Impressioni a margine del libro di don Emanuele Tupputi
Durante l’Udienza Generale di mercoledì, 13 febbraio 2013, esattamente due giorni dopo aver annunciato al mondo di rinunciare all’esercizio del ministero petrino, papa Benedetto XVI richiamava ai presenti quanto la sua decisione fosse stata presa «in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza». Nel suo discorso egli ebbe poi modo di riportare questo passo del Diario di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica morta ad Auschwitz. «Inizialmente lontana da Dio, – disse il papa – lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: “Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri” (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”».
Osservando la copertina del bel volumetto del quale don Emanuele Tupputi ha voluto farmi dono, dove troviamo raffigurata la celebre pagina del Quarto Evangelo che narra della Samaritana presso il pozzo di Giacobbe dell’artista Sieger Köder, non ho potuto fare a meno di pensare a queste parole del papa emerito e di Etty Hillesum. O meglio: non ho potuto fare a meno di pensare all’esperienza di discernimento che, in contesti assai diversi, sono stati capaci di compiere prima di giungere a decisioni che richiedevano coraggio e perseveranza. Ciò è ancor più evidente se pensiamo a quanto i due luoghi così metaforicamente conosciuti dall’immaginario collettivo, ovvero la «coscienza» e il «pozzo», evochino oggi l’idea di profondità inquietanti e pericolose da cui tenersi lontani!
Ritengo che le pagine redatte da Tupputi sotto il titolo: “Misericordia e giustizia. Una chiesa in cammino: percorso di discernimento in foro interno”, siano un primo, chiaro, semplice, documentato percorso offerto a quei pastori impegnati a «dare la propria vita per le pecore» (cf. Gv 10,11), in special modo per quelle ferite o smarrite (cf. Lc 15,3-7). Lo sappiamo: le occasioni per il discernimento pastorale in foro interno tra un fedele e un pastore possono ritrovarsi durante un colloquio personale o la celebrazione del sacramento della riconciliazione. Il generoso Servizio offerto nella sua diocesi di Trani per l’accoglienza dei fedeli separati, rappresenta per Tupputi un continuo banco di prova di quanto va scrivendo con competenza in questi anni sull’argomento. Accostarsi, come fece Gesù con la Samaritana, ai fedeli che fanno fatica a riconoscere il proprio volto riflesso nel pozzo della propria coscienza – a causa delle pietre e della sabbia che lo ricoprono – richiede, difatti, disponibilità ad “accogliere e ascoltare”; sapienza, umiltà e pazienza per un fruttuoso “discernimento”; competenza e sagacia per aiutare «il fedele nel favorire il processo di una corretta formazione della coscienza che lo aiuti a verificare eventuali circostanze attenuanti e nel compiere, tramite momenti di riflessione, un esame di coscienza» (p. 9). Sono queste le tre tappe (1. Accoglienza ed ascolto del fedele, 2. Discernimento, 3. Integrazione) che scandiscono l’agevole volumetto di Tupputi. Per ognuna di essa è riportato un atteggiamento da privilegiare, un passo significativo di Amoris Laetitia, alcune citazioni bibliche e una traccia per il dialogo di coppia a partire dalle proprie coscienze sul cui bordo si sporge Gesù presente «dove due o più sono uniti nel Suo nome» (cf. Mt 18,20). I due allegati finali sono molto utili alle coppie e ai parroci perché offrono da una parte, una spiegazione sulla situazione attuale dei divorziati risposati alla luce della Esortazione apostolica Amoris Laetizia e del can. 915 del Codice di Diritto Canonico; dall’altra, l’illustrazione di cosa si intenda per matrimonio tra battezzati “non credenti” e sul rapporto di reciprocità che vi è tra fede e sacramenti.
Tupputi non nasconde «la grande diversità e complessità delle situazioni particolari». Le sue riflessioni – egli ammette – sono «bisognose senza dubbio di maggiore approfondimento». Nondimeno resta indubbia la necessità di attraversare con prudenza pastorale le «crisi» che si presentano nella storia personale e collettiva con Dio. «La crisi – ci ricorda papa Francesco – fa parte della storia della salvezza. E la vita umana non è una vita di laboratorio o una vita asettica… come immersa nell’alcol perché non ci siano cose strane… La vita umana è una vita in crisi, una vita con tutti i problemi che vengono tutti i giorni. E poi quell’uomo, che era Gesù, quel Viandante [diretto a Emmaus] si ferma a mangiare con loro, rimane con loro: perde tempo con loro. Per accompagnare, perdere tempo e non continuare a guardare l’orologio. Accompagnare vuol dire “perdere tempo” per stare vicino alle situazioni di crisi. E spesso ci vuole molto tempo, ci vuole pazienza, rispetto, ci vuole disponibilità… Tutto questo è accompagnare». Ha forse Tupputi scelto in questo volume la brevità per lasciarci “tempo da perdere” con i fedeli separati? Lo vogliamo immaginare insieme ad altri motivi.
Il “grazie” a d. Tupputi è infine necessario perché ci aiuta ancora una volta a comprendere che l’accompagnamento dei fratelli e delle sorelle che Dio ci affida, non è altro che dissotterrare Dio in noi e fra noi affinché risplenda l’infinita Misericordia di Dio nei gesti e nelle parole della sua Chiesa.
Vincenzo Di Pilato
Leggi il testo di don Emanuele Tupputi: