Personalità robusta, vivacità, creatività, risata accattivante, stile inconfondibile e grande voglia di fare, in due parole, il coraggio di osare. Sono queste le peculiarità di un giovane trentenne stilista andriese, Pasquale Inchingolo, creatore del brand D-Project Inc.
Una linea pulita, raffinata e al contempo fantasiosa, che si sta facendo largo nel mondo della moda, avendo già partecipato, a poche settimane dalla sua nascita, ad un “fashion event” come quello del Pitti.
Pasquale Inchingolo è un classe 1983, il quale, con una solida gavetta, iniziata col diploma in perito grafico, ha affrontato vari step, sino a raggiungere, grazie alla sua voglia di arrivare, alla sua perseveranza e al suo estro stilistico, una meta importante come la creazione di un proprio brand. Tuttavia Pasquale, pur essendo un uomo creatosi da solo, sbocciato da un diamante grezzo, non si sente per nulla arrivato. La sua è una continua evoluzione artistica, perciò non sarà mai appagato in ciò che elabora.
D-Project Inc nasce dal rapporto quasi fraterno tra Pasquale Inchingolo, direttore creativo, e un imprenditore nostrano qual è Pasquale Vendola, titolare della Zero&Company, che gestisce brand come Siviglia, Paciotti e Pignatelli. Vendola è molto attento ai talenti della propria terra e, avendo conosciuto nel 2012 Pasquale Inchingolo, lo promuove responsabile dell’ufficio stile e direttore creativo di tutti i brand della stessa azienda.
Nell’ultimo anno vi è il cambiamento, con la voglia di imporre le proprie idee nel palcoscenico della moda italiana. È dalla loro società che nasce un connubio perfetto, madre di D-Project Inc.
Il primogenito di D-Project Inc è stato un capospalla, un giubbino in nylon trasparente tecnico, che permette sia di visualizzare l’imbottitura usata sia di non avere sbalzi di temperatura rispetto a quella che il corpo stesso produce. L’imbottitura invece è un tremore tritato e tinto con i colori del brand, iniettato come se fosse piuma, rendendo il tutto più ecologico.
Ciao, Pasquale. In primis, vogliamo sapere da dove trae origine la tua passione per questo lavoro.
Ciao a tutti. A dir la verità, credo che la passione per il mio lavoro sia nata quando ancor ero in grembo a mia madre. Infatti, i miei genitori lavorano da quarant’anni presso Bolle Bleu, uno dei negozi di abbigliamento per neonati e teenagers più rinomati e apprezzati ad Andria e dintorni.
L’odore degli stracci mi ha pervaso sin dalla tenera età e non più mi ha lasciato, anzi è sempre più persistente.
Come e dove è nato il tuo progetto?
Bella domanda. Il progetto di questo nuovo brand è nato nel mio ufficio, in un momento molto particolare della mia vita. Avevo bisogno di stimoli, di sentirmi importante, di sentirmi realizzato dal punto di vista lavorativo. Non sono il tipo che ama una vita appagata; per rendere l’idea, non mi accontento del famigerato “posto fisso”. Così, con carta e matita, ho iniziato a buttar giù schizzi. L’idea finale si è fermata sul D-Project, dove la D rappresenta la “Door” del mio futuro, il progetto della mia vita.
Quali sono i tuoi riferimenti creativi e culturali?
Apprezzo qualsiasi forma artistica, dalle arti figurative alla musica. È da quei flussi che traggo espressioni, colori, concetti armonizzanti e deformi al contempo. È chiaro che la mia “weltanschauung” è arricchita dai viaggi che intraprendo con l’azienda per cui lavoro. Sono esperienze che ti danno una visione della moda multietnica: dai modi di vivere a quelli di abbinare colori e materiali, a quelli di esprimere un proprio look, dai Paesi più lungimiranti e aperti come quelli occidentali, a quelli più “severi” stilisticamente, e non sono io a dover specificare quali.
Trovi complicanze ad emergere nel mondo dell’imprenditoria?
Emergere oggi, in un modo cosi vasto e ricco di cliché come quello della moda, è una delle montagne più difficili da scalare, non lo nego. Il mercato è saturo, non sono presenti sistemi che diano possibilità al nuovo di farsi strada, non ci sono contributi, non ci sono persone fisiche pronte a investire su talenti, che rimangono in tal modo dei semplici visionari.
A tuo parere, il mondo della moda ha bisogno di poderose modifiche?
A mio giudizio è tutto il sistema marketing che ha bisogno di variazioni, e non solo quello della moda. Purtroppo, qualsiasi business è sempre canalizzato sulla stessa piattaforma, segue sempre lo stesso iter per arrivare al compratore. Credo che questo sia una delle cause della crisi odierna: la saturazione del prodotto. Puoi essere sdraiato sul tuo divano e nel frattempo non ti accorgi che il tuo armadio è pieno. Il colpo di grazia lo hanno dato i gruppi low-cost, iniziatori della fast fashion. Acquistiamo solo online, o per il prezzo o per un’idea di compensazione, perdendo quello che è il racconto del prodotto, il contatto con esso.
Qual è l’aspetto che più ti piace del tuo lavoro?
A bruciapelo ti risponderei la creatività. Il riuscire a rendere tangibile e concreto una mia visione. In seguito, far sì che possa essere trasmessa all’ultimo anello della catena di commercio, il compratore. Dalla visione all’acquirente: sì, direi che questo è quanto mi dà gioia.
Siamo ai saluti…
Grazie mille a Odysseo e ai suoi lettori per questa opportunità. Vorrei aggiungere che siamo reperibili sia su Facebook che su Instagram alla pagina di D-Project Inc.