Non ci si compra la salvezza con un po’ di elemosina

Da anni la Chiesa e tutti gli enti no profit per il periodo di Natale promuovono raccolte alimentari e pranzi per essere vicino alle persone bisognose. Ma è necessario qualche chiarimento per conoscere il significato spirituale di queste azioni di carità. In primo luogo, bisogna uscire dalla logica che questi gesti siano obbligatori per garantirsi la salvezza eterna o peggio ancora per mettersi la coscienza a posto. Dio non ama a periodi ma ama sempre, perché il suo amore è gratuito per tutti. E dunque parlare di poveri, ricordarsi delle persone bisognose in questo periodo è diventato solo un esercizio retorico. Certo, bisogna essere grati per i tanti gesti di solidarietà e assistenza diretti ai bisognosi fatti da tanti credenti e non, ma questo non basta.

Sappiamo benissimo che vivere la carità tutto l’anno risulta molto difficile e molto dispendioso non solo in termini economici ma soprattutto umani. La donazione di sé è un continuo svuotamento delle proprie energie infatti nella Lettera di Paolo ai Filippesi “Cristo svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2, 7-8). Infatti inizialmente nella Chiesa antica l’anno liturgico non iniziava dalla nascita di Cristo, ma dalla fede nella risurrezione.

L’amore per l’Altr* è capace di costruire fraternità e ponti. L’amore è concretezza e quotidianità. L’amore, può spingersi fino all’eroismo, ma dev’essere quotidiano e abituale nei gesti. L’Amore si fa’, “…non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”. (cfr1Gv 3, 18-24). Ecco perché in una comunità di credenti, in una società civile, in una comunità di gente che si conosce e si ama fraternamente, la povertà assoluta va combattuta ogni giorno con mezzi e strumenti necessari per il bene della persona.

Ogni persona va accolta, ascoltata e curata e nel prendersi cura o in carica, che sia migrante o italiana non c’è alcuna differenza, è vitale cercare di individuare il bisogno reale e nel contempo stabilire delle linee educative. Questa metodologia scavalca la tradizionale logica assistenzialista e nel tempo diventa vincente. A piccoli passi e con grandi sacrifici si ottengono risultati molto importanti raggiunti mettendo al centro la cura della persona. L’indigenza, l’emarginazione possono essere eliminate solo ridando dignità, autonomia, libertà e indipendenza.

Da secoli il Natale celebra l’incontro tra Dio e l’umanità.

Nell’umanità, quindi, è possibile ritrovare il vero senso del Natale, la sua luminosità nelle ombre della vita.


FonteFoto di congerdesign da Pixabay
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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.