Β«Le donne che cercano di assomigliare agli uomini mancano di ambizioneΒ»

(M. Monroe)

Da un paio di giorni girano in rete queste parole di Anna Foglietta:

«𝐴 π‘£π‘œπ‘™π‘‘π‘’ π‘‘π‘’π‘œ π‘“π‘–π‘”π‘™π‘–π‘œ π‘‘π‘–π‘£π‘’π‘›π‘‘π‘Ž 𝑖𝑙 π‘‘π‘’π‘œ 𝑝𝑖𝑒̀ π‘”π‘Ÿπ‘Žπ‘›π‘‘π‘’ π‘›π‘’π‘šπ‘–π‘π‘œ. πΆπ‘œπ‘› 𝑖𝑙 π‘šπ‘–π‘œ π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘§π‘œ π‘“π‘–π‘”π‘™π‘–π‘œ β„Žπ‘œ π‘Žπ‘£π‘’π‘‘π‘œ 𝑒𝑛 π‘šπ‘œπ‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘œ 𝑑𝑖 π‘‘π‘œπ‘€π‘› π‘π‘ π‘–π‘π‘œπ‘™π‘œπ‘”π‘–π‘π‘œ 𝑒 π‘šπ‘– π‘ π‘œπ‘›π‘œ π‘π‘œπ‘ π‘–Μ€ π‘Žπ‘Ÿπ‘Ÿπ‘Žπ‘π‘π‘–π‘Žπ‘‘π‘Ž π‘π‘œπ‘› 𝑑𝑒𝑑𝑑𝑒 π‘žπ‘’π‘’π‘™π‘™π‘’ π‘π‘’π‘Ÿπ‘ π‘œπ‘›π‘’ π‘β„Žπ‘’π‘‘π‘–π‘π‘–π‘›π‘”π‘œπ‘›π‘œ π‘™π‘Ž π‘šπ‘Žπ‘‘π‘’π‘Ÿπ‘›π‘–π‘‘π‘ŽΜ€ π‘π‘œπ‘šπ‘’ 𝑖𝑙 π‘π‘’π‘Ÿπ‘–π‘œπ‘‘π‘œ 𝑖𝑛 𝑐𝑒𝑖 π‘‘π‘œπ‘π‘π‘–π‘Žπ‘šπ‘œ π‘’π‘ π‘ π‘’π‘Ÿπ‘’ π‘ π‘’π‘šπ‘π‘Ÿπ‘’ 𝑓𝑒𝑙𝑖𝑐𝑖, π‘ π‘’π‘šπ‘π‘Ÿπ‘’ π‘ π‘œπ‘Ÿπ‘Ÿπ‘–π‘‘π‘’π‘›π‘‘π‘–, π‘ π‘’π‘šπ‘π‘Ÿπ‘’ π‘π‘Žπ‘§π‘–π‘’π‘›π‘‘π‘–β€¦ π‘π‘œπ‘› 𝑒̀ π‘π‘œπ‘ π‘–Μ€! 𝑀𝑖 𝑒̀ π‘π‘Žπ‘π‘–π‘‘π‘Žπ‘‘π‘œ 𝑑𝑖 π‘π‘’π‘Ÿπ‘π‘’π‘π‘–π‘Ÿπ‘’ π‘šπ‘–π‘œ π‘“π‘–π‘”π‘™π‘–π‘œ π‘π‘œπ‘šπ‘’ 𝑒𝑛 π‘“π‘Žπ‘ π‘‘π‘–π‘‘π‘–π‘œ. π‘†π‘’π‘›π‘‘π‘–π‘£π‘œ π‘™π‘Ž π‘›π‘’π‘π‘’π‘ π‘ π‘–π‘‘π‘ŽΜ€ 𝑑𝑖 π‘Žπ‘£π‘’π‘Ÿπ‘’ 𝑒𝑛 π‘šπ‘–π‘œ π‘ π‘π‘Žπ‘§π‘–π‘œ 𝑒 π‘–π‘›π‘žπ‘’π‘’π‘™ π‘šπ‘œπ‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘œ 𝑙𝑒𝑖 π‘Ÿπ‘Žπ‘π‘π‘Ÿπ‘’π‘ π‘’π‘›π‘‘π‘Žπ‘£π‘Ž π‘™π‘œπ‘ π‘‘π‘Žπ‘π‘œπ‘™π‘œ π‘Žπ‘™ π‘Ÿπ‘Žπ‘”π‘”π‘–π‘’π‘›π‘”π‘–π‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘œ 𝑑𝑖 π‘žπ‘’π‘’π‘™π‘™π‘Ž π‘’π‘ π‘–π‘”π‘’π‘›π‘§π‘Ž. π΅π‘–π‘ π‘œπ‘”π‘›π‘Ž π‘Žπ‘šπ‘šπ‘’π‘‘π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘’ π‘β„Žπ‘’ 𝑒̀ π‘šπ‘œπ‘™π‘‘π‘œπ‘“π‘Žπ‘‘π‘–π‘π‘œπ‘ π‘œ 𝑒 π‘β„Žπ‘’ π‘π‘ π‘–π‘π‘œπ‘™π‘œπ‘”π‘–π‘π‘Žπ‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘’ π‘‘π‘œπ‘£π‘Ÿπ‘’π‘šπ‘šπ‘œ π‘’π‘ π‘ π‘’π‘Ÿπ‘’ 𝑒𝑛 π‘π‘œπ‘β„Žπ‘–π‘›π‘œ 𝑝𝑖𝑒̀ π‘Žπ‘–π‘’π‘‘π‘Žπ‘‘π‘’ 𝑒 π‘ π‘œπ‘π‘Ÿπ‘Žπ‘‘π‘‘π‘’π‘‘π‘‘π‘œ π‘‘π‘œπ‘£π‘Ÿπ‘’π‘π‘π‘’ π‘’π‘ π‘ π‘’π‘Ÿπ‘π‘– π‘π‘’π‘Ÿπ‘šπ‘’π‘ π‘ π‘œ π‘‘π‘–π‘“π‘Žπ‘Ÿπ‘’ π‘žπ‘’π‘’π‘ π‘‘π‘œ π‘‘π‘–π‘π‘œ 𝑑𝑖 π‘π‘œπ‘›π‘ π‘–π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘Žπ‘§π‘–π‘œπ‘›π‘’ π‘ π‘’π‘›π‘§π‘Ž π‘π‘’π‘Ÿ π‘žπ‘’π‘’π‘ π‘‘π‘œ π‘ π‘’π‘›π‘‘π‘–π‘Ÿπ‘π‘– π‘ π‘π‘Žπ‘”π‘™π‘–π‘Žπ‘‘π‘’ π‘œ π‘ π‘’π‘›π‘‘π‘–π‘Ÿπ‘π‘– π‘šπ‘’π‘›π‘œ π‘šπ‘Žπ‘‘π‘Ÿπ‘–Β».

