra i più apprezzati e stimati ristoranti pugliesi, conosciuto in ambito internazionale.

Considerando quali soggetti destinatari della Carta di Milano i cittadini, le imprese, le associazioni e le istituzioni, a loro esclusivo beneficio, suggerisco una attuazione concreta e solerte di quanto sopra evidenziato. I vantaggi di questa operazione, da realizzarsi a livello nazionale, riguarderebbero:

1 – i cittadini, a cui si darebbero certezze e garanzie sull’origine del prodotto;

2 – le imprese, valorizzando la micro-economia;

3 – le associazioni, creando una fitta e virtuosa rete di produttori;

4 – le istituzioni,  incentivando il mercato agroalimentare delle piccole e medie imprese e, con esso, il settore terziario.

L’invito è a prendere coscienza che la nostra grande ispirazione e la nostra grande risorsa sono le materie prime e le persone che le producono: i contadini, gli allevatori, i pescatori che si trovano dietro ogni singolo prodotto per poter condividere con loro il nostro successo.

Il rispetto, la soddisfazione e la crescita del consumatore consoliderà il successo della cucina italiana nel mondo solo attraverso l’alleanza tra cuochi e produttori.