Il bello che salva

Nella Bibbia, nel racconto della creazione, attraverso il quale Dio è presentato come artigiano, si trova una parola, in ebraico tôb, che è tradotta con buono.
In realtà, nell’ebraico tôb, vi è celata una pluralità di significati. Tôb non solo significa buono, ma anche bello e utile. Il creato è infatti paradigma di estetica, etica e funzionalità.
Ogni uomo e donna partecipano dunque alla bellezza, alla bontà e alla utilità, attraverso il loro impegno, in una dinamica creazionale.
Ogni persona, dunque, ha il compito di essere generativo di bontà. È dalla bontà interiore che si genera la bellezza contemplativa.
Oltre a essere una persona buona, ogni essere umano deve essere utile, come i beni del creato, e funzionale al bene altrui.
Oggi, più di ieri, inondati dalla logica dell’usa e getta, è fondamentale riparare ciò che è rotto. Un oggetto rotto non è utile ma, se riparato, torna ad esserlo.
La creatività umana esige il progetto della riparazione dei rapporti, del creato e della riconciliazione con se stessi. Siamo utili per riparare ciò che non è stato in linea con la bontà e con il progetto di realizzazione umana.
La bellezza si apre alla tenerezza e alla delicatezza.
Bello è l’atteggiamento di chi sa essere custode della vita altrui, particolarmente nelle fragilità.
Bella è l’arte del restauro interiore, che fa riemergere le luci spente, dell’ascolto libero e dell’umile accoglienza.
Dall’usa e getta, che sta facendo del nostro giardino terrestre una discarica, possiamo passare al ‘ripara e cura’.
Ciò che è riparato e curato torna a splendere di nuova luce.
La bellezza, unità alla bontà, sa curare dall’interno l’esterno, passando da logiche costruite dall’apparenza a rocche costruite sulla roccia della verità.
Non l’utilitarismo funzionale, ma l’utilità sostanziale non può essere separata da un’etica del volto, radice di bontà, di bellezza sociale e di utilità poggiata sul colle del dono.
Bellezza, utilità e bontà, armonizzate dentro di noi, possano tornare a donare melodie nuove, ricreando meraviglia e stupore nel lavoro, nei rapporti e soprattutto nei cuori.