No. Decisamente non ci piacciono. I numeri segnati sul braccio non ci piacciono e ci lasciano senza parole le immagini di poliziotte in guanti di lattice, mentre marchiano con un pennarello blu gli avambracci dei rifugiati. Troppo vivo il ricordo dell’orrore: quello della Shoah come quello degli schiavi marchiati a fuoco, quasi fossero capi di bestiame.

Per questo noi di Odysseo scriviamo qui il nostro modesto, ma fermo, j’accuse contro l’idea del governo ceco (nome omen…) che ha pensato bene di numerare i treni e i vagoni di immigrati in arrivo, salvo poi riportarne le cifre sulle braccia degli immigrati, inclusi i bambini. Ha, infatti, destato scalpore la foto pubblicata dal quotidiano Mlada fronta Dnes, in cui si vede una bimba di 4-5 anni addormentata tra le braccia della mamma al posto di controllo, mentre il suo braccino viene marcato con la sigla C5.

img.phpIntano, il premier ungherese Viktor Orbàn ha deciso di spedire altri 2100 poliziotti in assetto antisommossa, a presidiare la frontiera, ma questo non serve a fermare l’arrivo di altre migliaia di disperati. Gente che fugge dalla fame, dalla persecuzione, dalla guerra. Gente arrivata in Europa dal Pakistan, dall’Afghanistan, dalla Siria. Gente che si accalca nella stazione ferroviaria di Keleti, in vana attesa, mentre profughi su profughi continuano ad arrivare.

Ecco perché la risposta non può essere un numero sul braccio. Come non possono essere i muri della vergogna. Ed ecco perché a differenza di quanto si legge su alcune testate italiane, una misura del genere va condannata “senza se e senza ma”. Anche perché i cattivi esempi sembrano essere i primi ad essere replicati e magari qualcuno sta già pensando di imitarli.

Facciamo nostra, dunque, la denuncia di Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche che, proprio a proposito del comportamento delle forze dell’ordine ceche, ha stigmatizzato: “È un fatto gravissimo”, aggiungendo che trattare gli immigrati come “bestiame al macello” inevitabilmente richiama alla mente il periodo più oscuro della storia contemporanea.