L’8 marzo vogliamo festeggiarlo pensando a Malala. E a tutte le donne che non hanno ancora voce.

8 marzo: dovrebbe essere ogni giorno. Perché è facile costruire un carro armato, ma costruire una scuola è così difficile? Che sia l’ultima volta che un bambino innocente muoia in guerra. Che sia l’ultima volta che una classe resti vuota. Che sia l’ultima volta che una bambina sia costretta a sposarsi.

Un colpo al cuore, un colpo alla testa. Una tentata esecuzione per mano di fondamentalisti talebani che hanno cercato, invano, di sopprimere una verità che verrà sempre a galla con la forza dell’uguaglianza e dei diritti civili. Forse Malala Yousafzai è scesa tra noi con un preciso compito, difendere le donne della sua città natale, Mingora, nella Valle dello Swat.

Quando, a 17 anni, è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, assieme all’indiano Kailash Satyarthi, Malala aveva vissuto già tante vite, troppe se si pensa al dolore fisico e morale che ha dovuto sostenere. Già, perché il 9 ottobre del 2012, Malala è stata ferita da un gruppo di terroristi saliti a bordo di un autobus che la accompagnava a scuola.

Quando ho aperto gli occhi non sapevo dove mi trovassi e ho pensato ‘’nessuno sa come mi chiamo’’. I loro proiettili non mi ridurranno mai al silenzio.

Definita dai talebani pakistani ”simbolo degli infedeli e dell’oscenità”, Malala sopravvive all’attentato grazie alla rimozione chirurgica dei proiettili e, nel luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, indice, al Palazzo di Vetro di New York, una conferenza stampa per ribadire con maggiore determinazione il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il Mondo.

I miei genitori mi chiamano Malala, la ragazza più felice del Mondo. Potrò sembrarvi una sola ragazza, una sola persona, alta appena 1, 62 cm coi tacchi, ma non sono una voce solitaria, io sono tante voci. Sono quelle sessantasei milioni di ragazze che non possono andare a scuola

Successivamente, il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, le ha personalmente consegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, dote divina che, a suo dire, ”solo una ragazza eroica e ricca di spirito possiede”.

Ma la discriminazione, figlia del diavolo, è ancora dietro l’angolo, ti annienta di soppiatto e fa capolino tra i banchi di alcune scuole private pakistane che hanno fissato contro di lei un ”not Malala day”, un giorno dell’anno in cui inneggiare a Satana per convincere l’opinione pubblica a circondare Malala di auree antislamiche ed antipakistane.

Gli estremisti hanno paura del potere dell’istruzione, hanno paura delle donne.

Lo scorso 25 settembre, in occasione dell’iniziativa “The Global Goals”, Malala ed altre celebrità si sono impegnati a rispettare e realizzare, nei prossimi 15 anni, 17 obiettivi globali, tra cui: eliminare la povertà estrema, combattere la disuguaglianza e le ingiustizie, arginare il cambiamento climatico.

8 marzo: oggi è la giornata di ogni donna, di ogni bambina che ha urlato per reclamare i suoi diritti. Diamo inizio a questa fine, progettiamo un futuro migliore, proprio qui, proprio ora.