Una giornata storica, Ad Abu Dhabi: sottoscritto il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”

L’emirato di Abu Dhabi è uno dei Paesi arabi più aperto ai cristiani. Qui i cristiani, tutti migranti provenienti dal mondo intero, si aggirano sul milione, contribuendo in maniera rilevante all’economia del paese.

La visita di papa Francesco ad Abu Dhabi dal 3 al 5 febbraio, che ha un precedente nel “raccoglimento”  di papa Benedetto XVI nella moschea blu di Istanbul nel 2006, è stata un fatto unico, frutto di un’apertura liberale degli emirati verso i cristiani che risale agli anni ’60, quando fu permesso di aprire le prime chiese e le prime scuole cristiane.

A margine della fastosa accoglienza, c’è l’incontro tra Bergoglio e Al Tayeb, che rafforza la volontà della Santa Sede di proseguire il dialogo con l’Islam sunnita, iniziato già nel 2016, quando ricominciarono i colloqui con l’Università al Azhar del Cairo, uno dei principali centri d’insegnamento religioso del mondo sunnita e voce dell’Islam moderato, del quale Al Tayeb è Imam e Rettore.

In questo contesto, memorabile rimarrà l’incontro organizzato dal Muslim Council of Elders al Founder’s Memorial, che ha visto la partecipazione di 700 leaders religiosi di diverse confessioni, in cui risuonarono in particolare tre parole: fratellanza, dialogo, pace. Qui nella Sala delle Conferenze sono entrati, camminando mano nella mano, il Principe ereditario Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, Ahmed Al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar, e papa Francesco.

Nel suo intervento il Papa ha esordito ricordando l’incontro tra S. Francesco d’Assisi e il sultano Al-Malik Al-Kāmil, di cui ricorre quest’anno 2019 l’ottavo centenario. In quella circostanza il Santo di Assisi diede istruzioni ai suoi frati su come recarsi presso i Saraceni e i non cristiani e scrisse: “Che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani” (Regola non bollata, XVI). Né liti né dispute, e questo vale anche per i preti: in quel tempo infatti, mentre tanti partivano rivestiti di pesanti armature, san Francesco ricordò che il cristiano parte armato solo della sua fede umile e del suo amore concreto.

In realtà il Pontefice si è presentato alla platea dei rappresentanti delle diverse tradizioni religiose come “credente assetato di pace” e come “fratello che cerca la pace con i fratelli”. “L’attuale condizione del mondo – ha suggerito il Papa – è analoga a quella dell’umanità al tempo del Diluvio universale: allora, per preservare l’umanità dalla distruzione Dio chiese a Noè di entrare nell’arca con la sua famiglia. Anche noi oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza”.

L’incontro ha avuto come gesto concreto la firma di papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib di un documento non annunciato e reso pubblico solo alla fine dal Founder’s Memorial: “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Lo scritto è da considerarsi come corretta via nei rapporti tra Cristianesimo e Islam, ma anche come un messaggio dal forte connotato politico che non potrà essere ignorato sul piano internazionale.

“I contenuti del documento sono racchiusi, ha ribadito papa Francesco, nella fratellanza umana che esige da noi, rappresentanti delle religioni, il dovere di bandire ogni sfumatura di approvazione dalla parola guerra”. Citando gli esempi della Siria, dello Yemen, così come dell’Iraq o della Libia, papa Francesco ha invitato a percorrere insieme un cammino di fraternità che faccia proprio l’impegno “contro la logica della potenza armata, contro la monetizzazione delle relazioni, l’armamento dei confini, l’innalzamento di muri, l’imbavagliamento dei poveri; a tutto questo opponiamo la forza dolce della preghiera e l’impegno quotidiano nel dialogo”.

In altre parole è messo nero su bianco l’impegno a stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza di tutti e rinunciare all’uso discriminatorio del termine ‘minoranze’,  la condanna dell’estremismo e l’uso politico delle religioni, il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi, la protezione dei luoghi di culto e il dovere di riconoscere alla donna il diritto all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici, interrompendo tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che ne umiliano la dignità, e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti.

Al-Azhar e la Chiesa Cattolica domandano inoltre che questo documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione. Il documento è redatto in tre copie, che saranno custodite in Vaticano, nella Università di Al-Azhar al Cairo e negli Emirati Arabi Uniti.

Quello che è accaduto ad Abu Dhabi con la sottoscrizione del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib, ha costituito una giornata storica, quasi un nuovo inizio di un dialogo e di una comprensione ancora più stringente tra Cristianesimo e Islam.

Non sono mancate ovviamente le critiche da parte di chi, nascosto in qualche anfratto, sta ancora combattendo le guerre di religione, accusando Bergoglio di qualunquismo o di rinnegare Gesù Cristo per aver svenduto il Cristianesimo all’Islam.