Per gli auguri natalizi, Odysseo ha scelto una foto scattata nel campo profughi di Moira, a Lesbo.

Il commento è affidato alla penna di Renato Brucoli. Non aggiungiamo altro…

Il mio presepe di quest’anno è fotografico. L’immagine è reale: scattata nel campo profughi di Moira, a Lesbo.

La fanciulla-madre, di origine siriana, non è riuscita a fuggire in Egitto sul dorso di un asino, ma ha cercato la salvezza via mare. Ce l’ha fatta per opera dello Spirito Santo!

Suo marito, profugo anch’egli, è in cerca di una sistemazione più degna. Dicono sia palestinese.

Il loro bimbo non è adagiato nella mangiatoia, ma in una cassetta di plastica, sotto una tenda più precaria della grotta di Betlemme. È più povero del Bimbo: senza bue e asinello a riscaldare l’ambiente.

Dovrei andare ad adorarlo!

Non prima di aver osservato, nei confronti di chi specula sulla rappresentazione natalizia fatta di statuine e cartapesta con l’intento di “riaffermare l’integrità identitaria, culturale e religiosa del popolo italiano refrattario agli intrusi” (un esponente del potere politico), che il presepe cristiano richiama il realismo storico dell’incarnazione; e che è densamente popolato, già da 2000 anni, di profughi e migranti. Di popolo in cammino, oltre ogni confine.

“La mangiatoia (ovvero la cassetta di plastica, n.d.r.) è il simbolo della povertà di tutti i tempi. Vertice, insieme alla croce, della carriera rovesciata di Dio che non trova posto quaggiù. È inutile cercarlo nei prestigiosi palazzi del potere, non è lì. È vicino di tenda dei senza casa, dei senza patria, degli intrusi, degli estranei, degli abusivi» (don Tonino Bello).

È nel campo profughi di Moira, a Lesbo di Betlemme, ad esempio. E anche nelle nostre città.


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Renato Brucoli (Terlizzi, 1954) è editore e giornalista pubblicista. Attivo in ambito ecclesiale, ha collaborato con don Tonino Bello dirigendo il settimanale d’informazione religiosa della diocesi di Molfetta e il Settore emerge della Caritas, in coincidenza con il primo e secondo esodo dall’Albania in Italia (marzo-agosto 1991) e per alcune microrealizzazioni di ambito sanitario nel “Paese delle Aquile”. Nella sfera civile ha espresso particolare attenzione al mancato sviluppo delle periferie urbane e fondato un’associazione politica di cittadinanza attiva. Ha anche operato nella Murgia barese per la demilitarizzazione del territorio. Autore e curatore di saggi biografici su don Tonino Bello e altre personalità del Novecento pugliese, dirige la collana Alfabeti per le Edizioni Messaggero Padova. Direttore responsabile della rivista Tracce, collabora mensilmente con il periodico La Nuova Città. È addetto stampa per l’associazione Accoglienza Senza Confini Terlizzi che favorisce l’ospitalità di minori bielorussi in Italia nel dopo Chernobyl. L’Università Cattolica del Sacro Cuore, per la quale ha pubblicato una collana di Quaderni a carattere pedagogico sul rapporto adulto-adolescente, gli ha conferito la Medaglia d’oro al merito culturale. L’Ordine dei Giornalisti di Puglia gli ha attribuito il Premio “Michele Campione”: nel 2013 per l’inchiesta sul danno ambientale procurato da un’industria di laterizi; nel 2015 per la narrazione della vicenda umana e sportiva di Luca Mazzone, campione del mondo di paraciclismo.