Sono ferma.
E aspetto.
Sono andata via.
Ho imparato com’è.
Sono tornata.
Ho camminato ancora.
Nel mezzo, ho subito.
Ah! Le antipatie gratuite dei potenti, sono esse stesse armi potenti.
Altri potenti mi hanno insegnato a non chiedermi più perché.
Non serve, mi hanno spiegato.
Il perché lo conosco di default, mi hanno detto.
È vero: sono io.
E da me aspetto.
Aspetto ancora.
Sono stata programmata per aspettare.
La pazienza, una virtù sudata.
Come la strada: osservo.
Del resto è un viaggio.
Nessuno è davanti e nessuno è rimasto indietro.
Nessuno è la versione 2.0 e nessuno è meno illuminato.
Tutti siamo studenti e tutti siamo insegnanti.
E siamo esattamente dove dobbiamo essere.
Non è un concorso.
È un percorso.
Ti auguro di poter imparare ad accettarlo.
Senza rincorrere e senza invidiare.
Senza sentirti da meno e senza ostentare di più.
Ti auguro assenze utili e non presenze ingombranti.
Ti auguro vuoti nutrienti e non pieni scaduti.
Ti auguro solitudini arricchenti e non caos impoveriti.
Ti auguro di essere e non imitare.
Ti auguro di diventare un fiore e non recidere altri fiori.
Quello sboccia fra mille altri o nel cemento.
E se ne infischia gentilmente: non fa paragoni, non insegna diseguaglianze e non spreca energia invano, tentando di tirare alcuno verso il basso.
È intelligente, si muove in modo genuino.
Semplicemente fiorisce.
E aspetta il sole.
Il fiore vince.
Ti auguro la pace.
Buon 2023.