“L’amore si moltiplica quando si condivide attraverso la scrittura”
Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano.
Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.
Odysseo la ringrazia per la sua disponibilità. Essere poeti o poetesse: talento, predisposizione o una vera e propria scelta?
Grazie a voi per avermi cercato, ne sono onorata.
Credo che la poesia così come la scrittura in generale ci scelga dall’inizio: si presenta come un respiro di cui non si può più fare a meno. L’orizzonte diviene una tavolozza variegata su cui le emozioni disegnano quadri di bellezza. Perché la poesia nasce dalla ricerca del bello e del vero, quasi come un’intuizione di quanto la vita possa farci dono.
Chi scrive diviene strumento e si lascia condurre dalla sua ispirazione trovando numerosi spunti nella realtà che lo circonda: piccoli richiami che inducono a toccare il tutto con lo sguardo e con il cuore in una armoniosa sinestesia di intenti.
La relazione che si crea con le parole si trasforma in un’intima complicità: scrivere significa quasi ubbidire a un sogno che resta addosso finché non trova il suo abito più bello da indossare.
I suoi libri o raccolte di poesie hanno seguito per la pubblicazione la solita trafila destinata agli esordienti: un certo quantitativo di copie stabilito con editore da pagare o senza alcuna spesa da parte sua?
Numerosi scritti compaiono in antologie, e-book, dvd. Ho cominciato prestissimo a scrivere e il mio primo racconto “Un figlio” diverso pubblicato con la casa editrice Savarese ha segnato l’ingresso nel mondo avvincente della scrittura.
Pubblicare, anche se dietro un piccolo compenso, significava dare fiducia alle parole che si affollavano ballerine dentro. Poi, a seguire, la silloge “Piccoli sussurri” pubblicato da Libro Italiano nella collana Poeti italiani contemporanei.
Ma il mio “piccolo grande volo” lo devo all’Editore Alessio Rega della casa editrice Les Flaneurs che ha creduto in me e, senza chiedermi alcun compenso, mi ha sostenuto nella pubblicazione del romanzo “Fra le crepe dell’anima” che mi sta regalando grandi soddisfazioni.
È importante questo, perché prima della pubblicazione il romanzo viene accettato o meno dopo una attenta lettura. Spesso invece, dietro compenso, viene pubblicato di tutto o quasi, senza un lungo lavoro di editing alle spalle.
“Fra le crepe dell’anima” prende le mosse da una vicenda di amore e morte per arrivare a scandagliare tutti i sentimenti più neri dell’animo umano: l’ossessione, la solitudine, il rimpianto, l’assenza. È una storia corale che si svolge tra Sanremo e Parigi, con al centro un’umanità dannata e perdente. Così, nel tradizionale gioco tra vittima e carnefice, le carte in tavola sono puntualmente scombinate e alla fine nessun personaggio ne esce purificato.
“Fra le crepe dell’anima” rappresenta, dunque, il tentativo di sezionare il dolore perché se il desiderio è mancanza, è soprattutto un vuoto da riempire.
A volte si è valigie scomode in cui si armeggia con la serratura delle parole e nello stridore delle corde d’aria i respiri si appiccicano addosso e pungono.
Come è successo a Federico, a Marlene, a Sarah che lottano per entrare nella vita senza corazza per somigliarsi, per aumentare le possibilità di essere felici, per non essere scarti di cuore laddove il delirio, se c’è, è una zona di passaggio fra la fantasia e la realtà.
Potrebbe vivere di sola poesia?
Sicuramente non potrei vivere senza la scrittura, fa parte di ogni mio giorno e, anzi, è il modo di salutare il mattino. Ricavarmi all’alba o quasi del tempo solo mio per lasciar fluire i pensieri e scrivere.
Tuttavia adoro molto il mio lavoro di insegnante che mi arricchisce di esperienze e di emozioni.
Il suo primo libro o raccolta di poesie, la prima folgorazione letteraria?
Il mio primo racconto “Un figlio diverso” trae origine da una esperienza di volontariato con bambini disagiati e con disabilità, accompagnati a Lourdes per un pellegrinaggio nazionale. Essere a contatto un’intera settimana con loro mi ha fatto capire quanto sia prezioso dedicare il proprio tempo a chi ha bisogno di te e che la bellezza nella sua specialità non muta colore, anzi lo ravviva lasciando impronte indelebili.
Come un raggio di sole che sprigiona luce in ogni buio, soffiando forte forte su nuvoloni neri e carichi di tristezza.
Dobbiamo raccontare che non siamo solo fatti di pioggia, ma siamo nati per splendere e far splendere.
Dedicherebbe una sua poesia ad un politico attuale e a chi?
Forse dedicherei alcuni versi a Salvini, spiegandogli che non c’è differenza che tenga nel rispetto dei diritti di ogni uomo in termini di accoglienza e amore. Gli racconterei che un’Italia così stratificata e divisa ci riporta storicamente indietro nel tempo quando ancora non c’era la libertà e bisognava combattere.
Dico forse perché, poi, non so quanto servirebbe se non c’è una sua disponibilità all’ascolto.
La cultura italiana, nel 2018, è appagante o deludente?
Credo che bisogna impegnarsi in prima persona per diffondere la cultura e sensibilizzare i giovani a studiare per costruirsi un futuro migliore. Certo è una sconfitta che studiosi molto dotati siano costretti ad andar via per veder riconosciuto il loro talento. Bisogna adoperarsi perché questa “fuga di cervelli” si arresti e ognuno possa mettere le proprie competenze al servizio della propria nazione. In questo senso dobbiamo molto crescere!
Cosa legge di solito?
Faccio parte di un Circolo di Lettori della Libreria del Teatro di Gianluca Rossiello a Bitonto, città in cui vivo, e come insegnante ho sempre un libro fra le mani da respirare e recensire. Uso il termine respirare perché oggi quasi ci siamo dimenticati di quanto sia bello l’odore della carta stampata a dispetto dei tanti e-reader, che forse sono molto più pratici ma tolgono il gusto di sfogliare pagine, sottolineare le frasi che piacciono di più e tornare a maneggiarli dopo tempo per cercare ancora altri punti di vista.
Un sogno nel cassetto?
Scrivere, scrivere e ancora scrivere, avere un pubblico con cui potermi confrontare e crescere, non perdere mai lo stupore.
La scrittura è la barca con cui salpo ogni mattina verso l’infinito orizzonte dei sogni.
Se dovesse barattare o scegliere tra amare, una famiglia o semplicemente un compagno, e scrivere?
Non baratterei mai nulla, l’amore dei miei cari è una ricchezza immensa, poi i miei figli e mio marito credono in me e mi spronano a continuare.
L’amore si moltiplica quando si condivide attraverso la scrittura. Un soffio di vento che non scompiglia ma semina, non separa ma unisce. Mi sento molto fortunata per tutto l’amore che ho.