«Quando hai una cosa, questa può esserti tolta. Quando tu la dai, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre»

(James Joyce)

Vincere perdendo. Bella roba. Non so chi di voi ne sia capace: io di certo no. Io nasco agonista. Sono agonista fin dentro al midollo. Sarei capace di battermi per una buccia d’arancia, figurarsi se possa accettare di buon grado la sconfitta.

Vi sono, però, persone che insegnano a vincere attraverso la sconfitta. Una abbastanza nota pare essere stato tale Gesù Cristo, ma qui si tratta di un esempio “fuori quota” e a noi tocca volare ben più bassi.

Allora ho pensato a quanti sono capaci di perdonare. A quanti non replicano il male ricevuto. A quanti lo annullano accogliendolo. Che so, a genitori abbandonati dai figli che continuano ad attendere, a sposi traditi dal coniuge che continuano ad amare, ad amici rinnegati e ingannati che continuano a prendersi cura degli amici. Fedeli a se stessi, prim’ancora che a chi ha tradito.

Prevengo un’obiezione facile quanto scontata: si tratta di casi rari, anzi rarissimi.

E dunque? La bontà di un ragionamento, soprattutto quando si tratta di cuori pensanti, non si basa necessariamente sulla statistica. In questo caso, non ci interessa quante volte un certo fenomeno accada, quanto piuttosto come sia possibile che, almeno alcuni, continuino ad amare attraverso il vuoto dell’abbandono e del tradimento.

Una risposta ce l’ha offerta Joyce: se io ti dono quel che mi vorresti rubare, nessun altro, neanche tu che mi tradisci, potrà mai più privarmene. Quella “cosa”, che in realtà è un pezzo del mio cuore, in quanto donata, resterà per sempre mia. Resterà come mio dono a te e non come tuo furto a me. Sembra un gioco di parole: ne va, in realtà, della felicità di una vita.

Ovvio, non sto dicendo che sia tutto “rose e fiori”. Non immagino che, chi eventualmente fosse capace di vivere in questo modo, potrebbe riuscirci a buon mercato.

Sono piuttosto portato a pensare esattamente il contrario. Ritengo che chi perseveri nell’amare attraverso la perdita, lo faccia a prezzo della propria morte. Quanto meno, deve accettare la morte del proprio punto di vista per accogliere quello dell’altro, per quanto distorto e incomprensibile possa apparire e anche quando non si riceva alcun tipo di aiuto che ne faciliti la comprensione.

Don Gigi Verdi, con le cui parole chiuderò questo caffè, sostiene: perdonare è capire, perdonare è non voler diventare come ciò che odi, perdonare è ringraziare chi ti ha ferito perché ti ha permesso di diventare una persona migliore.

Incredibile a dirsi, persino a pensarsi, ma impensabile e impossibile non sono sinonimi. Ergo: provare per credere. Chi ci riesce, è bravo.

Soprattutto, dice Dante, chi ci riesce è felice, anzi: persino beato!

Catullo: «Amami quando lo merito meno: ne ho più bisogno».

Bungaro:

«Santo è il riposo che toglie ogni male
e il bisogno di pane,
che toglie la fame
per far posto allo stupore
santo è il silenzio dopo il dolore…

Senza speranza si spera ancora».

Don Gigi Verdi: «Beati i poveri che sono capaci di misericordia. Non c’è nulla di più alto che vedere un povero ferito che perdona, che non la fa pagare. Possiamo tutti diventare dei guaritori feriti che possono comprendere gli altri, che possono aiutarli nella traversata delle stesse tempeste».


FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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