BREXIT – UK . È una decisione epocale quella che il popolo inglese ha preso con il referendum di ieri.
La vittoria del Brexit da un lato porterà ad un’enorme crisi che investirà tutti i mercati, dall’altro è un grande gesto a favore della democrazia e della libertà, a discapito dei mercati e della ricchezza, almeno in un primo momento.
In molti, infatti, dicono che questa decisione favorirà i più ricchi e sarà a discapito dei più poveri, che paradossalmente hanno votato per uscire dall’Unione Europea. Ma nessuno davvero sa cosa accadrà. Sono previsti anni di “incertezza” a livello economico, giuridico ed internazionale.
La motivazione più frequente dei sostenitori del “To leave” era “To take back control”: ” riavere il controllo della propria nazione”… e chi può biasimarli.
Sono italiana e mi son ritrovata a Londra proprio durante il referendum: per strada mi hanno fermato chiedendomi cosa avrei votato ed io ovviamente ho detto loro che da italiana non potevl votare qui, ma se avessi potuto avrei votato per restare in Europa. Per strada tantissime persone giravano con le spillette blu ”I’M IN” che vuol dire voto per rimanere in Europa e poche le persone con le spillette rosse “I’M OUT”, per lasciare l’Europa. Tutta la popolazione britannica era seriamente coinvolta in questa decisione e tutti si sono sforzati di informarsi e prendere una posizione in merito. Infatti, l’affluenza alle urne è stata la più alta che il Regno Unito abbia mai avuto.
A Londra la maggior parte della popolazione ha votato per restare in Europa, ma il voto complessivo di tutto il Regno Unito è stato “To leave”. La percentuale di scarto è bassissima: solo il 2% dei voti ha determinato la vittoria dell’uscita del UK dal Unione Europea. Il Paese è davvero spaccato in due. Solo il 2% dei voti ha determinato un cambio epocale per la nazione e non solo. Anche il resto dell’Europa risentirà fortemente di questa decisione, ma il dato impressionante è che la Scozia ha votato per rimanere, per cui “Molto probabilmente – come ha dichiarato il PM scozzese Nicola Sturgeon, – ci sarà un secondo referendum da parte degli scozzesi che decideranno se rimane in UK o in Europa”. Perciò il 23 giugno 2016, giornata dell’indipendenza britannica dall’Unione Europea, potrebbe diventare anche la giornata che segnerà la fine del Regno Unito, se la Scozia deciderà di lasciare l’UK. Anche l’Irlanda del Nord ha votato per rimanere in Europa, non parlano di alcun referendum per lasciare l’UK, ma di sicuro ci sarà bisogno di una nuova regolamentazione, visto che non vogliono rinunciare ai loro rapporti con l’ Unione Europea.
Come anticipato, io stessa avrei votato per rimanere in Europa, ma stando qui mi sono davvero incuriosita ed ho cercato di capire il punto di vista degli inglesi che vogliono lasciare l’Europa. Ho parlato con alcuni “British” e le risposte più frequenti sono state: “Vogliamo soltanto essere liberi di prendere le nostre decisioni, e non sottostare alle decisioni dei tedeschi. Vogliamo essere liberi di commerciare con tutti. L’Europa non conviene a nessuno. Solo alla Germania. Voi in Italia, perché non uscite? State facendo tanti sforzi e state ancora pagando gli interessi del debito e non ancora il debito pubblico…” – ”Noi non vogliamo cacciare nessuno, ma controllare solo chi arriva.” Alcune loro risposte erano spiazzanti.
Mi sono ritrovata nella cassetta della posta volantini di propaganda elettorale, uno di questi diceva:
“Vote To Leave :
– perché così saremo liberi di commerciare con la Cina, l’Australia e l’India.
– perché così invece di spedire 350 milioni di pounds ogni settimana a Bruxelles potremo costruire ospedali, case e scuole.
– perché così costruiremo un sistema di immigrazione più sicuro”.
Ho iniziato a capire le loro ragioni. Sulla BBC tutte le mattine nel programma The Wrigth stuff, venivano intervistati i MP (Membri del Parlamento ). Mi ha colpito l’intervento, di qualche giorno fa, di una di loro a favore dell’Unione Europea, che dopo l’assassinio di Jo Cox, (prima vittima della secessione inglese), ha tentato di fare un ultimo accorato appello ai britannici, affinché votassero per rimanere in EU dicendo: ”Noi non vogliamo coltivare il seme dell’odio tra i popoli. Siamo responsabili delle nostre scelte. È questo il paese che vogliamo? Noi non vogliamo che vinca la xenofobia e il razzismo in UK. Non è mai stato così e dobbiamo impegnarci affinché non lo diventi ora“. Era sinceramente commossa e l’assassinio di Jo Cox a Londra ha commosso e colpito tutti. La campagna elettorale ha moderato i toni ed è diventata più cauta e responsabile dei messaggi xenofobici che indirettamente stava mandato negli ultimi mesi.
Infatti, anche oggi, tra i vincitori, John Mann (Labour, sostenitore della campagna “To leave”) ha tenuto a precisare che il problema dell’immigrazione è davvero marginale: “Io sono contrario al razzismo e sempre lo sarò, la decisione di uscire dall’Unione Europea non ha a che fare con la discriminazione, ma con il riappropriarci del nostro Paese e delle decisioni sui nostri mercati”.
Dunque, tra i vincitori in molti continuano a ripetere che il punto non è l’immigrazione ma “il controllo”. I britannici rivogliono il controllo della propria nazione e delle proprie scelte, eh sì, certo, vogliono anche controllare l’immigrazione, ma non vogliono “cacciare” o discriminare nessuno. Vogliono semplicemente controllare chi entra nel loro Paese e cosa fa, controllare il flusso dell’immigrazione, ma non discriminare nessuno.
Su questo punto c’è l’unanimità di entrambe le fazioni, infatti molti dei sostenitori della campagna “To leave” continuano a ripetere che “Tutti gli europei che vivono in UK sono i benvenuti”. Speriamo che non siano solo slogan politici. Speriamo che sia davvero possibile conciliare il forte senso di identità e libertà nazionale con l’apertura, l’accoglienza ed il rispetto tra i popoli. Anche se mi sembra molto difficile. C’è un grosso divario tra i discorsi dei politici in tv e le opinioni della gente per strada. Molti i timori riguardo al futuro, ma l’unica speranza è che questo referendum sia un grande segno di democrazia, libertà e identità nazionale e non un pretesto per fare un passo indietro e tornare a innalzare muri e a discriminare. L’unica speranza, o forse “utopia”, è che si possa mantenere un’apertura tra le nazioni e i popoli pur preservando la propria identità.