La rinuncia è sempre stata la colonna portante della mia vita. L’ho imparata fin dai primi vagiti, me l’hanno insegnata i miei genitori senza, tuttavia, farmi mancare nulla.

La quarantena forzata a cui tutti siamo, giustamente, sottoposti dopo il Dpcm, capite bene che non può spaventare chi vi scrive. Lungi da me l’idea di mostrarvi ciò che non sono. Sia chiaro, l’ansia e la paura devastano anche me. Ad intimorirmi, però, non è l’isolamento coercitivo ma gli effetti di una malattia subdola, un virus invisibile che può colpire chiunque ed in qualunque momento. Non voglio neppure scadere nella demagogia più populistica e banale ma, facendo forse della spicciola psicologia, possiamo dire che tutti noi siamo affetti da Coronavirus, ancor prima di risultare positivi al tampone.

Già, perché, se ci riflettete, oggi come oggi, il malato ed il sano conducono lo stesso stile di vita, una vita da reclusi, da reietti, da infermi sociali, da bersagli di calunnie e fake news. E per quello, credetemi, non c’è cura, proprio come non esiste, al momento, vaccino che debelli questa epidemia. A diffondersi in tutto il Mondo, infatti, in maniera pandemica, è soprattutto la stupidità. E allora io non ci sto! Non voglio conoscere i nomi dei contagiati, non mi interessa l’anamnesi degli untori, non voglio sapere il motivo che ha spinto la gente a scendere al Sud. Non inviatemi né audio né video, siamo tutti imparentati in qualche maniera, tutti abbiamo avuto contatti con tutti, non mi importa come e quando. Ciò che conta è che adesso tutti ci stringiamo intorno al nostro silenzio, alla nostra solitudine, al desiderio di sé troppo spesso dimenticato dall’effimera volontà di accontentare gli altri.

Sfruttiamo questo periodo per riscoprirci isole in mezzo ad un infinito oceano di possibilità, ascoltiamoci per migliorare i nostri pensieri, ultimamente accecati da luci che, parafrasando Pasternak, oscurano le bellezze che ci circondano. Prestiamo attenzione a chi, eroicamente, lavora per noi. Medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari in prima linea, ma anche imprenditori che, al meridione, sostengono, ogni mese, da anni, centinaia di famiglie, sfamandole, dando loro una speranza un tantino sottovalutata.

Poi ci sono gli ultimi, i poveri, i disabili di cui io faccio parte.

La rinuncia che ci appartiene è vidimata dal certificato di nascita, ma per mia indole non posso esimermi dal cogliere il bicchiere dal versante mezzo pieno. Non intendo farlo. Questa crisi ha evidenziato il carattere di ciascuno di noi, il pessimista si piange addosso più che mai.

Io sono venuto al Mondo avvolto da amore e realismo, ci resterò travolto da amore e ottimismo.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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