Sabato 27 agosto, dalle ore 21.30, presso Palazzo Ducale di Andria, in occasione della XXVI edizione del Festival Internazionale Castel dei Mondi, l’attrice Cecilia Zingaro porterà in scena  “Anna Cappelli”, uno spettacolo scritto da Annibale Ruccello, la storia di una ragazza costretta a reinventarsi pur di trovare la propria identità

Ciao, Cecilia. Chi è Anna Cappelli?

“Anna Cappelli” è un testo scritto da Annibale Ruccello, un drammaturgo contemporaneo napoletano morto giovanissimo, a trent’anni  nel 1986. Quindi parliamo di un autore recentissimo, geniale morto prematuramente. Anna è una “ragazza fuorisede “ che lascia Orvieto per trasferirsi a Latina per lavoro. Come tutti i fuorisede, “migranti economici”, lascia la propria città nella speranza di una vita migliore, è animata dall’ambizione dell’indipendenza economica, ma si riscontra con un presente fatto di sacrifici: vive in una camera ammobiliata con una padrona di casa difficile, l’inserimento nella nuova città non è semplice, sente la mancanza della propria famiglia e della propria città, non fa facilmente amicizia con le colleghe e si ritrova sola, ad affrontare una vita difficile fatta di lavoro, solitudine  e sacrifici fino a quando non incontra l’amore che le cambierà la vita.

Intravedi una nota autobiografica fra te e la protagonista?

Tutti i “migranti” vivono la contraddizione di non appartenere ancora alla nuova città in cui si trasferiscono, e di non appartenere più alla città in cui sono nati. È come se a volte percepissi la ricchezza di entrambe le appartenenze, altre volte ti sentissi mancare la terra sotto i piedi, come se le tue radici ti rinnegassero perché le hai abbandonate. È questo il terrore più grande che si prova a lasciare la propria terra.

Cosa porta, tuttora, con sé la rivoluzione sessuale degli Anni Sessanta?

Quella che vi può sembrare una storia normalissima oggi, va contestualizzata. Ruccello ambienta il dramma negli anni ’60: vuol dire che da questo punto di vista Anna rappresenta una rarità, una delle prime donne ad aver studiato e a lasciare (da “non sposata”) la propria famiglia e città d’origine, alla ricerca di un’indipendenza economica e di in autonomia. In questo senso è una pioniera del femminismo negli Anni ‘60 alla conquista della parità di genere, purtroppo la sua emancipazione non va a buon fine , e non possiamo considerarla ” un’eroina”, perché architetta un piano che non è assolutamente da emulare. Il colpo di scena finale è tragico, ma non lo riveliamo! Nonostante si sia “esteriormente” adeguata ai rapidi cambiamenti che hanno investito l’Italia negli Anni ‘60, “interiormente” non riesce davvero ad emanciparsi da una visione maschilista del proprio avvenire, e i retaggi culturali che lei stessa ha riguardo a se stessa, finiscono per soffocarla.

Il testo tratta anche il tema della dipendenza affettiva…

Succede quando in una relazione si cerca di colmare i propri vuoti, con la presenza dell’altro, e ci si modifica totalmente, senza accorgersene, rinunciando alla propria identità, ai propri sogni e ai propri desideri pur di continuare ad avere l’altro accanto. Meglio uniti ma infelici, che separati, soli o alla ricerca di una felicità diversa. È questa la situazione in cui Anna si ritrova: lei si perde nell’altro perché fugge dai propri vuoti interiori.

Che ruolo ha la musica nello spettacolo?

Ho dato molta importanza alla ricerca musicale perché, in questo caso, penso che le musiche siano lo specchio dei cambiamenti di una società e poi perché penso che in ogni storia d’amore le musiche siano fondamentali. È stato un viaggio bellissimo ripercorrere tutta la musica degli Anni Sessanta e, alla fine, mi sono accorta che le cantanti di quell’epoca erano le uniche che riuscivano a dare voce ai passaggi della storia di Anna, mi sono affidata esclusivamente a loro e mi hanno guidata anche nella comprensione di ciò che accadeva a questo personaggio.

O logos deloi oti? Ovvero: la favola insegna che?

Non amo fare “la morale“, preferisco un rapporto paritario con il pubblico. Sono alla ricerca costante del significato del testo che metto in scena, e desidero solo raccontare una storia, riviverla con il pubblico fino a che entrambi una sera non scopriamo una parte in più di quel testo a cui non avevo  ancora pensato. Mi interessa che il pubblico possa emozionarsi e sorridere suscitando domande e riflessioni.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.