
Un reading sulla follia: la follia di credere che la lettura ad alta voce possa ancora appassionare dei ragazzi. Intervista con la protagonista di “Italian Horror Story”.
“Folli tra le righe”: perché?
“Folli tra le righe” è il nome di un momento, quello essenziale della lettura, che non si esaurisce nel suo realizzarsi, ma che ti accompagna sempre, come una sana follia di cui non riesci e non vuoi liberarti. Folli sono le storie che raccontiamo, folli sono i loro protagonisti e un po’ folli lo siamo anche noi che, in un’era in cui è più importante leggere un post o un tweet, riprendiamo in mano i libri e proviamo a leggerli con dignità.
Dicci qualcosa di più…
Si tratta di un reading che giunge a conclusione di un percorso durato un paio di mesi con i ragazzi del Liceo Scientifico “R. Nuzzi” di Andria e che, con tutta onestà, prima di concentrarsi sulla lettura e su un testo, ha indugiato sul “leggersi”, sul conoscere le proprie emotività e fragilità, ma anche i propri punti forza, sì da poter poi canalizzare l’intera persona in una reale e sincera Lettura Espressiva.
Da dove nasce l’idea?
Il progetto è nato da una mia estrema necessità: contagiare più gente possibile di una sana malattia, l’amore per la lettura ad alta voce, un momento magico che può mettere in moto un turbinio di sensazioni. Oggi purtroppo quasi più nessuno legge, soprattutto ad alta voce, ma speravo e credevo di trovare appoggio nella parte più sincera della società: i ragazzi, gli adolescenti, quelli ” strani”!
E i ragazzi come l’hanno presa? E come hanno risposto?
I ragazzi? Be’, sono stati una sorpresa. Ad ogni incontro, vedevo nei loro occhi la curiosità, la fiducia che avevano riposto in me, la sincerità, la loro voglia di mettersi in gioco. Si è creato con loro un rapporto davvero speciale, siamo diventati Gruppo, unica voce… Sono felice!
Si può, dunque, davvero pensare ad un diverso modo di essere e di fare scuola?
Sarò forse una voce fuori dal coro, ma personalmente a me la scuola di oggi piace e pure tanto. Non sono di certo anziana, ma già fino a qualche anno fa, quando io stessa frequentavo il liceo, tutte queste opportunità formative non c’erano; credo sia una grande possibilità da parte dei ragazzi poter scegliere tra una serie infinità di proposte culturali. Credo che il teatro sia uno strumento che le scuole hanno il dovere di utilizzare come prezioso strumento educativo, e non parlo solo del teatro vissuto da spettatore, ma da attore: solo vivendole certe esperienze (anche solo nella finzione) potranno davvero incollarsi sulla nostra pelle.
Ieri sera c’è stata la prova del palco: come è andata?
Il reading è stato emozionante, mi ha vista fiera dei miei ragazzi, bravissimi, ognuno ha messo in gioco tutto quello che ha e che ha appreso. Grata, come sempre, alla lettura e chi ha creduto in me.
Un periodo intenso per te: solo due giorni fa c’è stata anche la prima di “Italian Horror Story“. Sensazioni?
Come ho già avuto modo di dire, IHS non è solo un progetto horror, IHS è stato scoperta continua, emozione, prova, fiducia. Dirò una cosa che è tutt’altro che scontata: IHS è una grande famiglia, fatta di persone belle davvero, che hanno tutte insieme creduto da subito in questo lavoro, a dimostrazione che non servono solo i soldi per fare le cose, serve il cuore, serve collaborazione! Una gioia grandissima, un’esperienza di crescita, indimenticabile… E poi, io vestita da suora, quando mi ricapita!
Torniamo tra i banchi di scuola. Tra poco, i ragazzi del Nuzzi saranno protagonisti di un’altra prima assoluta: Morsi, un film interamente scritto, prodotto e interpretato da loro…
Sì, il 3 giugno alla Sala Roma, ad Andria. Non vedo l’ora. Non me lo perderei per tutto l’oro del mondo.