Intervista al biblista Mons. Ermenegildo Manicardi nell’anno Famiglia-Amoris laetitia a cura di don Emanuele Tupputi

Lei nel 2018 ha pubblicato un interessante testo (edito da EDB) dal titolo “La Bibbia nell’Amoris Laetitia. Un promettente cantiere ermeneutico”, con Prefazione del Cardinale Walter Kasper. Cosa ha voluto proporre con quest’opera?

Intendevo mostrare che il modo in cui Papa Francesco parla della gioia dell’amore è davvero profondamente biblico e non al margine o addirittura contro la Bibbia. Alcuni, infatti, sembrano sostenere che ci fosse un silenzioso tradimento della posizione sull’unità della coppia umana rivelata nella Genesi (cap. 1-2) e confermata da Gesù contro il ripudio e il divorzio: «l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mt 19,6). In realtà, già a un primo sguardo si vedeva l’enorme interesse del Papa a tanti passi biblici inesplorati per elaborare il pensiero cristiano su matrimonio e famiglia. La posizione del Papa spinge, di fatto, l’esegesi e la teologia biblica ad aprire un promettente cantiere nella elaborazione del pensiero biblico sulla coppia e la sua stabilità. La metafora del «cantiere» allude al fatto che Amoris Laetitia presenta un lavoro ancora iniziale e con l’aggettivo «promettente» si dà una valutazione positiva dell’impresa, sottolineando che adesso è necessario procedere, forse anche oltre, per arrivare a un edificio abitabile passando da cantiere, un po’ scomodo da viverci, a casa ben edificata sulla roccia.

Nelle vicende familiari della Bibbia, spesso segnate dal dramma del peccato e della violenza, traspare anche la luce della misericordia divina, che assume tutto l’umano e lo redime. Pertanto, questa visione ci sprona a credere nella famiglia e vederla come un luogo capace di dialogo e da cui imparare l’arte del vivere. Come proporre questo messaggio della Bibbia sulla famiglia alle nuove generazioni in questo tempo di grandi cambiamenti?

Per me è stato importante capire le profonde sfumature dei titoli delle encicliche pontificie pubblicate nel 1981 e nel 2016, ossia a trentacinque anni di distanza. Se una generazione, per la bibbia, dura quarant’anni allora i due testi papali sono scritti per due successive generazioni ossia per due diverse “culture”. Nel novembre 1981 San Giovanni Paolo II pubblicò Familiaris consortio per irrobustire il consorzio familiare, ossia la condivisione di un’unica sorte che marito e moglie devono a tutti i costi difendere e vivere insieme. Si intendeva allora fortificare la vita delle famiglie mostrando la bellezza dell’alleanza contratta. A questo scopo si insisteva sull’impegno definitivo del vincolo nuziale. Nel marzo 2016 Papa Francesco intitolò la sua Esortazione apostolica Amoris laetitia, focalizzandosi sulla questione dell’amore e della gioia che deve derivare dall’essere coppia. La domanda dell’Enciclica del 1981 era: come si fa a difendere la solidità del consorzio familiare in un mondo variegato e incerto e poco portato alla definitività? La questione posta nell’enciclica più recente è: come si raggiunge la gioia dell’amore che deve derivare dall’essere coppia ed essere famiglia? Veniva così preso di petto un aspetto evidente del vissuto contemporaneo: oggi non pochi matrimoni sono infelici e non riescono più a viver la gioia dell’amore. Cosa fare allora in queste situazioni? Spesso il divorzio e il distacco dai figli derivano dalla opacità della situazione vissuta che non si riesce più a sopportare e che si decide di cambiare, letteralmente, “a tutti i costi”.

Occorre far entrare nel vissuto della coppia tutto il discorso del vangelo e non limitarsi a ribadire l’indissolubilità. Questa non va certo svenduta, ma occorre irrobustirla con la ricchezza di tutto il messaggio evangelico: misericordia, perdono, accoglienza, schiettezza, mitezza, empatia, ecc. Credo che la proposta complessiva del significato della gioia che deriva dall’amore anche coniugale, che proviene dal vangelo ascoltato in stereofonia, sia la grande possibilità della pastorale matrimoniale per le nuove generazioni. La ricchezza del Vangelo, quando sgorga in freschezza e non si irrigidisce in norme giuridiche, possa offrire una grandissima possibilità oggi forse più di ieri.

Qual è il messaggio pastorale che possiamo ricavare dal cap. IV di AL alla luce delle sfide che coinvolgono la famiglia oggi?

