È morto a 90 anni il Lider Maximo. Ecco, brevemente, cosa è stato.

“Ma Fidel non c’era, era in cordigliera da mattina a sera”. No, non è una cover della hit “Maracaibo” di Luisa Colombo, è il testo originale della canzone del 1981. Il nome Fidel, infatti, venne successivamente censurato con l’assonante Miguel, protagonista di una love story con la conturbante danzatrice cubana Zazà, un’avvenente, e poco raccomandabile, fanciulla che “balla al Barracuda, sì ma balla nuda”.

Stavolta Fidel non c’è per davvero. Se n’è andato per sempre, dopo aver vissuto per sempre. Novant’anni, per l’esattezza. Ha guidato per mezzo secolo un’isola caraibica contro le superpotenze mondiali. Nato a Biran, il 13 agosto 1926, dallo spagnolo Angel Castro e dalla cubana Lina Ruiz, frequenta la scuola gesuita di Belen, impiantando in tutta L’Havana il seme di una ribellione senza eguali. Eroe per gli eroi, nemico per i nemici dell’umanità, Fidel Castro risponde ai soprusi assaltando, il 26 luglio 1953, la Caserma della Moncarda. Condannato a quindici anni di reclusione, decide, da buon laureato in Giurisprudenza, di autorappresentarsi legalmente, e, durante la sua arringa difensiva, si rivolge alla giuria con un’esclamazione destinata ad accrescerne fama e carisma: “La Storia mi assolverà!”

Sfrutta un’insperata amnistia per trascorrere un periodo d’esilio negli Stati Uniti prima, e in Messico poi, dove incontra un tale Ernesto Guevara, detto il Che. I due, nel 1956, a bordo del “Granma”, sbarcano sull’isola ma, decimati negli uomini, si rifugiano nella Sierra Maestra, fino a quando non rientrano da trionfatori nella capitale cubana, finalmente scevri da legami commerciali con Washington.

Grazie a Fidel, Cuba resiste all’embargo americano e alla terribile minaccia militare della “Baia dei Porci” voluta dalla Cia. Lider Maximo dei Paesi non Allineati, Castro porta avanti, con forza e dedizione, ideali marxisti che muovono le masse contro le capitalistiche mura della Casa Bianca. Certo non senza qualche prezzo da pagare. Il suo governo pluridecennale è definibile tecnicamente come una dittatura e non sono pochi i casi di violazioni di diritti umani. Casi come quelli che si riscontrano in decine di altri paesi del mondo, democrazie occidentali comprese. Ad ogni modo niente sembra spaventarlo. Durante la crisi missilistica del 1962 sposa Dalia Soto del Valle che gli darà cinque figli. Sopravvisuuto a più di seicento attentati, mette a punto un sistema politico che resiste alla distruzione socialista dell’URSS.

Per tutti è e sarà sempre “Il Comandante”, un uomo trafitto, ma mai indebolito, da mito e leggenda. Le recenti mediazioni di Obama e Bergoglio hanno assopito un astio troppo radicato, aprendo la strada a nuove interazioni diplomatiche con suo fratello ed erede, Raul.

Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni epoca e in ogni circostanza, ma mai, senza lotta, si potrà avere la libertà.”

R.I.P. Fidel