Ecco, trovo che lei sia assolutamente realistica; al contrario trovo totalmente fuori luogo tutte quelle donne che hanno commentato con banalitΓ  da rivista di basso spessore… quando fai un figlio te ne assumi la responsabilitΓ , ma quali spazi per sΓ©? Fatemi il piacere!

E certo, perché dal momento in cui diventi madre, perdi lo status di donna, così come quando diventi moglie, perdi lo status di individuo: vorrei sottolineare che queste ultime affermazioni le ho sentite con le mie orecchie. Sarà per questo che rabbrividisco.

Ora mi tocca precisare che non generalizzerΓ², ma mi soffermerΓ² a fare un’analisi di modello standard, ben sapendo che ogni modello contiene le sue sacrosante (e meno male!) eccezioni, molte delle quali (per fortuna) passano direttamente dalle mie mani, dunque lo so: non tutti siamo uguali. Al netto di ciΓ², pensavo piΓΉ semplicemente che quando hai figli e li hai cercati, voluti, insomma quando sei madre in piena scienza e coscienza, non diventi automaticamente Wonder Woman. Bugia! Lo diventi, perchΓ© la natura vuole cosΓ¬, ciΓ² che non Γ¨ vero Γ¨ il ritenere che questa trasformazione sia scevra da scossoni e malesseri.

