Farneticare senza sosta

Fino ad un altro confine

Lambire ogni singola costa

Scrutando le ambigue mattine.

Un tetto dal selciato vetro

Due pezze per coprirsi di vergogna

Attraccate alla banchina dietro

Speranze affogate in una fogna.

Costretto in un presente insano

Assaporo, immaginando, un dolce lievito

L’orizzonte è lì, gli tendo la mano

Un bimbo, il suo spezzato gemito.

Infransi le mie barriere

Il tormento di vane paure

Raccontando di sfarzose crociere

A costellazioni di notti oscure.

Muto aspettavo un segnale

Inerme come neve che giace

Rammentavo un diverso Natale

Con silenzi ed urla di pace.

Un gioco, un treno, una pista

Eccoli, i miei e i loro risparmi

Sotto il copricapo di quello scafista

Avevo smesso di innamorarmi.

Spicciole memorie, graffiti sul muro

Pensieri trasgressivi, parole alla rinfusa

Ammiravo lontano l’illusorio futuro

O una dimora nella Itaca Lampedusa.