Chissà dov’è la libertà
Eva è donna di mezza età, bionda col viso roseo, alta e possente, vestita senza gusto, femmina all’anagrafe. Ha il nome dell’amante del fuhrer, come pure della prima peccatrice della genesi. Lei pallida di desideri e pulsioni particolari, vuole solo finire quel maledetto cantiere su cui ci ha speso anni e anni. Come ogni giorno, ci arriva in bici col vento gelido del nord.
Abita nella parte est della città, ingegnere senza gloria, operaria si sente come suo padre e sua madre, stessa mole, stesso sorriso stretto, stessa vita arida.
La città è cambiata eccome, i cantieri si sono moltiplicati e estesi, tubi rosa sospesi portano acqua.
I segni della guerra sono lontani, tutto è stato ricostruito da non crederci se non fosse per vecchie cartoline che ancora girano. La porta di Brandeburgo non è più sola, del muro ci sono pezzi ovunque che ci si costruirebbe e la muraglia cinese.
La foto di Bréžnev e Honecker che si baciano in bocca è nei pub come sottobicchieri. Eva deglutisce birra e saliva.
È divenuta ingegnere per niente e per tutto. È la sua città, il solo mondo dove prova una specie di riscatto, in bilico tra l’est e l’ovest. Teutonica, non ha la femminilità delle francesi o la grazia delle orientali, anche se dirige tanti uomini che la trattano da pari, un rimasuglio di dolcezza nell’animo urla. Dopo wurstel e crauti che l’alito le puzza, inspira vento. La giornata sta per finire.
Ha visto la città evolversi. Lei invecchia e Berlino no. Com’è?
Berlino è snella, coi parchi grandi e i palazzi lucenti, coi treni e i tram che ballano tra loro e parlano russo
Berlino è la farsa dopo la tragedia, è il parcheggio sterrato sul bunker di Hitler, il buio pesto.
Non una targa, non un segno. Berlino è vita: la polizia protegge vigile il presente
Eva torna a casa: la bici balla su quella fila stretta di mattonelle che corre nella città come un cordone infiammato, una lama affilata, un nervo scoperto. Al checkpoint charlie altri sghignazzi dietro i sacchi di sabbia: turisti insulsi, porteranno a casa foto e che altro. Un retrogusto amaro, un cappotto antico a bavero alto, il ghetto ebraico, l’acqua molto frizzante e neanche un po’ di neve?
Eva pensa in tedesco
Chissà dov’è la libertà.