“senza amici non si può essere saggi e felici, ma senza saggezza e felicità non si possono avere amici”

(Epicuro)

Granello di un denso pulviscolo danzante, sei solo e fragile, fra tanti, ma il vuoto deserto esistenziale si tramuta in fiorito giardino, se cammini tra fuoriclasse dell’amicizia, …allo sbocciare delle luci mattutine, o quando il sole dardeggia dallo zenith, o al tramonto, che vede il cielo tingersi di aiuole sfumanti dal rosso, all’arancione al giallo, all’indico al viola o durante la caliginosa notte punteggiata da una miriade di baluginanti lucciole.

In tutte le circostanze della vita, felici od infauste, gli amici prima che tu apra bocca, già si precipitano, ti offrono perle di saggezza, mettono a disposizione le loro risorse cardiache, raccontano del fanciullino che continua a trastullarsi nei loro sogni e si relazionano empaticamente con te e con la natura.

A chi ti chiede, se Pasquale Nasca, avvocato, sia onesto e competente, rispondi che nell’intera città di Paolo Ricci, è difficile, ma non impossibile, trovare una persona più integerrima e scrupolosa. Frequentandolo, hai stipulato per te e la tua famiglia un’assicurazione sulla vita per ogni sorta di calamità e ti sei procurate opportunità gioiose nei momenti felici. Una bussola per sentieri impervi e contrade inerbate sulle quali ciondolano delicati fiori di pesco.

Dalla laboriosa infanzia fanno capolino le sue mani, verdi per i pomodori, raccolti all’alba assieme al padre ed al fratello prima di arrancare sui gradini dell’edificio scolastico ed addormentarsi sul mastodontico banco incrostato di inchiostro.

Né cambiano colore, nonostante il sapone, quando il maestro, immancabilmente, gli ingiunge di andarsele a lavare. Dalla ricchezza delle rimembranze, spunta, gigantesca, la figura del padre, Domenico, comunista, di quelli di una volta, sempre in trincea nel difendere i diritti dei braccianti, ai quali andrebbe dedicata la piazza che da epoche remote li accoglie anche quando il tempo è inclemente.

Parte, ancora imberbe ed illetterato, dalla sua San Ferdinando di Puglia, Salvatore Memeo, nella speranza di imboccare la via di un dignitoso futuro. Una vita di sacrifici, una selva di attività, ed infine le lusinghe dei fornelli lo seducono.

Quando su un quotidiano straniero appare la raccapricciante notizia…  un ristoratore si rifiuta di ospitare disabili, Salvatore spalanca gioiosamente i battenti del suo locale, e la stampa parla con entusiasmo del generoso migrante pugliese. Vatti a fidare, poi, dei migranti!

La sua cultura lascia sgomenti, la versatilità nel verseggiare tocca vette incontaminate. Eventi, volti e paesaggi scaturiscono, infatti, fluenti dalla sua inesauribile immaginazione anche quando gli acciacchi si illudono di metterlo in ginocchio. La mente, ascoltandolo, corre ad Ungaretti, quello del “Morire come allodole assetate da miraggio. …non vivere di lamento, come un cardellino accecato”. Ora, è quasi al termine di un’immane fatica, lumeggiante con 276 sonetti il profilo di tutti i pontefici. Un faro, Salvatore, per quanti si imbattono in lui con umiltà e coraggio.

Poeta, scrittore e pittore, Raffaele Marvulli, autore di una monumentale opera sulla civiltà contadina, che dovrebbe essere studiata da chi mitizza i fasti del consumismo attuale.  Occhi dolcissimi, i suoi, modi gentili e cuore generoso. “Quando la mattina il sole entra nella stanza da pranzo, socchiudo di poco le imposte e mi diverto ad osservare il pulviscolo atmosferico che il fascio di luce mette in evidenza. Seguo estasiato quella miriade di granelli di polvere che danzano nell’aria. Ogni tanto batto le mani sullo schienale della poltrona del nonno ed il pulviscolo d’incanto si infittisce. Allora, vado a chiudere le imposte e tutto, all’improvviso scompare.” Incredibile! Riesce, l’amico Lello, a conferire dignità poetica anche alla polvere.

La sua casa, una biblioteca traboccante di libri e congiuntamente… un museo. Che custodisce gelosamente tra gloriosi cimeli storici, anche un’umile scatoletta dei pennini di un tempo, accarezzati come i piedini di un neonato. Candidamente confessa: “Potrei scrivere con parole forbite e periodi ricercati, ma preferisco essere incisivo ed efficace.  …Quando un evento, un volto, una situazione mi sovviene, avverto il bisogno di emozionarmi per rappresentarlo al meglio.” La poetica di un navigatore satellitare del giorno d’oggi.

Garrula come un usignolo, Pina de Mango, adottiva sorella maggiore. Non meno di due telefonate al giorno, pregne di amabilità e saggezza. Se il suo telefono non squilla per tempo, con voce ispida ti raggiunge e ti sottopone ad un interrogatorio più incalzante di quello di un domenicano dell’Inquisizione. E tu sorridi mentre ti malmena affabilmente. E ti compiaci quando il suo cuore, trepidante, riscalda i due gattini intirizziti nella casa battuta dall’inclemente tramontana o piange per i pini destinati ad essere sradicati dall’insipienza di un confinante.

Per qualche barattolo di composta o fichi d’India di cui va ghiotta, parte all’attacco con pregevoli pantaloni, o l’ultima fatica “I miei primi vent’anni di vita” del suo soave marito o qualche composizione pittorica o un piatto di parmigiana. Una stella polare che dà voce all’autoironia, quando dirige le danze di un pranzo.

Epicuro dichiara esplicitamente che “senza amici non si può essere saggi e felici, ma senza saggezza e felicità non si possono avere amici”. E gli amici del filosofo greco, per Diogene Laerzio, sono così numerosi “da non potersi misurare nemmeno ad intere città.” Chissà se comprende anche quelli del ventunesimo secolo!?


FontePhoto credits: Domenico Dalba
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.