Quanta ipocrisia, e quale ignoranza, in chi oggi condanna l’antisemitismo e da sempre ignora la storia…

Odysseo ha dato conto, due giorni fa, della propria posizione sugli sconcertanti fatti legati alla inqualificabile offesa che alcuni barbari, sedicenti tifosi laziali, hanno arrecato alla memoria di Anna Frank e di tutte le vittime della Shoah. Un’offesa che ferisce tutti noi, non solo chi alla Shoah è sopravvissuto o chi piange i proprio cari.

Ancora più inqualificabili ci sono parse le parole del presidente Lotito: “Famo ‘sta sceneggiata”…

Eppure, proprio da queste parole vogliamo prendere spunto per una nostra ulteriore, sscomoda e, si spera, scomodante riflessione.

Una sceneggiata: proprio questo, ogni giorno, pare proporre il baraccone massmediatico. Arrivisti, squali, giornalisti rampanti, veline, soubrette decadute in cerca di un posto al sole, politicanti opportunisti, capipopolo e gente che non ha mai lavorato in vita propria, perché troppo impegnata a incassare lauti compensi nelle vesti di “opinionista” …Che schifezza! Quanta ipocrisia!

Chiedo scusa, ma io vorrei scendere. Non se ne può davvero più.

Oggi un incidente ferroviario, domani uno scandalo, dopodomani un terremoto, un disastro o un incendio: l’elefantiaca produzione, che mette quotidianamente la nostra vita sullo schermo o sulle prime pagine dei giornali, ha bisogno, ogni giorno, di notizie che catturino l’attenzione del consumatore (non è un caso se non scriviamo: persone e cittadini…).

E allora tutto fa brodo. E giù lacrime, commozione, parole di condanna… Nessuno può sottrarsi, tutti siamo chiamati a commentare, del resto lo fa anche Odysseo.

Anzi: meno male che ci sono degli ignoranti cronici che si lanciano nella più insensata e assurda offesa antisemitica e meno male che il presidente Lotito si fa prendere con le mani nel sacco… Evviva! Altro materiale da prima pagina, altro scoop, altra corsa… Il tutto, ci mancherebbe, in nome del “diritto all’informazione”.

Già, l’informazione. Quella che tutti propongono e più nessuno cerca. Quella fatta di tweet da 140 caratteri e mai di veri approfondimenti. Quella che oggi grida “giustizia” contro un barbaro omicidio e domani porta in tv i genitori dell’assassino…

Quella che, giustamente, condanna l’antisemitismo e che mai si chiede se ci sia, oggi, al mondo un Governo che persegue una politica antisemita: per esempio il Governo di Benjamin Netanyahu, in Israele, per esempio a danno di semiti quali sono i Palestinesi… Quella che, ad esempio, non ha mai letto il rapporto di Amnesty International sui diritti negati, in Palestina, a donne, uomini e bambini, a reclusi in campi profughi o a prigionieri buttati in cella in modo arbitrario, per anni, senza processo.

Quella che non parla della storia di giovani ragazzi e ragazze israeliani, come Tair Kaminer, in carcere perché obiettori e obiettrici di coscienza: perché non ci stanno a rendersi complici, col servizio militare, di una occupazione illegittima della terra altrui, di demolizioni di case, di sequestri di pozzi, di oliveti rasi al suolo, di bambini o gestanti lasciati morire in ambulanza in attesa di passare un checkpoint per raggiungere l’ospedale, dell’edificazione di un muro che ruba e divide.

Ma questa, si sa, è un’altra storia. Quella che non vogliamo sentire né conoscere. Perché la storia non la scrivono i vinti.


3 COMMENTI

  1. L’idea, la voglia di ‘scendere’ è – a volte – tanto forte, quanto sbagliata. Eppure tutti, nella nostra vita, l’abbiamo sentita – spesso – impellente, irrefrenabile. Ciò nonostante, riusciamo a trovare sempre la forza di rialzarci e di riprendere il cammino, la strada che abbiamo scelto. Almeno, così è nella Scuola; la Scuola che è stata la mia vita per tanti anni. Almeno, così dovrebbe essere per chi ha scelto questo difficile, meraviglioso lavoro. I nostri ragazzi, quelli che oggi si usa definire indifferenti, superficiali, vuoti, pigri, disinteressati meritano tutta la cura, l’attenzione, tutti gli abbracci che li possano aiutare a crescere. Lo scorso anno scolastico, abbiamo parlato – al Colasanto -con i nostri stupefacenti ragazzi della triste condizione della martoriata Siria. All’inizio ci appariva un’idea un po’ folle, una montagna troppo alta da scalare. Ebbene, ancora una volta, i ragazzi ci hanno stupiti: attenti, interessati, consapevoli e partecipi, ci hanno messo cuore, anima e, alla fine, il miracolo si è avverato. I ragazzi hanno compreso, hanno imparato e, inoltre, è scattata spontaneamente la solidarietà. Alcuni di loro si sono anche presentati, alla Maturità, con un percorso proprio sulla Siria. Ecco cosa succede quando gli studenti incrociano, sulla loro strada, buoni docenti, buoni maestri che non si preoccupano solo dei libri, dei saperi riciclati e – con tenacia e ostinazione – si avventurano su percorsi nuovi e, spesso, impervi. Ci vuole coraggio, passione, rispetto per i ragazzi che abitano le nostre aule; mai sottovalutarli, mai guardarli con sufficienza. Bisogna avere instancabile fiducia in loro perché ‘un altro mondo è possibile’ è solo attraverso la scuola, attraverso i nostri studenti, che possiamo realizzarlo. Poveri coloro i quali non hanno compreso questa semplice verità.

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