Un amico è tale se, vedendoti un mattino uscire di casa in maschera senza che sia Carnevale, prova a spiegarti che sei ridicolo…

Da settimane e da mesi, il nuovo look del rigenerato Silvio Berlusconi è bersaglio di ironie e sberleffi in rete. Essendo io un settantenne politicamente corretto, evito di associarmi nel tiro alla “mummia”, nella vana speranza che qualche Bertoldo convinca il Re a rivestirsi, ammesso che la cosa sia chirurgicamente possibile. I miei pudori -lo ammetto- non riescono a fermare i risolini che involontariamente mi scappano, ma quei risolini mi inducono a una riflessione. Cerco di condividerla con voi.

Mi domando: perché un uomo ricco e potente, un personaggio che, nel bene e nel male, è stato l’emblema dell’Italia nel mondo; un tipo stravagante che -a detta di credibili politologi- ha anticipato Trump; ebbene un signore così si concia (o accetta di conciarsi) nel modo che ognun può vedere, senza scoppiare a ridere, visto che non è stupido. A lui va riconosciuto il merito di lottare da anni senza quartiere contro la naturale decadenza degli esseri umani; la vecchiaia combattuta con tigna, con puntiglio, con spargimento di euro a pacchi (visto che può). Lui è certamente il miracolo meglio riuscito a don Verze’, buonanima della sanità.
Ma poi, come dire, l’uomo ha esagerato nella vittoria …Perché?
La mia risposta è che Berlusconi, l’unico uomo pubblico che abbia una vera corte reale, alla fin fine non ha un amico. Oppure dicono il falso coloro che gli dichiarano amicizia. Perché, a mio parere, un amico è un uomo o una donna che ti dice la verità anche quando fa male, è sgradevole, mette in discussione le tue scelte e le tue certezze. Un amico è tale se, vedendoti un mattino uscire di casa in maschera senza che sia Carnevale, prova a spiegarti che sei ridicolo, poi – con il cuore a pezzi – chiama gli infermieri che ti accompagnino dal medico giusto. Un amico è colui che ti mette al riparo per non vederti sommerso dal veleno delle risate.
Pensate che B. abbia un amico? È forse questa l’unica vera domanda, per quanto del tutto retorica.

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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).