Il cap. IV di AL è uno dei più rivelativi della sensibilità del papa e su come Francesco veda la Bibbia buttare luce sulla coppia e sulla famiglia. Certo ci sono i testi della Genesi che mostrano l’assoluta unità della coppia, ma c’è anche molto altro che riguarda il vissuto evangelico degli sposi e dei figli: l’insegnamento di Gesù sull’amore ha delle ricchezze insuperabili. Accanto al tema dell’unità ci deve esse quello dell’amore come gratuita donazione di sé e della gioia che ne deriva: il Figlio dell’uomo è venuto non per essere servito ma per servire e dare la sua vita (cf. Mc 10,45). Commentando alcuni versetti decisivi dell’inno paolino alla carità (1Cor 13,4-7) e mostrando la loro incidenza sulla qualità della vita della coppia e della famiglia ha offerto un grande esempio che va imitato e allargato anche a tante altre pagine della Bibbia. Ho già detto che non c’è solo il libro della Genesi per esprime il senso dell’amore coniugale nella Bibbia; adesso aggiungo non c’è solo il Cantico dei cantici con la sua sottolineatura dell’erotico. Lo stesso profeta Osea nella sua vicenda matrimoniale, complessa e drammatica, andrebbe proposto con più realismo e concretezza: c’è l’attrazione al cuore nel deserto, ma c’è anche il perdono e la ripresa della vita insieme nella stessa casa.

Come costruire delle famiglie non perfette, ma belle, vere , autentiche; capaci di affrontare le inevitabili fatiche e prove della vita coniugale, capaci di generare persone con un volto e coscienti del progetto divino che è iscritto nel matrimonio sacramento?

Camminando sempre verso la verità di noi stessi. Il matrimonio non è soltanto un sacramento donato da Gesù e strutturato sulla natura sessuata e affettiva della persona umana, è uno svincolo decisivo dell’esistenza cristiana del discepolo del Vangelo. La donna è per l’uomo «un aiuto che gli sta di fronte» e così l’uomo per la moglie. Nella coppia tutti due acquistano uno specchio che mostra loro meglio chi sono. Si tratta di accettare – anzi di accoglier con gioia – quanto di noi stessi si rivela non solo nell’innamoramento e nella passione iniziale, ma nell’amore che si sviluppa nel tempo. Vivendo il vangelo a fondo il cristiano sposato vivrà a fondo anche la gioia dell’amore coniugale e familiare. Occorre entrare nel mondo variegato e affascinante delle virtù, per esempio quelle elencate da Paolo in 1Cor 13,4-7. Di fatto si tratta di dinamismi della carità che ci spingono a vincere abitudini, pigrizie, automatismi, mancanza di fantasia, pregiudizi, pretese, gelosie, indurimenti che non conoscono la vera simpatia e la necessaria empatia.

Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare interiormente le cose (AL 207). A quali condizioni i percorsi di preparazione al matrimonio possono soddisfare l’anima di chi vi partecipa? Cosa pensa di un possibile percorso catecumenale matrimoniale come stile per crescere nella capacità di comunicare la bellezza della vita matrimoniale in modo attraente e cordiale con i fidanzati? 

Direi che gli ingredienti decisivi sono la profondità dell’amicizia e l’autorevolezza delle guide del percorso di preparazione al matrimonio. L’amicizia permette di dire tutto (o quasi tutto) in un clima di delicatezza, benevolenza, “interesse disinteressato” per l’altro e condivisione. Quando il cammino di preparazione al matrimonio riesce bene, alla fine i fidanzati si trovano a conoscersi di più e spesso molto meglio, sia come coppia sia come persone singolari.

Le guide devono essere fratelli (forse maggiori, ma senza esagerare) che sanno molte cose e le dicono con prudenza, saggezza e dolcezza, ma anche amici che imparano a conoscere molto bene i giovani in cammino e che si lasciano “studiare” a loro volta. Devono offrire amicizia rasserenante e diventare sostegni utili e luminosi. Ho fatto molte volte l’esperienza che animatori e coppie partecipanti restano amici e si frequentano davvero per molti anni, talvolta per sempre.

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Monsignor Ermenegildo Manicardi, Vicario generale della Diocesi di Carpi dal 2019. Laureato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico (maggio 1980), con una tesi sul Vangelo secondo Marco, nel 1979-80 ha cominciato ad insegnare Esegesi e Teologia del Nuovo Testamento nello Studio Teologico Accademico Bolognese, di cui è stato anche preside dal 1987 al 2004. Appunto in qualità di Preside ha guidato lo Studio Bolognese a diventare Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, della quale è stato primo preside (2004- 2006). Nominato Rettore dell’Almo Collegio Capranica in Roma da Giovanni Paolo II ha svolto per quindici anni questo servizio (2005-2019). In contemporanea ha insegnato Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana. Per dieci anni ha lavorato come consultore al Sinodo dei Vescovi (2005-2015).


FontePhoto by Everton Vila on Unsplash
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