Senza starvi a fare l’elenco della tabella di marcia di una giornata tipo, che include tutte le volte in cui dici β€œMi sto incazzando!” e sei giΓ  incazzata, vorrei far notare a chi non se ne fosse reso conto, che i figli anche quando hanno padri eccellenti, se hanno pure la mamma, assumono una specie di riflesso incondizionato per il quale non esistono parole che vengano mai prima di quella: β€œMΓ !”, che non Γ¨ l’avversativa, ma il diminutivo di β€œMamma”, perchΓ© dirlo per intero toglie tempo. È un tic che manco la sindrome di Tourette, quella per cui a causa di una serissima patologia neuropsichiatria si emettono suoni e gesti incontrollati e involontari.

Ne conosco uno di figlio che addirittura arriva a fare cose tipo:

β€œMà”

β€œDimmi”

Silenzio…

Lo guardi perplessa…

Sorride e si stiracchia.

β€œNiente MΓ , era una sciocchezza. Ti volevo chiamare”

Sapete cosa fa β€œMà”, in questi casi, invece di dargli un cazzotto in testa, dal momento che il β€œMà” sciocchezza si somma a tutti i β€œMΓ  dov’è…?”, β€œMΓ  quand’è…?” e al peggiore addendo di tutti: β€œMà… perchΓ©?”. Allora, lo sapete cosa fa? Gli da un bacio. Subito prima di sentire da lontano un altro: β€œMΓ Γ Γ !”. SΓ¬, perchΓ© di solito poi ci sono fratelli e sorelle che per loro sono fratelli e sorelle, bestie di Satana al secolo, ma per β€œMà” sono sempre ed ugualmente figli!

Ops, ho scritto davvero β€œinvece di dargli un cazzotto in testa?”. Per caso significherΓ  che ho pure pensato di poter dare un cazzotto in testa ad uno dei miei figli in qualche caso? Ma sapete cosa vi dico? L’ho pensato eccome, in molto piΓΉ che in qualche caso e non ad uno dei miei figli, ma a tutti e due: β€œA c’auΓ nde, auΓ nde” dicono a Bari! (A chi capita, capita. A chi prendo, prendo. A chi cojo, cojo! Avete capito)

Non voglio fare psicologia spicciola, non intendo entrare nel merito dei β€œMà” che succhiano il sangue, tolgono il respiro, si siedono dritti sullo stomaco della tua vita. Dico solo che sΓ¬, esiste anche una β€œtua vita” e sarebbe il caso di rileggerla la Foglietta e rivedere gli schemi. Merita cinque minuti di applausi di fila, in piedi!

Che sia colpa o merito di una sudatissima emancipazione, il risultato Γ¨ che le mamme in genere (sine, salvo eccezioni), sono supereroi che si stancano, non ce la fanno piΓΉ anche se poi ce la fanno sempre, hanno una vita anche se non ce l’hanno mai, hanno istinti animaleschi anche se poi li vincono. E non c’è nulla di innaturale nell’ accettarlo, pensarlo, ammetterlo, dirlo.

Amo i miei figli al di sopra di ogni cosa e di me stessa, mi farei uccidere senza pensarci se servisse a tenerli in vita, ma finchΓ© sono vivi e stanno bene (al netto di vizi e capricci) ho il diritto di vivere e di dirlo che troppo spesso loro non mi lasciano vivere ed io glie lo consento.

Anzi, proprio perchΓ© sono mamma, vi dico che ne ho il dovere! Se cade MΓ , se MΓ  smette di vivere, se MΓ  smette di esistere, se MΓ  cede ai crolli psicologici che ha descritto la Foglietta… che succede?

Ve lo dico io, senza presunzione e con certezza pressochΓ© matematica: a prescindere da tutto, succede un disastro.

Riflettiamo.


FontePhoto by Patricia Prudente on Unsplash
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Sono una frase, un verso, piΓΉ raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente Γ¨ muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel piΓΉ profondo nord, quello da cui anche Aosta Γ¨ distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, piΓΉ spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo veritΓ , non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, puΓ² valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte piΓΉ della meta ed in cui il traguardo non Γ¨ mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.