Adriana Sgaramella è una designer 3D artist e, dopo aver vantato collaborazioni con maison del calibro di Versace e Fendi, in quel di Milano, sogna di tornare a casa, ad Andria, per confutare lo stereotipo di un Sud inteso come improduttiva fucina di creatività, talento e lavoro

Ciao, Adriana. In cosa consiste il tuo lavoro di designer 3D artist?

Essere una 3D artist per me è dare forma alle idee, trasferire attraverso i render tutto ciò che chi crea ha solo nella sua immaginazione. È dare spessore ai progetti su carta. Progettare è creare un’immagine fotorealistica degli spazi, degli arredi, dei materiali così che possa affascinare davvero chiunque. È una passione più che un lavoro che mi permette di sperimentare anche in diversi ambiti, conoscere diversi committenti, è dare forma e colore a sogni che ognuno ha dentro di se e vorrebbe vedere diventare reali.
Il poco spazio riservato alla tua professione qui al Sud ti ha spinto a trasferirti a Milano?

Non è stato tanto il poco spazio a spingermi a trasferirmi, io la chiamo una grande combinazione di eventi che mi ha fatto capire che era il momento. Ho passato gli ultimi sette anni nello studio associato SpazioA di Andria, una squadra, una famiglia dopo tutto questo tempo. Ritengo di essere stata fortunata ad aver incontrare loro nel mio percorso perché di strada insieme ne abbiamo fatta e la crescita è stata reciproca. C’è stato un momento in cui ho sentito la necessità di crescere ancora, di sperimentare ancora, di darmi una possibilità diversa. Ho fatto l’università fuori, a Perugia, ma, non appena finita, dopo una breve esperienza lavorativa lì in loco, sono tornata nella mia terra perché ho sempre pensato che di potenzialità ce ne sono. Certo, sarà sicuramente più difficile per una serie di motivi che conosciamo tutti ma credo che quando ci si pone degli obiettivi i modi le strade si trovino sempre! Ed è stato proprio questo il motore di tutto quello che ho fatto sino ad ora. I miei genitori mi hanno sempre detto “Adri nessuno ti regala niente nella vita, devi rimboccarti le maniche” ed è quello che ho sempre fatto, scontrandomi anche con un punto di vista non sempre in linea con il mio.
Cos’è cambiato nella tua vita dopo la collaborazione con Versace Home e Fendi Casa?

Inizialmente non è stato facile, ma con il tempo anche lo studio ha accolto questa mia volontà di sperimentare e creare collegamenti all’esterno, io l’ho sempre visto come un valore aggiunto per tutti. Nell’anno successivo ho attraversato un periodo in cui sentivo ancor di più la necessità di voler crescere, di nuovi stimoli e ricordo ancora il giorno in cui una mia collega ascoltando il mio “malessere” mi ha detto “Adri forse semplicemente sei arrivata ad un punto in cui non riesci più a prendere e a dare”, quella frase mi ha dato, come si suol dire, uno schiaffo in faccia. In quel momento ho pensato che forse dovevo cambiare qualcosa, il caso ha voluto che di li a poco mi arrivasse la proposta da parte di Fendi per una collaborazione in pianta stabile a Milano, fino a quel momento collaboravo a distanza. Ho pensato che forse era proprio il momento di andare, di intraprendere questa esperienza, per potermi arricchire, per crescere
Credi di tornare ad Andria per nuovi e ottimistici progetti lavorativi?

Ho  la ferma convinzione che tutto questo mi darà anche la possibilità di tornare, un domani, nella mia terra, avviare nuovi progetti e nuove realtà che spazino in diversi ambienti, per vivere in quella che io chiamo Casa da sempre, senza la necessità di dover per forza cercare “fortuna” altrove.

Quale consiglio daresti ai giovani andriesi che intendono far carriera?

Il consiglio che potrei dare è crederci, crederci davvero in quello che si fa. Non accontentarsi mai, sapersi ritagliare uno spazio anche in un luogo in cui sembra impossibile. Sicuramente dipende anche dal tipo di lavoro, sicuramente arriverà il momento di partire e crescere altrove, ma questo non esclude la volontà e l’idea di poter tornare e trovare la propria dimensione. 

“Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.