“Tu sei ancora in tempo”

“Anche tu, mà”

(C’è ancora domani)

Non scelgo mai di parlare di cose che mi sembrano così immense da reggersi da sole, ma questa volta farò un’eccezione.

Ci sono cose molto meno grandi che si autoproclamano di continuo e allora varrà la pena di aggiungersi, invece, alla coda di qualcosa che mi è parso essere superlativo, che non si sta incensando da solo, dimostrando così il suo valore.

C’è ancora domani.

Sì è un titolo. Sì, è il titolo del film di Paola Cortellesi che sta sbancando nei cinema. Ed è una battuta fondamentale della pellicola.

Sono andata a vedere questo film di pomeriggio, forse la scorsa settimana ancora non aveva avuto il tempo di prendere piede e quindi non c’era la fila, né la sala stracolma: ma posso testimoniare che già accadeva quello che oggi si legge in ogni articolo.

Gli applausi a scena aperta, gli applausi sui titoli di coda, gli applausi a qualcosa che evidentemente si è mosso prepotente nel petto di ogni spettatore, dacché certamente non c’era lì la Cortellesi a prenderseli tutti.

Quasi a dire: applausi alla verità.

Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di sbattercela in faccia, con lo stile che la Cortellesi offre da sempre.

Sono uscita dal cinema frastornata: arricchita e totalmente svuotata. Consapevole eppure sconvolta, felice in una tristezza abissale.

Storia di donna che è tutte le donne, sapientemente ricostruita all’interno di un passato che fu e che oggi ancora è, con lo schiaffo del bianco e nero.

Guardando quella storia non serve pensare: è del tutto naturale accorgersi che tutto quanto accade in una pellicola senza colore, è lo svelamento realistico di un libro di storia ancora attualissimo. E poco conta che oggi sia trasmesso ogni giorno, ad ogni angolo, in HD e sotto occhi ciechi e vicende celate dal soverchio.

Esiste la violenza diretta, esiste la violenza assistita, esiste la violenza psicologica, esiste l’opportunismo ed esiste l’attaccamento vomitevole al vil danaro.

Esiste la paura, esistono le donne che non si difendono dalle offese e coprono chi le offende nel tentativo di difendere i figli, non mostrando loro una faccia della medaglia che sembra essere troppo dura. Ed oggi, peggio, tutto questo esiste anche senza i lividi sul corpo. Ancora più nascosto.

E allora no, ecco perché persone come la Cortellesi vanno esaltate: dicono la verità, lo fanno senza mai essere volgari pur avendo scelto di parlare della cosa più volgare al mondo, la prevaricazione. Che è storica, radicata, sedimentata. Esiste!

Ed è prevaricazione sempre.

Sotto ogni forma.

Anche quelle meglio travestite.

Andate al cinema, portateci gli alunni se ne avete, portateci le vostre figlie femmine e, soprattutto, portateci i vostri figli maschi.

Io non sono sicura di riuscire a convincere i miei, ma una cosa è certa: se non potrò farli sedere davanti a un maxischermo, troverò il modo di farglielo vedere comunque.

Perché questo film buca e riempie il buco.

Riprendendo una Cortellesi di qualche anno fa: “Le persone sono importanti”.

E urlando a gran voce la Cortellesi di oggi: “C’è ancora domani!!”.


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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.

1 COMMENTO

  1. “Le persone sono importanti e questo film buca e riempie il buco”. Ha perfettamente ragione Miriam. Bellissima ex esaistiva la sua analisi. Credo fortemente che questo film lo si dovrebbe far girare anche nelle scuole, per scuotere la coscienza di tutti, adulti e diversamente adulti… Complimenti Miriam. 🍀😊

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