“C’era una volta” o, sarebbe meglio dire “Cercasi una volta”, anzi Cercasi Fata Disperatamente, di facili e leggeri costumi, un inizio, un “prequel”, come dicono i cinefili o i cinofili, un cane da tartufo alla ricerca di un albero genealogico da non ricordare e sul quale fare pipì. La Compagnia Hurricane vi dà il benvenuto alla favola delle favole, gli albori di una dissacrante e travolgente epopea di chi muove i fili per noi burattini, noi che ci vantiamo di possedere una “bacchetta” magica ma che ci aggrappiamo a rapporti ruvidi e sagaci come il legno. Per buona pace e divertimento di Carlo Collodi. A presentarci lo spettacolo in vernacolo, in replica il 21 e 28 gennaio e il 17 marzo, presso l’Auditorium Mons. Di Donna, è il protagonista, autore e regista, Vincenzo Tondolo:

Ciao, Vincenzo. “Cercasi Fata Disperatamente” può essere considerato un prequel?

Certo che possiamo definirlo “Prequel”! La volta scorsa, abbiamo messo in piedi uno spettacolo sulle favole, dove Pinocchio stufo di stare all’interno della sua storia, decide di andar a visitare le altre per conoscere nuovi protagonisti e nuove fiabe. Questa volta si è pensato di continuare sulla scia della precedente, ma raccontando le storie nella fase della creazione, dove tutto ha avuto inizio. Abbiamo giocato, come sempre, sul lieto fine dei personaggi come se fossero tutti contenti delle proprie storie.

La ricerca del lieto fine da parte di Pinocchio è un’ossessione o una necessità?

Credo che Pinocchio, in questo caso, nella nostra storia, abbia la necessità di trovare il lieto fine, perché, si sa, che tutte le storie debbano averne uno. Ma a lui è successo un inconveniente, manca la fata. Gli è stata assegnata, ma per qualche motivo non c’è nessuno nella sua storia, per questo decide di chiedere aiuto alle altre storie. Tutti vogliamo avere un lieto fine, ma come dice un mio amico in un suo libro, quello che conta è come si reagisce a quello che ti accade e il protagonista trova sempre la soluzione.

Si rischia irriverenza nell’inserire ironia e divertimento in una favola Disney?

Non lo so! Cerchiamo di far passare un’ora di spensieratezza a chi ci viene a vedere, se questo per qualcuno è irriverenza allora pazienza. Posso dirti solo che lo facciamo per passione, sappiamo di non essere professionisti, ma nel nostro piccolo cerchiamo di dare il massimo. La fortuna è che il gruppo sia composto da persone con tanto entusiasmo e lo si capisce dall’impegno durante le prove, fino a quando salgono sul palco. Si percepisce l’adrenalina, la tensione, l’ansia di far bene e piacere al pubblico, questo li contraddistingue.

Progetti futuri?

Per il futuro ci sono delle idee, devo solo decidere quale storia raccontare e come arricchire lo spettacolo. Dalla volta scorsa, si sono aggiunti al gruppo ragazzi e ragazze che hanno delle qualità che ci mancavano e che fai? non li vuoi mettere in campo? Un saluto me lo concedi? Un grande GRAZIE ai ragazzi che sono rimasti e coloro che hanno deciso di accettare quest’avventura. E’ bello condividere con loro l’emozione del palco e non solo del tempo a bere, mangiare e scherzare, tanto quello lo sanno fare tutti. Quindi,  ci si aggiorna alla prossima intervista per il nuovo spettacolo.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.