
Da Irene Sciancalepore riceviamo e pubblichiamo:
Ore 6:00 sveglia, fa caldo e con l’ansia da esame (l’ultimo, poi vacanza) non è stato un problema alzarsi. La colazione è già pronta, non avrei bevuto latte e il caffè, ma mamma si è svegliata 20 minuti prima per prepararmi la colazione, quindi mi siedo e controvoglia faccio colazione.
“È inutile che ti agiti, tanto fai casino e poi vai sempre bene agli esami” – “Voi non capite, quella prof. di francese è pazza, c’è gente che ha bocciato per un sacco di volte perché fa delle domande assurde”.
Mi preparo in fretta, la borsa è pronta con tutto l’occorrente, anche un maglioncino perché in treno e in aula fa tropo freddo per l’aria condizionata a palla e devo coprirmi se non voglio beccarmi la febbre a luglio! Papà mi dà un passaggio, meno male, ho chili di libri in borsa, rigorosamente fotocopiati, che pesano.
“A che ora torni?” – “Pa’, non lo so, dipende da quando mi fanno fare l’esame” – “Ok, avvisa mamma allora”.
In stazione, non trovo nessuno che conosco, strano, a partire da Andria siamo di solito una decina solo della facoltà di lingue. Ci si ritrova in stazione tutte: c’è Ivana la ritardataria. Abita a 200 metri dalla stazione eppure è sempre l’ultima ad arrivare, come fa??? Poi c’è Angela, precisissima e anche un poco leopardiana per il suo pessimismo; c’è Floriana la super informata, se ci servono info su materiale, orari di ricevimento o qualsiasi cosa, lei sa tutto! E poi tante altre come Monica, Nunzia, Rosanna e Grazia. Oggi, però, nessuna di loro è in stazione, i corsi sono finiti e non hanno nessun esame in questo giorno, tra lingue diverse e curricula diversi non sempre abbiamo gli stessi esami. Penso che tutto sommato è meglio, da sola posso ripetere per la millesima volta in treno. Ho gli schemi dei riassunti dove i concetti sono evidenziati in colori diversi: ormai non leggo più cosa ho scritto, mi basta vedere giallo, arancione, verde. Ovviamente ci sta una parte dell’esame che non mi piace e che non riesco a ficcarmi in testa, quella la ripeto per ultima, da Terlizzi in poi, così mi rimane fresca in mente. In un batter d’occhio siamo già a Bari, fermata Francesco Crispi, Ugo Foscolo riecheggia in testa: “All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?”
Studiavo Dei Sepolcri in treno per l’esame di letteratura italiana e, mentre leggevo, guardai fuori dal finestrino ed ero alla fermata Francesco Crispi, il cimitero di Bari. Che casualità! Da allora, ogni volta che mi fermo, mi parte come un automatismo Foscolo.
Ci siamo quasi, Quintino Sella, Bari Centrale, arrivata. Ecco, oggi esame, quindi niente scala mobile, porta male, che fissa stupida! Ma non rischio, con i chili di libri mi faccio le scale mentre tolgo il golfino. Palpitazioni. Spengo il telefono altrimenti sentirò le 1000 chiamate di mia madre, lo so già: dalle 10:00 inizierà a chiamare per sentire se ho finito. È inutile dirle che chiamerò io, lei non ce la fa ad aspettare, deve chiamare a ripetizione, è così. Passo per la facoltà di giurisprudenza. E se avessi dovuto scegliere giurisprudenza??? Io che studio lingue, ma non mi sposterei mai per lavoro fuori Italia, troppi chilometri tra me e casa non li sopporterei. Il mare, il sole, il profumo del caffè, del basilico, il calore della gente del Sud e soprattutto l’amore della mia vita, Ricky, e la mia famiglia… non fa per me. Mi piace viaggiare, tanto, anzi tantissimo, ma mi piace tornare a casa dopo ogni viaggio. A logica, l’avvocato l’avrei potuto fare tranquillamente ad Andria, con una laurea in lingue che ci farò? In un nanosecondo il dubbio scompare, ne sono certa, mi piace troppo e se mi piace quello che studio è stata la scelta giusta!
Facoltà di Lingue, dipartimento di francesistica. Poca gente, stanno tutti al mare a parte me e qualche altra anima. Per fortuna è arrivata Mariangela!!!!!! Di Taranto, anzi di San Giorgio Jonico, la solita fortunata, studia poco e le chiedono sempre quel poco che sa, in genere quello che le spiego prima di entrare e sedersi per l’esame! Ci sta anche il materano Fabio, lui è davvero eccezionale, una macchina da guerra e parla persino più di me J. Siamo in pochi, finiremo subito, per fortuna, e così potrò prendere presto il treno per tornare a casa. Controllo gli orari sul foglietto che ho nel portafogli, ma solo per sicurezza perché li so a memoria!
Esame fatto, tutto ok ! Accendo il cellulare e trovo 4 messaggini di chiamate perse: CASA. Richiamo subito, così mamma si mette l’anima in pace. Sono le 10:50 e ho due opzioni: correre e prendere il treno delle 11:00 o fare con calma, passeggiare con gli amici in via Sparano e prendere il treno successivo, all’una sarei comunque a casa per il pranzo. Vengo a Bari da un paio d’anni e di questa città conosco solo la stazione e l’università. Al massimo via Sparano e Corso Cavour. I ritmi sono sempre scanditi dagli orari del treno, se lo perdi, ti tocca alle volte prendere quello di un’ora dopo e ti sballi tutta il resto della giornata. Per questo noi pendolari, studenti e lavoratori, siamo Bari-Nord dipendenti. Oggi ho fatto l’esame e nel pomeriggio non dovrò studiare, quindi resto a godermi il sole, facciamo un gelato e festeggiamo l’esame!
Anzi no, vado, avrò più tempo per stare con Ricky, a causa dell’esame l’ho trascurato. Saluto gli amici, corro, arrivo in stazione, cavolo il treno sta per partire, ma il controllore mi vede correre, ha pietà di me sudata fradicia e appesantita dalla borsa e mi aspetta, mi fa salire. Con un filo di voce ringrazio, mi siedo, tra 55 minuti sono a casa! Mi rilasso, ora posso ascoltare la musica non devo ripetere più! Appena dopo Corato mi alzo già e mi avvicino alla porta d’uscita. È una stupidata, in quel tratto ci sono delle curve e barcollerò di sicuro. Ma io non vedo l’ora di arrivare e scendere, Ricky mi ha scritto che mi aspetta alla stazione…
Sono passati 15 giorni e ci penso e ci ripenso. Fosse stato un giorno di luglio di qualche anno fa, quando io prendevo il treno tutti i giorni? Crash e i sogni si sarebbero infranti in un attimo. Come dici a dei genitori che un figlio che hanno curato, coccolato, per cui hanno fatto sacrifici per garantirgli un futuro migliore non c’è più? Come lo dici? Come? E quel ragazzo che ti ama, con cui hai condiviso gli anni dell’adolescenza, che ti conosce anche negli angoli più profondi della tua anima, come lo dici a lui?
15 giorni dall’incidente e ho la riposta ad Ugo Foscolo: all’ombra dei cipressi e nelle urne confortate di pianto il sonno della morte non è men duro. Da 15 giorni mi sveglio e provo un senso di gratitudine e lo stesso quando vado a letto. Cerchiamo di essere grati alla vita e di non perderci in cose inutili. In fondo nessuno di noi conosce la data e l’ora del proprio capolinea.