Dopo Emilio Colombo, torna un italiano in capo al Parlamento Europeo. A deciderlo è stato il quarto scrutinio di voto a Strasburgo.

Non sono bastate le 282 preferenze del candidato socialista, Gianni Pittella, a fermare l’ascesa dell’esponente del Partito Popolare Europeo. I 351 voti ottenuti da Tajani, infatti, hanno sancito la sua elezione.

Fondatore, nel 1994, assieme a Silvio Berlusconi, di Forza Italia, Tajani ha, più volte, difeso l’operato dell’imprenditore milanese all’estero, non lesinandogli, tuttavia, critiche feroci all’interno dei confini nazionali. Le sue posizioni rispetto alla tutela dei lavoratori, hanno reso Tajani, agli occhi di molti, una voce autorevole e bipartisan.

Ma la successione a Martin Schulz arriva da molto lontano. Diplomatosi al Liceo Classico “Tasso ” di Roma e conseguita la laurea in Giurisprudenza, prestato servizio in aeronautica, Antonio Tajani si dedica alla professione di giornalista, lavorando prima per  “Il Settimanale”, poi al Gr1 e infine alla redazione romana de “Il Giornale”. In politica alterna grandi sconfitte sul piano nazionale a lusinghieri successi in campo europeo: non viene elettto deputato nel 1996 e perde, nel 2002, la corsa alle elezioni a Sindaco di Roma contro Walter Veltroni. Divenuto Eurodeputato già nel 1994, viene sempre rieletto, fino al 2008, quando lascia Strasburgo per subentrare a Frattini nella Commissione Barroso I. Qui, come vicepresidente, gestirà il settore trasporti e promuoverà la carta dei diritti dei passeggeri aerei, offrendo un importante contributo al salvataggio di Alitalia, lavoro riconosciuto danche dall’attuale Presidente della compagnia, Luca Cordero di Montezemolo.

Un importante scatto di carriera lo realizza entrando nel gabinetto Barroso II con responsabilità su Industria e Turismo. Vince la battaglia contro la chiusura della Tanneco a Gijon, e la Città asturiana, in segno di gratitudine, gli dedica, addirittura, una via.

Nel 2014 Renzi preferisce la Mogherini a lui per la poltrona di Alto rappresentante per gli esteri della UE. Tajani non ci sta: lascia la Commissione e rinuncia ad un’indennità di 468mila euro, ma viene di nuovo eletto al Parlamento Europeo, lo stesso che, poco più di due anni fa, lo elegge, con una valanga di preferenze, Vicepresidente dell’EuroCamera. Poi, ieri, l’elezione a Presidente: il secondo italiano a riceverla, dopo Emilio Colombo, morto nel 2013, che fu Presidente del Parlamento Europeo dal 1977 al 1979.

Il suo discorso d’insediamento alla Presidenza del Parlamento Europeo ha visto, immediatamente, vertere l’attenzione su annose questioni, soprattutto, italiane. La dedica ai terremotati, ai clochard e ai senzalavoro ha commosso la platea dell’UE. Ora attendiamo trepidanti che le nostalgiche lascrime si trasformino in speranzosi sorrisi di ripresa economica e sociale.