Nell’articolo di Dea Gallarini, “Sempre notte ad Andria”, pubblicato sulla rivista “Noi Donne”, il 12 marzo 1950, si parla delle Grotte come di cartoline illustrate. Quella colata di cemento che coprì i sogni e la dignità degli andriesi, oggi ci offre l’opportunità di visitare dodici villaggi chiamati ”casali”, la cripta di una “civiltà rupestre” ancora sconosciuta ai giovani ma da riqualificare nel segno della tradizione del territorio. A condurci nei sentieri di Andria Sotterranea è  la guida di ”Turisti in Puglia”, Daniela Porro:

Ciao, Daniela. Perché solo recentemente si sta valorizzando il “percorso turistico” di Andria Sotterranea?

Il percorso di Andria sotterranea è il frutto dell’unione tra il tour operator ”Turisti in Puglia”, di cui faccio parte, e la struttura ricettiva “Borgomurgia” che ha ampliato i suoi spazi solo in anni recenti con una nuova “figlia”, la ”Casa Museo”, appunto. Il progetto di ”Casa Museo”,  ahimè, è stato fermo, come tutto il Mondo, a causa della pandemia e solo dopo sono continuati i lavori per rendere fruibile spazi che prima erano nascosti.
Dai dodici villaggi, chiamati “casali”, dei Normanni, alle Grotte di Sant’Andrea, cosa è stato ritrovato di quella Andria che non c’è più?

Il nostro è un vero e proprio tuffo nel passato, tra le viscere di quell’Andria che non c’è più tra spazi ormai cancellati, altri per metà visibili e altri riscoperti. Spazi di vita, di lavoro e socialità. Da magazzini a cisterne, passando per condomini a cielo aperto nelle corti esterne. Insomma la Andria di una volta!
A livello sociale, quale impedimento ha causato, soprattutto per donne e bambini, questa disumana colata di cemento?

Partiamo con il dire che il vero impedimento per donne e bambini è stato il vivere lì in condizioni precarie .Credo che la popolazione dell’epoca abbia ritenuto una vera manna dal cielo lo sfollamento che c’è stato con la costruzione degli alloggi minimi. A livello sociale le conseguenze le stiamo pagando ora. Credo che mai, prima di questo tour, i giovani fossero stati messi al corrente di questo spaccato di storia della loro città. La “civiltà rupestre” che viveva le nostre grotte dal periodo pre-normanno e per tutti i secoli successivi, non cancellare la memoria e la storia.
Come immagini possa essere tesaurizzato, in futuro, dalle nuove generazioni, il patrimonio storico/culturale andriese?

Suscitare interesse e curiosità non solo negli andriesi ma anche in molte persone di cittadine limitrofe è stato il nostro obiettivo. Insegnare alle persone che ogni cosa ha un prezzo, anche la conoscenza e le nozioni di un professionista vanno riconosciute. In molti l’hanno capito e lo stanno capendo, infatti abbiamo raggiunto, da ottobre sino ad oggi, circa mille presenze.
Educare giovani ed adulti ad apprezzare il nostro centro storico, a guardare con occhi da viaggiatore la nostra città, guardarla come meta turistica, forse questo farebbe cambiare le abitudini sbagliate di questa città, ma questa è un’altra storia!


Articolo precedenteÈ meglio lo zampone di maiale
Articolo successivo10 anni senza Mennea
Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.