
e le sue “Illuminazioni”
Nella Lettera del veggente (Lettre du Voyant) Arthur Rimbaud annuncia una nuova poetica: il poeta deve “farsi” veggente, deve coltivare la sua anima a prezzo di “ineffabili torture”, deve distruggerne l’ordine apparente e disintegrarla per ritrovare il caos. Il poeta è colui che attinge l’ignoto, il mistero, l’Assoluto.
Si tratta di una missiva inviata dal poeta all’amico Paul Demeny il 15 maggio del 1871, considerata il primo vero manifesto dei movimenti d’avanguardia letteraria e della poesia moderna. L’autore vi espone infatti le sue teorie rivoluzionarie sulla funzione sociale del poeta che contribuisce al progresso spirituale dell’umanità.
Secondo lui il Poeta è un profeta con la missione di guidare gli uomini sulla strada dell’avvenire.
«Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non serbarne che la quintessenza.»
Nella raccolta Illuminations, composta da 42 brani, Rimbaud traduce in un contenuto poetico la sua intima visione onirica; il verso è sostituito spesso da una sorta di prosa poetica e riassume al meglio le sue idee.
Questo suo capolavoro poetico è il risultato di ispirazioni e sentimenti sempre diversi: esaltazione che, a volte, naufraga in abissi disperati, confessioni di un animo provato, non di rado anche dalla droga.
Illuminations sono la testimonianza della sua tormentata esistenza, un continuo viaggio tra sogno e realtà, tra vita concreta e visioni sublimi di un altrove unico che diventa lirica che attinge alla libertà dell’immaginario, ai sensi, alla visione irreale attraverso momenti di estasi e di libertà.
«Fiori magici ronzavano. I pendii li cullavano. Bestie di una eleganza favolosa circolavano. Le nubi si addensavano sull’alto mare fatto di una eternità di calde lacrime.»
L’opera ha esercitato una grande influenza su tutta la poesia successiva e colloca il suo autore tra i precursori immediati del surrealismo.