Ha recitato nel ruolo di Totò nel cult “Io speriamo che me la cavo”, film tratto dal romanzo di Marcello D’Orta, capolavoro cinematografico diretto dalla compianta Lina Wertmuller ed interpretato dall’indimenticabile Paolo Villaggio. Oggi Luigi L’astorina ha intrapreso una luminosa carriera nella musica techno e, tra una consolle ed un vinile, ci racconta della reunion in cantiere “Noi ce la siamo cavata”, il resoconto, a trent’anni di distanza, di una pellicola che, all’epoca, venne girata, nella sua scena finale, alla stazione ferroviaria di Andria

Ciao Luigi. Dal cinema alla consolle, cosa ti ha spinto verso  questa svolta artistica?

Il mondo della musica e della consolle mi ha sempre contraddistinto, dal 1996, dopo il film “Io speriamo che me la cavo” ed “Amico mio” con Massimo Dapporto. Ho comprato dei vinili e mi sono impratichito.

Come la musica techno, negli ultimi anni, ha rivoluzionato il lavoro del deejay?

Mi cimentavo tanto con la techhouse perché è un genere musicale che viaggia sui 127 BPM, un genere molto melodico. Oggi, invece, ho scelto la techno per la sua velocità che gira sui 135 BPM,  molto elettronica con delle basi strumentali .

Recentemente hai partecipato ad un evento “TechnoMas”. Puoi parlarcene?

È successo lo scorso 4 dicembre. Ho avuto l’onore di essere invitato da artisti del calibro di Sascia Delle Donne e Gerardo Terracciano. L’evento è stato per il Sottoscritto una straordinaria esperienza di crescita, un’opportunità che verrà bissata anche grazie al featuring di tre ragazze professioniste della techno. Per scaramanzia non posso aggiungere altro!

Voci di corridoio vorrebbero in fase di produzione un docufilm dal titolo “Noi ce la siamo cavata”, per la regia di Giuseppe Marco Albano. Lo confermi?

Assolutamente sì. Sarà una reunion con tutto il cast di “Io speriamo che me la cavo”, un’occasione pensata e ricreata dal regista Albano e dall’attore Adriano Pantaleo. Un appuntamento da non perdere…